Gaza, Noury (Amnesty International): “Non c’è pace senza giustizia. Nel piano di Trump i palestinesi non hanno voce”

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“Non c’è pace senza giustizia”. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commenta così, ai microfoni di Battitori Liberi (Radio Cusano Campus), il piano di pace per Gaza proposto dagli Stati Uniti e firmato ieri pomeriggio a Sharm el Sheikh alla presenza di Donald Trump e di venti leader arabi ed europei, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Assente invece il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che dato forfait.“Oggi è un giorno felice – afferma Noury, – perché almeno la parte iniziale di quell’accordo, che riguarda la vita delle persone, è in corso di applicazione: tornano a casa venti ostaggi israeliani, vittime di un crimine di guerra durato due anni, e tornano in libertà numerosi detenuti palestinesi, molti dei quali incarcerati in modo arbitrario. Si fermano le operazioni militari israeliane e arrivano finalmente gli aiuti umanitari. Dopo 24 mesi di sofferenze, non è poco.”Ma avverte: “Questo accordo al momento è solo un cessate il fuoco. Perché sia duraturo occorre inserire, forti e chiare, due parole: diritti umani e giustizia”.Il portavoce di Amnesty sottolinea come il piano lasci fuori proprio la popolazione che più subisce le conseguenze del conflitto: “La popolazione palestinese è tenuta fuori da questo accordo, salvo che si voglia dire, e non è vero, che Hamas la rappresenti. Se le parti restano al riparo dalla giustizia internazionale, che è diventata un problema piuttosto che un’opportunità per fermare l’impunità e per dare giustizia alle vittime, io temo che la prossima puntata possa essere in procinto di essere preparata”.Noury invita anche a non dimenticare la Cisgiordania, “rimasta in ombra” nei negoziati: “Lì continuano i raid militari, gli arresti di massa, le violenze dei coloni che si comportano come un gruppo paramilitare spalleggiato dalle forze di difesa israeliane. Ci sono sgomberi, provocazioni, terreno e acqua sottratti. Quella è Palestina tanto quanto la Striscia di Gaza, e bisogna tenere insieme tutte le cose”.A proposito della definizione di “transumanza” usata da Enrico Mentana al TgLa7 per descrivere l’esodo dei palestinesi, Noury è tranchant: “È un’espressione dispregiativa. Ricordo che all’inizio di ottobre 2023 l’allora ministro della Difesa israeliano Gallant, oggi latitante per la giustizia internazionale, definì i palestinesi ‘animali umani’. Non avrei mai voluto sentire, due anni dopo, parole che richiamano più i movimenti degli animali che delle persone.”Sul ruolo del presidente statunitense, Noury esprime un giudizio ambivalente: “Siamo nelle mani di Trump, e questo per la comunità internazionale non è un buon segno. Gli do atto che ha posto fine al massacro. Alla fine del 2023 c’era stata una tregua fra Israele e Hamas, mediata da Qatar, Egitto e Stati Uniti. Trump non era alla Casa Bianca, c’era Biden, e forse Biden non ha avuto questa forza di persuasione. Questo devo dirlo: dare a Trump quel che è di Trump. Però – aggiunge – non può esserci una sola persona che esercita un potere così autoritario: fare e disfare, convocare e sconvocare, cambiare idea ogni cinque minuti, con un approccio da immobiliarista, per cui dove vede macerie è terreno edificabile.”Noury conclude con una riflessione che riassume la posizione di Amnesty: “Io temo che non possa essere davvero un piano di pace se non riflette quella formula meravigliosa, pronunciata alla fine degli anni Novanta, che diede vita alla Corte Penale Internazionale: non c’è pace senza giustizia. Se oggi, come va di moda, togliamo il ‘non’ iniziale, quella frase perde senso e perde senso anche la pace.”L'articolo Gaza, Noury (Amnesty International): “Non c’è pace senza giustizia. Nel piano di Trump i palestinesi non hanno voce” proviene da Il Fatto Quotidiano.