Tutto pronto per il vertice di pace a Sharm el Sheikh. Il ruolo dell'Italia

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AGI - Sono oltre 20 i leader (presenti anche i Paesi arabi) che parteciperanno al vertice per la firma dell'accordo di pace a Sharm el Sheikh, co-presieduto dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e dal presidente statunitense Donald Trump.Tra questi Emmanuel Macron, Keier Starmer, Recep Tayyip Erdogan, Pedro Sanchez, Friedrich Merz, Antonio Costa e la premier italiana Giorgia Meloni, pronta a rivendicare un ruolo per l'Italia nel processo di ricostruzione della Striscia di Gaza e il lavoro diplomatico svolto finora dall'esecutivo.Il dialogo mai interrotto con Israele, il soccorso umanitario ai palestinesi, l'appoggio totale agli sforzi statunitensi per arrivare al cessate il fuoco: la premier con i fedelissimi non manca di sottolineare come il governo, senza cavalcare la battaglia - come ha fatto la Francia - sul riconoscimento di uno Stato della Palestina ("Il nuovo quadro in Medio Oriente accelera i tempi", ha osservato ad Avvenire il ministro degli Esteri Antonio Tajani), abbia dimostrato un equilibrio apprezzato particolarmente da Washington. E l'asse è proprio con l'inquilino della Casa Bianca.Il vertice (che sarà aperto proprio da Trump e da Al Sisi, poi seguirà la foto di famiglia e una sessione plenaria) potrebbe essere l'occasione per un nuovo incontro con il presidente degli Stati Uniti. Oggi il presidente del Consiglio Meloni nel ricordare Cristoforo Colombo, il grande navigatore genovese che è stato "l'origine dei legami che uniscono il popolo italiano al popolo americano", ha rimarcato quanto i rapporti tra Stati Uniti siano "più solidi che mai".La cerimonia della firma La cerimonia della firma degli accordi di pace si terrà all'International Conference Center (già sede della Cop27 nel 2022) e avrà inizio alle 14.30 (le 13.30 in Italia). Si tratta solo di un passaggio, anche se fondamentale, nel processo di stabilizzazione dell'area. Per questo motivo pure l'Italia punta a un coinvolgimento il più ampio possibile. Per dirla con le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto "la risposta che bisogna dare alla guerra e alla violenza è una risposta multinazionale".Domani al summit ci sarà anche l'Onu con il segretario Guterres. Al vertice mancherà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, (Tel Aviv non invierà alcun rappresentante) e non ci sarà alcuna delegazione di Hamas (assente anche l'Iran). Ma la prima fase del piano statunitense (al quale collaborerà anche l'Anp) proprio domani prevede lo 'step' più importante, con il rilascio degli ostaggi israeliani (mentre martedi' sarà riaperto al transito dei civili il valico di Rafah che collega la Striscia di Gaza all'Egitto). "È la speranza dell'apertura di un capitolo nuovo", l'auspicio del Vaticano. Uno spiraglio che può diventare un'occasione storica, sottolineano nell'esecutivo.Il contributo dell'ItaliaRoma ha fornito garanzie, intende fare la sua parte. "Per contribuire a creare le giuste condizioni di stabilità. Siamo pronti a partecipare con i nostri militari a una missione di pace e sicurezza, con le nostre imprese a ricostruire Gaza partendo da scuole e ospedali", ha sottolineato il ministro degli Esteri Tajani. L'obiettivo è innanzitutto implementare l'operazione 'Food for Gaza'."Stiamo raccogliendo per questo derrate alimentari con la collaborazione di Coldiretti, Confagricoltura e Confcooperative. Ma soprattutto c'è il fronte della sanità, da affrontare assieme alle istituzioni internazionali e anche con gli ospedali italiani", ha spiegato il responsabile della Farnesina. "Manderemo i carabinieri e quelli che operano già a Gerico per la formazione della polizia palestinese, oppure i militari se sarà necessario", ha affermato.   L'Italia rafforzerà, dunque, la sua presenza dal punto di vista militare e umanitario, sta mettendo a punto un piano d'azione ad ampio raggio. C'è in ballo, tra l'altro, il progetto sulla pianificazione della ricostruzione della Palestina, presentato lo scorso al premier palestinese Mustafà e poi lanciato alla Conferenza umanitaria sula Palestina durante la ministeriale sullo sviluppo del G7. Progetto già operativo dall'inizio 2025, con il completamento di un primo studio sull'ubicazione dei centri per la ricostruzione (in via di conclusione la selezione del team di undici esperti internazionali scelti con l'Onu che siederanno nel ministero palestinese). E c'è il progetto di assistenza che prevede di poter curare decine di bambini palestinesi al mese senza doverli portare fino in Italia, grazie alla collaborazione tra l'ospedale Bambin Gesù e gli ospedali italiani di Amman e Karak in Giordania.