Brescello, si indaga su una maxi discarica abusiva di 900mila tonnellate di rifiuti: “Scorie d’acciaio non trattate. Compromesse le acque sotterranee”

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910.730 tonnellate di rifiuti sono state smaltite senza autorizzazione dal 2008 al 2015 nel comune di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, secondo quanto accertato dalla Procura guidata da Calogero Gaetano Paci. Una montagna di scorie di acciaieria e di fusione che sarebbe responsabile di un inquinamento ambientale senza precedenti sulle rive del Po, dove l’indagine coordinata dalla pubblico ministero Giulia Galfano indica superamenti dei valori limite di concentrazione, per ferro e arsenico, che hanno deteriorato e compromesso la qualità delle acque sotterranee nella zona.L’inchiesta ha prodotto un decreto di perquisizioni e sequestri che saranno condotti dai Carabinieri dei Nuclei Radiomobile e Investigativo di Polizia Ambientale. Riguardano nove persone ora indagate e la società che nell’area interessata intendeva realizzare il progetto di un polo logistico faraonico: otto binari ferroviari collegati alla linea Parma Suzzara e 360mila metri quadri di magazzini, edifici, piazzali dedicati allo stoccaggio e alla movimentazione delle merci.Si tratta della Dugara SpA, il cui legale rappresentante è Franca Soncini, di 82 anni, moglie del defunto imprenditore Aladino Bacchi. Socio di maggioranza e amministratore di fatto è Claudio Bacchi, figlio di Franca e Aladino, finito sotto indagine assieme alla madre. Accusati di inquinamento ambientale e di concorso nel reato sono anche cinque tecnici dipendenti dell’Arpae, l’agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente, che secondo la Procura avrebbero attestato il falso nei rapporti conclusivi dei controlli effettuati sulle acque sotterranee in tre occasioni: nel 2017, 2020 e 2022. Avevano scritto che i superamenti dei livelli ammessi per ferro e arsenico, anche di rilevante entità, erano di origine naturale, legati alle caratteristiche geochimiche del terreno e non alla discarica abusiva. Sotto indagine infine due professionisti che per conto della Dugara SpA preparavano le relazioni tecniche da inviare agli enti territoriali di amministrazione e controllo.L’impresa di famiglia un tempo aveva il nome del fondatore. La “Bacchi SpA” si occupava di movimentazione degli inerti e scavi fluviali, con sede e stabilimenti sulle rive del Po nella fascia di confine tra le province di Reggio Emilia e Mantova. Fu colpita nel 2011 da due interdittive per il pericolo di infiltrazione mafiosa, firmate dall’allora prefetto Antonella De Miro, quando si era aggiudicata i lavori di realizzazione di uno stralcio della tangenziale di Novellara (Re): dopo che la prima venne respinta dal Tar, la prefetto ne presentò una seconda con ulteriori dettagli che venne accolta. I proprietari avevano allora partecipazioni in numerose altre imprese con attività che spaziavano dal rugby alla gestione di ippodromi, dall’immobiliare all’intermediazione finanziaria e alla fabbricazione di motori. Nel provvedimento la prefetta De Miro aveva documentato le relazioni pericolose, attraverso i subappalti, della “Bacchi Aladino e figli SpA” con personaggi e famiglie importanti di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta calabrese, da Bernardo Provenzano e Ciccio Pastoia a Gennaro Mattace, Giuliano Floro Vito, Alfonso Diletto, ai fratelli Francesco e Carmine Belfiore. Nel documento si sosteneva come nel tempo la condizione di impresa estorta si fosse evoluta in un rapporto fiduciario e di grande confidenza tra i suoi titolari e quei personaggi già gravati da precedenti giudiziari per reati di criminalità organizzata.In quelle interdittive è contenuto anche il lungo elenco delle denunce inoltrate nel corso di un decennio (1998/2008) dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Guardia di Finanza nei confronti di Claudio Bacchi, per attività di gestione non autorizzata dei rifiuti, furto aggravato, truffa, deturpazione di bellezze naturali e altro ancora.Nel 2003 l’amministrazione comunale di Brescello ha stipulato una convenzione urbanistica e concesso alla Dugara SpA l’autorizzazione per un impianto di recupero scorie in via Peppone e don Camillo, finalizzato alla realizzazione del Polo Logistico Intermodale. Le opere di urbanizzazione necessarie però, secondo la Procura, non furono mai realizzate e il ciclo corretto di recupero dei rifiuti abbandonato a vantaggio del meno oneroso smaltimento illecito.Sindaco del Comune di Brescello, poi sciolto per infiltrazione mafiosa, era allora Giuseppe Vezzani, indagato due anni fa insieme al suo successore Marcello Coffrini dalla dda di Bologna per concorso esterno in associazione mafiosa. L’udienza preliminare del marzo scorso si è conclusa con il proscioglimento per entrambi.Sul sito on line della Dugara SpA oggi si legge che “l’avvio del progetto produrrà ingenti entrate nelle casse comunali”: 3 milioni di euro per l’avvio dei lavori, 4 milioni di opere pubbliche già realizzate, mezzo milione circa di Imu all’anno versata all’Ente pubblico. Lo slogan che compare nella homepage dice: “Immagina un paese in cui si respira aria pulita”. Per ora, in attesa degli esiti delle perquisizioni disposte dalla Procura, in quel paese si respira il rischio di falde acquifere contaminate.L'articolo Brescello, si indaga su una maxi discarica abusiva di 900mila tonnellate di rifiuti: “Scorie d’acciaio non trattate. Compromesse le acque sotterranee” proviene da Il Fatto Quotidiano.