(di Elisabetta Stefanelli) PAOLO MASSARI, 'LA VACANZA DEGLI INTELLETTUALI. PASOLINI, MORAVIA E IL CIRCOLO DI SABAUDIA' (Utet, Pag 192, Euro 19,00). ''Per prima cosa le voci. Poi la luce una luce decisa. L'abitudine al vento, le zanzare. Un grande parco, la vegetazione ricchissima. La sensazione di essere in 'nessun luogo', da 'nessuna parte' che è anche il titolo di un romanzo. Un monte sul mare, mitico nel vero senso della parola, a ricordarti che invece sei lì, proprio in quello specifico luogo''. L'idea dell'arrivo, che ogni volta solleva: bisogna passare ogni volta per una strada annoverata tra le più pericolose per raggiungere Sabaudia, cica cento chilometri a sud di Roma. Dalla metà degli anni Sessanta in poi, è una strada che hanno fatto in tanti: scrittori, registi, poeti, pittori, attori, che lungo la via Pontina sono andati e tornati, andati e tornati. A volerla scattare sarebbe una foto in bianco e nero dispersiva e affollata''. Ci prova Paolo Massari in ''La vacanza degli intellettuali'' (Utet), a tratteggiare i contorni di quelle case sulle dune scelte dagli intellettuali, tra cielo e mare e la natura selvaggia della pineta, una città metafisica - fascista, razionalista - che da sempre è luogo di enigmi, ma lambita da un mare scomodo, a tratti selvaggio, che sembra quello dei Tropici. Lì passeggiano da Alberto Moravia a Pier Paolo Pasolini, da Elsa Morante a Mario Schifano, da Bernardo Bertolucci a Emilio Greco. Più tardi ci passano Monica Vitti, Enzo Siciliano, Alain Elkann. Ma il primo a scoprire quel luogo meraviglioso che è vacanza ma anche molto di più è Lorenzo Tornabuoni, come Dacia Maraini ricorda più volte. L'amore per Sabaudia, è un vero e proprio contagio che da Tornabuoni passa a Moravia e da Moravia a Pasolini e da Pasolini a Laura Betti - che però prenderà una grande villa nel vicino San Felice Circeo - e da lei a Mario Schifano e poi a Bertolucci e così via. Tutti troveranno, nelle loro case tra sabbia e dune, motivo di grande ispirazione. Un luogo da cui partire e a cui tornare. Una vacanza che ''è in qualche modo finita'', scrive l'autore, che è quella di un certo modo di intendere il ruolo di intellettuali, di vivere la propria creatività, di confrontarsi anche al bar davanti ad un caffè o sulla spiaggia appunto, davanti ad un vino bianco secco. E magari non essere d'accordo ma parlarne e parlarne e parlarne ancora e poi tornare nelle stanze di quei cubi bianchi e scriverne battendo, anche qui fisicamente, sui tasti della macchina da scrivere sporcando d'inchiostro un foglio bianco. Tutti, da Moravia a Betti a Bertolucci, fanno molti inviti, più o meno volontari e studiati, proprio per confrontarsi col mondo, per discutere e poi se magari si trovano, non d'accordo, ma stimolanti, allora quelle amicizie diventano legami. C'è la casa di Alberto Moravia a Sabaudia: ''stanze lineari, un arredo quasi severo, con pochissimi ornamenti'', i cui libri, i libri delle vacanze appunto, sono stati donati da Carmen Llera alla biblioteca della città, che è nell'ex palazzo delle poste di Angelo Mazzoni, considerato un grande esempio di architettura razionalista. Ma nel libro di Massari c'è anche la strana storia di quella città, da quando il 21 aprile del 1934 nasce il Borgo Pontino, su iniziativa del Duce, dalle pianure bonificate, ben 90 mila ettari. La scelta del luogo dove deve nascere Sabaudia è affidata al commissario Orsolini Cencelli e in 253 giorni, grazie a seimila operai, prende la forma che aveva deciso per lei un gruppetto di giovani architetti, Luigi Piccinato, Giorgio Cancellotti, Eugenio Montuori e Alfredo Scalpelli, con una grande attenzione, molto moderna, all'ecosistema. Sorge in quella che era prima una paludosa foresta, tra il mare e il lago, in un luogo oggettivamente splendido. Ad abitarlo sono i coloni, perché nasce con una grande vocazione artistica, che poi il cinema andrà cercando a più riprese. E' anche il luogo di Bernardo Bertolucci, che racconta la sua casa di Sabaudia, come se l'avesse sognata, in un film: ''Di questa casa amo soprattutto il ballatoio che, come in un piano sequenza esterno-interno, la penetra e la abbraccia da dentro a fuori''. Bertolucci, che lì ha girato La Luna e la casa l'ha acquistata, ci va anche d'inverno, in quel piccolo borgo fascista che pure ha conquistato il cuore della sinistra intellettuale italiana. Lì passa anche Ian McEwan, che con Bertolucci lavora ad un film ambientato a Capri '1934', proprio tratto dal romanzo di Moravia. Insieme scrivono questa sceneggiatura passeggiando d'inverso in quei luoghi ma proprio non si trovano e il film alla fine non vede mai la luce. Storie queste, e molte altre nel libro di Massari, di un luogo, dove si va e si torna. Riproduzione riservata © Copyright ANSA