Mattarella accende la torcia olimpica ma evita l’ambiguità dello “Spirito Italiano”: un’evocazione nostalgica

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Per fortuna sul Colle del Quirinale c’è un presidente della Repubblica come Sergio Mattarella. Nel giorno in cui, il 5 dicembre, ha acceso la fiamma dei XXV Giochi olimpici invernali, con poche parole, ma molto chiare, il capo della Repubblica italiana – democratica e fondata sul lavoro – ha spazzato via l’ambiguità nostalgica con cui il nostro paese ha presentato al mondo le Olimpiadi Milano Cortina 2026. Ha evitato con cura di citare lo “Spirito Italiano”, un’evocazione che affonda le radici nel Ventennio, ma che il comitato organizzatore ha eletto a brand della manifestazione sportiva, la quarta che si disputa in Italia dopo Cortina 1956, Roma 1960 (estiva) e Torino 2006. Al contrario, il discorso presidenziale è apparso aperto, inclusivo, improntato alla speranza e alla pace, non il riflesso di un nazionalismo propagandistico.“Il fuoco olimpico ricorda che le donne e gli uomini possono ambire a traguardi sempre più elevati, che sono liberi e capaci di progredire e che la consapevolezza del comune destino e del comune progresso richiede umana fraternità, sollecita solidarietà, esige che non vi sia sopraffazione, che venga bandita ogni pretesa di superiorità per origine etnica, per credo religioso, per condizione sociale”. Così ha parlato Mattarella, inscrivendo perfettamente il suo intervento nel perimetro degli ideali olimpici. La scelta dei termini – umana fraternità, solidarietà, rifiuto della sopraffazione o del razzismo nelle sue diverse declinazioni – allarga l’orizzonte dell’evento e della sua organizzazione, non ne fa un totem identitario. Naturalmente l’aggettivo “italiano” ricorre, ma in un senso non allusivo nei confronti del passato. “Milano e Cortina saranno capofila di un grande impegno italiano. Offriremo come sempre, accoglienza, partecipazione popolare, amicizia a chiunque sarà con noi”.Ben diversa appare, invece, la scelta di Fondazione Milano Cortina 2026 che ha individuato come elemento connotativo delle Olimpiadi 2026 lo “Spirito Italiano”, facendone un marchio di fabbrica, un’ostentazione enfatica. Il 16 ottobre 2023, di fronte alla 141esima Sessione del Comitato Olimpico Internazionale che si tenne a Mumbai, in India, l’amministratore delegato Andrea Varnier pronunciò un discorso dai toni marcati. “Vogliamo rappresentare il Nuovo Spirito Italiano radicato nella tradizione, ma proiettato verso il futuro. Uno spirito vibrante e dinamico che offrirà un’esperienza incredibile per gli atleti, la famiglia olimpica e paralimpica, i nostri stakeholder e gli spettatori. E, soprattutto, per le giovani generazioni a cui i Giochi vogliono parlare. Questa è la nostra nuova identità in cui questo Nuovo Spirito Italiano diventa manifesto, motore trainante del nostro progetto: uno spirito al servizio dello sport!”.Colpiva, in quell’intervento, l’autoreferenzialità identitaria, ripetuta nei documenti ufficiali che descrivono la brand personality. “Lo Spirito di Milano Cortina incarna una nuova idea di italianità. È vibrante e dinamico. È uno Spirito innovativo, ricco di talento, determinazione e resilienza… nasce dalle nostre radici, anima le generazioni più giovani e definisce la nostra Italia: una terra di creatività, bellezza e genio nella quale forza e passione si uniscono per evolvere e crescere”. Fondazione sta spendendo 2 miliardi di euro per organizzare i Giochi e non ha trovato nulla di meglio che partorire parole pericolosamente uguali a quelle scritte in uno dei documenti più tragici della nostra storia contemporanea.È qui che va cercato lo scandalo ideologico di Milano Cortina, anche se dissimulato, nascosto dietro l’assonanza linguistica, eppure evocativo. Basta leggere l’incipit del “Manifesto degli intellettuali del Fascismo” pubblicato nella prima pagina del quotidiano Il Popolo d’Italia (assieme ai principali quotidiani italiani) il 21 aprile 1925, in occasione del Natale di Roma. Era stato scritto da Giovanni Gentile, il filosofo “dello spirito come atto puro”, ministro dell’istruzione fin dall’insediamento di Benito Mussolini al governo. “Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre”. Una coincidenza terminologica terrificante. Un anno prima era stato assassinato il deputato socialista Giacomo Matteotti, qualche mese dopo sarebbero state approvate le prime “leggi fascistissime”. La stessa espressione si trova nel testamento che Benito Mussolini, giunto ormai alla fine della dittatura e della sua vita, scrisse il 22 aprile 1945, invocando il recupero della grande forza “del nostro popolo”: “Per questo punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente, qualunque sia, purché improntato a vero spirito italiano”. Ossia al Fascismo.C’è da rimanere sbigottiti nel vedere che il linguaggio sportivo, a cavallo di un altro secolo, è la fotocopia delle parole d’ordine di un’esperienza che ha portato l’Italia al secondo conflitto mondiale, ha diviso la sua gente e ha lasciato ferite non ancora rimarginate, come dimostrano le ricorrenti polemiche sull’effettivo antifascismo di alcuni degli attuali governanti in Italia. Senza pensare a una scelta dolosa, la possibile ignoranza culturale non giustifica uno scivolone olimpico così plateale. Al contrario, in un discorso equilibrato, anche se patriottico, aperto a tutto il mondo dello sport e a tutte le culture, anche se affettuoso nei confronti degli atleti italiani, il presidente Mattarella ha evitato l’insidia di richiamare quella parte della nostra storia che la Costituzione repubblicana ha definitivamente superato.L'articolo Mattarella accende la torcia olimpica ma evita l’ambiguità dello “Spirito Italiano”: un’evocazione nostalgica proviene da Il Fatto Quotidiano.