Ue, altro colpo al Green Deal. Intesa per minori controlli su due diligence e sostenibilità ambientale: “Esentato l’85% delle aziende”

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L’Unione europea è pronta ad allentare i controlli sulla sostenibilità per le aziende del Vecchio Continente. Come annunciato dalla presidenza di turno danese, si è trovato l’accordo tra Consiglio Ue ed Eurocamera sulla semplificazione auspicata in particolar modo dal Partito Popolare Europeo che, per sostenerla, ha sfruttato la sponda dell’estrema destra a Bruxelles, in una delle numerose rotture con la cosiddetta ‘maggioranza Ursula‘ che sta mettendo in crisi l’alleanza al centro dell’Ue.Copenaghen fa sapere che il pacchetto Omnibus I concordato porterà a una riduzione degli oneri amministrativi in tutta l’Ue pari ad almeno 5,7 miliardi di euro. Anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, esulta fornendo cifre diverse: “Accolgo con favore l’accordo politico sul pacchetto di semplificazione Omnibus I. Con un risparmio fino a 4,5 miliardi di euro ridurrà i costi amministrativi, taglierà la burocrazia e renderà più semplice il rispetto delle norme di sostenibilità. Rendiamo più semplice fare affari in Europa, restando fedeli ai nostri valori”.Non così fedeli, in realtà. Il prezzo da pagare è una diminuzione dei controlli in quel processo di graduale smantellamento del Green Deal europeo iniziato proprio dal Ppe con la nuova legislatura. Nello specifico, l’intesa introduce una clausola di revisione per una possibile estensione del campo di applicazione di entrambe le direttive e rinvia di un altro anno, al 26 luglio 2028, il termine per recepire la direttiva due diligence. Le società dovranno dunque conformarsi alle nuove misure entro luglio 2029. Con l’accordo politico, prosegue la presidenza Ue, l’85% delle imprese che rientrerebbero nel campo di applicazione saranno invece esentate dagli obblighi di reportistica sulla loro sostenibilità aziendale.Questo perché, come recita il testo, gli obblighi di due diligence si applicheranno a grandi società con più di 5mila dipendenti e un fatturato annuo superiore a 1,5 miliardi di euro. Anche quelle che dovranno continuare a fornire informazioni non saranno comunque più tenute a preparare un piano di transizione per rendere il loro modello di business in linea con gli obiettivi dell’accordo sul clima Parigi, ma potranno essere soggette a sanzioni pecuniarie per il mancato rispetto dei requisiti di sostenibilità ambientale e sociale fino a un limite del 3% del loro fatturato netto mondiale. Per evitarlo, la Commissione Ue elaborerà delle linee guida per le aziende. Gli stessi vincoli green e sociali si applicheranno anche alle società extra Ue con un fatturato nel continente superiore alla stessa soglia.Sulla rendicontazione ambientale, gli obblighi di redigere relazioni riguarderanno invece le aziende con oltre 1.000 dipendenti e con un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. Saranno escluse le piccole e medie imprese quotate e le imprese di holding finanziarie. Un’esenzione transitoria per il 2025 e 2026 è inoltre prevista per le società che dovevano iniziare a presentare relazioni a partire dall’esercizio finanziario 2024 (le cosiddette società wave one). Vengono inoltre semplificati gli obblighi di rendicontazione, che dovrebbero diventare più quantitativi, mentre la rendicontazione settoriale sarà volontaria. Il tutto verrà fatto attraverso un portale digitale che dovrà essere messo a disposizione delle aziende dalla Commissione Ue.L'articolo Ue, altro colpo al Green Deal. Intesa per minori controlli su due diligence e sostenibilità ambientale: “Esentato l’85% delle aziende” proviene da Il Fatto Quotidiano.