A seguito della multa inflitta dall’Unione europea a X, l’area antieuropeista è corsa in aiuto di Elon Musk dando il proprio sostegno al proprietario della piattaforma. Ad alimentare la polemica sono intervenuti anche i russi Dmitry Medvedev e Kirill Dmitriev, intervenendo sempre su X per rilanciare l’attacco nei confronti dell’Unione europea. La dinamica propagandistica del Cremlino sarebbe già prevedibile, se non fosse per un dettaglio emerso grazie alle nuove funzioni della piattaforma: Dmitriev risulta connesso dalla Francia via VPN. Non è un caso isolato, in quanto è l’unico modo per un cittadino russo di accedere a una piattaforma che il Cremlino ha censurato e bloccato quasi completamente nel marzo 2022. Insomma, mentre Mosca punta il dito contro Bruxelles per presunte “misure liberticide”, i suoi stessi funzionari devono eludere la censura del loro Paese per poterlo dire.Il paradosso russo su X«Il fatale errore dell’UE: scegliere la censura invece del dibattito, l’ideologia invece della realtà, la migrazione di massa invece della sicurezza e il dogma green invece dell’industria» scrive su X Kirill Dmitriev, fedelissimo di Vladimir Putin, condividendo un post del Segretario di Stato americano Marco Rubio, il quale descrive la multa europea come «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri».In questo contesto, l’attacco di Dmitriev all’Unione europea assume un tono grottesco, soprattutto considerando che la stessa Russia da anni calpesta la libertà d’espressione contro le piattaforme social occidentali. L’autorità russa per il controllo dei media, il Roskomnadzor, aveva iniziato a limitare la piattaforma X (all’epoca Twitter) all’inizio dell’invasione dell’Ucraina, al fine di controllare la narrazione sulla guerra e impedire ai cittadini di accedere a informazioni indipendenti. Di fatto, lo stesso Kirill (e non solo lui) deve usare una VPN per accedervi e pubblicare i suoi attacchi contro l’Unione europea, come mostrato dalla piattaforma stessa: l’icona dello scudo con il punto esclamativo, presente tra le info dell’account, indica proprio l’uso di una connessione mascherata.La multa UE non è censura, ma regolazioneLa narrazione cavalcata da Mosca e da parte dell’area sovranista europea, con l’assist statunitense, ribalta completamente il senso del provvedimento europeo. L’Unione europea non ha oscurato X né limitato l’accesso alla piattaforma, ma ha applicato una sanzione prevista dal Digital Services Act per violazioni legate alla trasparenza commerciale, come l’uso ingannevole delle spunte blu, l’opacità del registro pubblicitario e il rifiuto di fornire dati ai ricercatori (tradotto: niente trasparenza). Non c’è alcun tentativo di silenziare il dibattito politico, come fanno le autorità russe, ma la richiesta a una piattaforma globale di rispettare le regole comuni e garantisca un minimo di responsabilità nei confronti dei suoi utenti.L'articolo La ridicola difesa dei russi a X: parlano di censura UE, ma è Mosca ad aver bloccato il social proviene da Open.