«Non vorrei essere ventenne oggi, li vedo tutti impauriti», è un disco invece senza paura quello che segna il ritorno di En?gma, uno dei più interessanti rapper del circuito italiano. Il titolo dell’opera è Tèmpora, e mette, appunto, il tempo al centro della narrativa. Il tempo che passa, il tempo che aspettiamo, il tempo giusto, il tempo che ci invecchia e quello che proviamo ad inseguire, a recuperare. Un disco assai maturo per un rapper che ha appena compiuto 37 anni e comincia a guardare al mondo con altri occhi, più maturi, più paterni. Un disco che segna anche una fase nuova come artista, dove troviamo molti più strumenti, un approccio diverso per soddisfare la propria esigenza di raccontare le più svariate sfaccettature del tempo.Cosa si deve aspettare il tuo pubblico da questo disco?«Sicuramente è un disco che parla di sentimenti, di rapporti, sono cose che non si possono toccare ma si possono raccontare ed è quello che mi piace fare. Quando si parla di emozioni secondo me parliamo di cose senza tempo che ci accompagneranno sempre, a prescindere dal contesto temporale che vivremo»A proposito di tempo, è un tema centrale del disco. Ma è stata più un’esigenza artistica o personale?«Sicuramente nasce più da un’esigenza della mia vita personale, perché comunque sono stati anni pregni di tante cose, tanti fatti che mi hanno portato a condensare tutto in un disco del genere molto emotivo»Che rapporto hai con il tempo?«Io il tempo l’ho sempre vissuto, ho fatto delle cose che, probabilmente, se fossero state collocate in un momento temporale differente, avrebbero funzionato di più. Ho perso del tempo, a volte l’ho sfruttato male, l’idea con questo disco era di riuscire a fare un qualcosa che potesse raccontare gli ultimi tempi che ho vissuto, ma che potesse anche mettere un punto a determinate cose che mi sono permesso di esorcizzare, per andare oltre e vivere una vita differente d’ora in poi»Com’è che invecchia un rapper?«In questi giorni è il mio compleanno, faccio 37 anni, però, boh, non so, dentro non me li sento per nulla, ma perché in qualche maniera, in realtà, la musica ti tiene molto molto giovane. Secondo me ti dà la possibilità di stare sempre a contatto con i tempi che corrono, ti dà la possibilità di capire le nuove generazioni attraverso quello che ascoltano, attraverso i riferimenti che hanno.Quindi io non lo so come sto invecchiando, sinceramente, sento però di aver vissuto già diverse ere della mia vita e ora, sinceramente, ho il bagaglio d’esperienza del 37enne, ma quella voglia, quell’ambizione, quello sprint, quella freschezza, di chi non ci pensa e di chi ha voglia di sperimentare, anche musicalmente»Il tuo è un disco molto suonato…«Sì, è vero, è nato così anche perché determinate cose che sono uscite fuori a livello emotivo, secondo me, sono molto rappresentate dal fare suonato del disco, perché dà un’atmosfera calda di verità. Uno strumento suonato traspira verità. Anche la sporcizia, l’errorino umano, traspirano genuinità, traspirano realtà, che è quello che spero anche a livello lirico possa trasmettere il disco. Nella mia carriera forse è il primo episodio progettuale dove ci sono così tanti brani suonati realmente. Sono contento di essere riuscito a freggiarmi di questo all’interno della mia discografia»Hai parlato di un disco che racconta di cose che non si possono toccare, che è molto coraggioso rispetto a quello che sta succedendo oggi nel rap, dove sembra tutto così materiale. Anche le persone, in particolare le donne, le sensazioni…tutto è trattato come un oggetto…«Nel disco si parla anche di sesso, però dipende come lo racconti, che sapore dai alla narrativa. È anche un messaggio per chi si approccia alla scrittura o alla scena in generale: si possono raccontare determinate cose dando un sapore differente. Si può raccontare la sessualità, la carnalità, restando in un territorio diverso dal becero. Si può essere brutti, sporchi e cattivi senza essere necessariamente volgari. Anche un certo tipo di volgarità può avere una poetica, ma devi avercelo dentro, come ricerca stilistica. Nel mio caso io storicamente ho sempre avuto questo approccio alla scrittura. Col tempo mi sono un po’ essenzializzato. Prima avevo una ricerca spasmodica del citazionismo, delle parole complicate. Forse lì ero un po’ vecchio, da giovane. A volte mi sono autocomplicato in maniera forzata. Con il tempo la mia scrittura non credo abbia perso profondità, ma è diventata più essenziale, prediligendo la melodia e la musicalità»È uno straordinario lavoro sui testi…«A me il vocabolario italiano è sempre piaciuto utilizzarlo il più possibile, nella sua interezza, a costo di essere capito meno. Chiaramente voglio essere capito e non voglio complicarmi la vita da solo e quindi ho cercato, attraverso un’autoanalisi, disco dopo disco, di trovare questo tipo di equilibrio. Poi, fare melodie nei ritornelli mi è sempre piaciuto, però magari nelle strofe ricerco una musicalità maggiore, ricerco una dolcezza maggiore anche nel timbro. Ho cercato di lavorare veramente tanto sotto questo aspetto negli anni, facendo costante autocritica, perché poi penso che quella roba là ti aiuti a migliorare, a non ristagnare»Nella nuova scena effettivamente si nota un pochino di superficialità…«Infatti i miei ascolti rimangono quelli che erano anni fa e aggiungo che secondo me c’è un motivo se poi la longevità è propria soltanto dei soliti artisti. Poi sì, arriva il nuovo fenomeno che rimane lì, però poi se penso ai totem della scena rap italiana penso sempre a determinati nomi che hanno saputo coniugare profondità con racconti di strada, ma con una certa poetica, una narrativa più terra terra ma sempre con un certo tipo di ricerca, una bella estetica. Si sono meritati quel posto lì mentre altri risultano essere un po’ più meteore, al netto dei soldi che possono aver fatto»Noti anche tu una certa crisi di valori nel rap?«Dipende dal carattere della persona, è una cosa che ti deve nascere da dentro. Certo anch’io sinceramente mi sento pungolato poco, da 37enne vorrei essere pungolato da un ventenne che sento affamato, però affamato di fame che prevede degli spaccati di vita di un certo tipo, invece poi mi sembra che anche quelli che sembrano affamati e che possono raccontare determinate cose, poi si perdono abbastanza in fretta, probabilmente fagocitati da questo mondo così frenetico, fagocitati dal materialismo che, per carità, piace a tutti, non ci nascondiamo, cioè determinate cose piacciono tantissimo anche a me, però poi dipende dalle tue priorità. Puoi mettere il vestito, puoi mettere la macchina, ma ovviamente poi ci metti anche i rapporti, i sentimenti, le emozioni, il dare valore al prossimo, l’aiuto delle persone in difficoltà. Ecco, l’impegno sociale può riguardare banalmente anche essere d’aiuto per la tua comunità in una città più piccola»Cominci a guardare ai ragazzi anche con un occhio più adulto…«Io non vorrei essere un ventenne oggi, devo essere sincero. Oggi vedo visi impauriti, vedo visi in difficoltà, vedo più paura, quest’ansia sociale sta premendo forte ed è per questo che oggi continuo a trovarmi bene a raccontare delle emozioni, perché c’è bisogno. A volte le emozioni rimangono troppo stagnanti dentro determinate persone, però poi gliele leggi in faccia, è come se veramente trasudassero paure, trasudassero ansia e vorrei aiutarli. Quando mi metto a scrivere, se posso dare anche soltanto una mano, un conforto, una carezza, io sto vincendo»Salmo non ti ha mai consigliato di tornare a Milano?«Salmo è tornato a Olbia adesso, anche lui ha fatto un percorso suo, personale, che ora l’ha portato ad avere voglia di abbandonare la metropoli. Io questa scelta di tornare l’ho fatta molto prima, sono tornato a vivere in Sardegna più stabilmente dal 2013, poi ovviamente ho sempre viaggiato, sono sempre andato a Milano, però c’è stato un periodo in cui mi stava mangiando. Io ho finito il liceo e sono partito a Milano per fare l’università, quindi ovviamente ho vissuto Milano già prima della musica. L’ho vissuta da studente, poi da musicista, però a un certo punto mi sentivo meno autentico, avevo bisogno di ritrovare la mia autenticità e sono tornato più stabilmente in Sardegna per questo motivo. Questo chiaramente, è inutile negarlo, mi ha fatto perdere qualcosa da un punto di vista del business, però ho fatto comunque tutte le cose che volevo fare artisticamente. Nel polo del business della scena a volte mi perdevo e sono contento di aver ritrovato me stesso, ho ritrovato i rapporti genuini e questo per me è servito tanto, soprattutto per mantenermi solido come essere umano»Cosa ne pensi del rap in un contesto come Sanremo? Quest’anno ci sarà tanto rap, ragazzi anche in gamba. Tu ci andresti? Nel tuo disco ci sono diversi brani che sarebbero perfetti…«Lo dico candidamente: mi sarebbe piaciuto portare Nave Fantasma a Sanremo, perché ce la vedevo tantissimo. Quando l’ho tirata fuori ho detto: “Ca**o, sarebbe bello provare”, io non ho mai disdegnato quel tipo di palcoscenico, anzi, secondo me mi darebbe anche la possibilità di farmi conoscere un po’ di più. Tanto io credo che poi la gente la freghi poco alla fine della fiera, nel senso che tu in quei contesti là devi andarci genuino, portare qualcosa che senti dentro, che faresti comunque, a prescindere da Sanremo.Non è che tu rapper fai una roba totalmente diversa da quella, devi andare tu, devi portare te stesso. Ecco lì secondo me, a prescindere dalla posizione in classifica, sarai vincente. L’importante è approcciarti con naturalezza»E poi, che è successo? Come mai hai rinunciato?«Non c’erano i tempi tecnici per riuscire a proporre il brano, però non escludo in futuro di provarci, assolutamente, mi piacerebbe molto confrontarmi con tutto quel carrozzone lì, per rimettersi in discussione, per crescere, per provare un’esperienza del genere»Ma En?gma ha una soluzione?«Chi lo sa… io ti dico: mi sento ancora assolutamente incompiuto, però credo che poi alla fine a tenermi vivo sia proprio questo senso di ricerca della mia completezza, avere sempre una missione costante, pungolarmi, autostimolarmi mi dà ambizione, mi dà vita, quindi non è assolutamente un enigma risolto. Magari la soluzione sarà lontano dal rap, non lo so»L'articolo En?gma e il concetto di tempo nel suo nuovo album: «Non vorrei essere ventenne oggi, li vedo tutti impauriti» – L’intervista proviene da Open.