di Giorgio Raimondi –ROMA. La Commissione Europea ha approvato il pagamento dell’ottava rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destinata all’Italia, per un totale di €12,8 miliardi di euro. Con questa nuova tranche, il flusso di risorse trasferite dall’avvio del Piano supera ormai i 153 miliardi, pari a circa il 79% della dotazione complessiva aggiornata a €194,4 miliardi di euro. La decisione conferma il pieno raggiungimento dei 32 obiettivi previsti, che coprono aree strategiche come pubblica amministrazione, istruzione, sanità, turismo, energie rinnovabili ed economia circolare.Secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, l’ottava rata comprende fondi a fondo perduto e prestiti a condizioni agevolate, a conferma dell’impegno europeo nei confronti dell’Italia. Il Governo ha indicato in 374 il numero totale di milestone e target completati dall’inizio dell’attuazione, a testimonianza di un avanzamento sistematico dell’intero piano.Dal NextGenerationEU al PNRR: un piano su scala nazionale.Il PNRR si inserisce nel programma europeo NextGenerationEU, lanciato per rilanciare le economie colpite dalla pandemia e favorire riforme strutturali. Per l’Italia il Piano, con dotazione complessiva di €194,4 miliardi, rappresenta la scommessa di un decennio di investimenti e trasformazioni: digitalizzazione, transizione energetica, infrastrutture, istruzione, sanità, coesione sociale, ambiente.Dalla quarta rata del 2023 (€16,5 miliardi) in poi, il Paese ha mostrato un ritmo di implementazione crescente. La sesta rata, da €8,7 miliardi, fu accolta come segnale di rilancio deciso: a quel tempo, l’Italia aveva già incassato circa €122 miliardi. Con la settima tranche (€18,3 miliardi) si è superata la soglia di 140 miliardi complessivi, e ora con l’ottava il Piano avanza verso la fase finale del cronoprogramma, con l’obiettivo di completare tutto entro il 2026.Numeri, progetti, regione per regione: dove stanno andando i soldi.Un’analisi aggiornata al 30 giugno 2025 mostra come le risorse del PNRR siano distribuite su sette “missioni” principali, ciascuna dedicata a un’area strategica:– Digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo– Transizione ecologica e green economy– Infrastrutture per una mobilità sostenibile– Istruzione e ricerca– Inclusione e coesione sociale– Salute e resilienza sanitaria– REPowerEU e transizione energeticaNel complesso, il Piano copre progetti nuovi e già in essere: dal rilancio di reti digitali, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino a investimenti in mobilità sostenibile, ricerca, tutela ambientale e infrastrutture pubbliche.Tra i progetti già attivi grazie all’ultima tranche, si segnalano la digitalizzazione della Guardia di Finanza, l’attivazione di migliaia di corsi di formazione nelle scuole (con orientamento alle competenze STEM), il sostegno a imprese, soprattutto nelle aree interne e nei borghi storici, la riqualificazione del patrimonio culturale e ambientale, oltre a interventi su sanità, ricerca e protezione del territorio.In termini di realizzazione, al 1 luglio 2025 risultano circa 299mila progetti avviati: di questi, 125mila sono già conclusi, mentre 174mila sono in corso. I 374 traguardi già raggiunti rappresentano una quota significativa del totale previsto, anche se resta molto lavoro da fare entro la scadenza del Piano.Reazioni politiche, sociali e dei soggetti coinvolti.Il via libera all’ottava rata è stato accolto con favore dall’esecutivo nazionale: il Governo ha sottolineato l’importanza di tradurre i fondi in interventi concreti per famiglie, imprese e territori, e ha ribadito l’impegno a garantire trasparenza e efficacia nell’utilizzo delle risorse.A livello europeo, la Commissione e le istituzioni comunitarie hanno definito l’Italia “modello virtuoso” nella gestione del Piano, in virtù della capacità di rispettare tempistiche e target. Il fatto che l’Italia abbia raggiunto così rapidamente una quota rilevante di obiettivi, 374 su 614 totali, rafforza la credibilità del Paese agli occhi di Bruxelles e degli investitori internazionali.Dal fronte delle imprese e delle organizzazioni sociali, è cresciuta l’attenzione verso le opportunità offerte dagli investimenti: il potenziale impatto su occupazione, innovazione, rigenerazione urbana e coesione sociale è visto come una chance concreta per il rilancio del Paese. Tuttavia, tra gli addetti ai lavori emergono richiami alla responsabilità: perché l’efficacia del Piano non si misura solo con i numeri, ma con il tempo e la qualità dell’implementazione.Prospettive al 2026 e oltre: cosa può cambiare.Con il completamento dell’ottava rata, l’Italia si avvia verso le fasi finali del PNRR. Se nei prossimi mesi verrà confermato il ritmo di spesa, con l’effettiva realizzazione dei progetti, il Paese rischia di affrontare l’orizzonte 2026 con un assetto profondamente trasformato: infrastrutture moderne, mobilità sostenibile, mondo della scuola e della ricerca rinvigoriti, digitalizzazione della pubblica amministrazione, ambiente tutelato, componenti che possono contribuire a un salto di qualità economico e sociale.In questo scenario, l’Italia potrebbe rafforzare il proprio ruolo nell’Unione Europea, non solo come beneficiario dei fondi, ma come esempio di gestione efficace e proattiva, attirando nuovi investimenti, aumentando la competitività delle imprese e rilanciando territori spesso marginalizzati.Allo stesso tempo, la sfida rimane alta: tra burocrazia, complessità amministrativa e necessità di monitoraggio costante, sarà cruciale garantire che i progetti vengano completati nei tempi previsti e che le risorse generino reali benefici per i cittadini. In questo senso, trasparenza, efficienza e accountability saranno i fattori chiave per trasformare un’occasione unica in un cambiamento strutturale duraturo per l’Italia.