Dalla Sicilia (e Bologna) al mondo: Sam Ruffillo si racconta

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È diventato uno di quei nomi che la scena house non la segue: la spinge in avanti. DJ e producer siciliano trapiantato a Bologna, Sam Ruffillo è il volto mediterraneo della berlinese Toy Tonics, la label che con le sue jam sta trasformando vintage disco, funk e 80s house in un’idea di clubbing moderna, energica e globale. Il sound del collettivo è una cartolina baciata dal sole: groove elastiche, flair ammiccante ma mai troppo piacione, synth caldi, vocali che ti entrano in testa senza chiedere permesso. È una formula semplice da descrivere e impossibile da imitare.Con un background già consolidato tra svariati alias e progetti (arrivando a remixare nomi come Fatboy Slim, Crookers e Franz Ferdinand), Alberto Sansò ne è diventato in pochi anni volto di punta, portando questa miscela in giro per mezzo mondo e bruciando dancefloor da Milano a Parigi, da Berlino a Barcellona, fino all’Australia, il Messico e l’Asia (e passando per palchi che parlano da soli come Panorama Bar, Sónar: i posti che definiscono cosa funziona e cosa no).I suoi EP Italianissimo e Italianissimo Pt.2 sono diventati statement, e tracce come Chiamami Subito, Danza Organica e Perfetta Così hanno dominato i set delle estati tra il 2021 ed oggi. Colossi come Gerd Janson, The Blessed Madonna, Palms Trax, DJ Tennis e Seth Troxler lo supportano apertamente, e non perché fa tendenza: perché funziona da morire.Cosa mancava? Un album, che è arrivato puntuale: Tipo Così è il tassello che completa il quadro, ed è un lavoro che mette ordine nella sua traiettoria, mostrando che Ruffillo non è solo un DJ che spacca i festival ma anche un produttore con una visione chiara, personale e riconoscibilissima. Più che un italo-disco revival, è un disco che suggella una carriera che si è costruita senza scorciatoie, passando dai club piccoli alle label giuste, fino a diventare uno di quei nomi che spostano davvero l’attenzione.Da lui ci siamo fatti raccontare che viaggio è stato, fin qui.Dagli esordi in Irma Records, il tuo percorso si spinge poi negli anni verso l’electro più storta di fine anni 2000, la fidget, fino ad arrivare sotto l’ala di label come Southern Fried e Boys Noize Records. Come si passa poi a Toy Tonics ed a quella loro peculiare idea di musica?Sì all’inizio ero più electro, portavo un misto di tutte le influenze del French Touch dei primi anni 2000. Il passato recente è stato un ritorno alla house: ho sempre ascoltato Masters at Work, St. Germain, la scena Chicago e New York. Già nel duo Keith & Supabeatz io ero quello più house mentre Marco (Palazzo, altra metà del progetto, ndr) era la mente “più elettronica”. Dopo la separazione ho deciso di fare finalmente ciò che volevo al 100%. È nato inizialmente Sanso, alias che spingeva verso un mondo più techno-house, e poi Sam Ruffillo, che ha ripristinato la mia direzione più pura.Proprio per tutte queste deviazioni, prima dell’incontro con Toy Tonics avevi già in mente cosa volevi dal tuo percorso, dopo una certa esperienza da produttore?Sì, anche perché in realtà la mia identità c’è sempre stata. Se ascolto i miei pezzi di oggi e poi quelli di Supabeatz o BS1 trovo un filo conduttore riconoscibile. Già dal 2016-17 compravo una marea di dischi Toy Tonics senza sapere chi ci fosse dietro: ogni volta finivo con 4-5 tracce loro nel carrello. House energica, con riferimento ’70-’80, ma moderna e da pista. Quando poi ci siamo trovati, è stato del tutto naturale iniziare insieme.Cosa pensi abbia acceso l’esplosione (a dir poco massiva) dell’etichetta tra club e festival (e soprattutto di quelli davvero grossi, che hanno un peso specifico sulla mappa dance)?Il post-Covid: nel 2021-22 c’era una voglia feroce di ballare. La scena europea ha cambiato passo, anche i club medio-piccoli hanno iniziato a rischiare e a cercare energia nuova, non la solita techno indistinta. In più, Toy Tonics ha lavorato benissimo sui social negli anni in cui tutto stava iniziando a passare da lì. È stato un mix di fattori: momento perfetto, etichetta giusta, pezzi giusti.La scelta di spingere su testi in italiano in questo contesto dove si colloca?È nato per gioco. Durante il lockdown eravamo a casa a cazzeggiare e ho pensato: basta fare Chicago, Detroit, New York… siamo italiani, facciamo l’Italia. Così è nato l’italiano house revival: cantabile, catchy, ma con la giusta coolness, senza cadere nel pop banale.Non era un fattore scontato, ma ormai è diventato carattere contraddistintivo del tuo sound: come hai fatto a renderlo così naturale per questa idea di house?Bisogna trovare lo sweet spot: poche parole, dritto all’emozione, senza perdere energia. L’italiano funziona quando è diretto e musicale. Con Ninfa abbiamo lavorato proprio su questo: il feeling prima di tutto. Il risultato è “house italiana” piena di groove, immediata da ballare e da ricordare.Dopo una lunga serie di singoli, EP e remix arrivi a lavorare al tuo primo album, Tipo Così. È stato uno step importante. Volevo lasciare una traccia tangibile di quello che faccio e mostrare che non sono solo un DJ, ma anche un musicista e un produttore. Avevo tutte le idee e le bozze in testa da tempo. Realizzare l’album è stato lungo, ma appena l’ho finito ho provato una soddisfazione enorme.L’album di un dj che di solito “fa ballare”, “è la festa” è sicuramente sintomo di maturità: uno step successivo. Che passo è per la tua carriera?Credo che dimostri che so costruire un progetto completo. Fino ad ora avevo prodotto anche per altri, da Antonacci a Tatangelo a Giovanni Caccamo. Con Tipo Così firmo tutto con il mio nome. È un biglietto da visita chiaro per collaborazioni internazionali e progetti futuri.E che direzione immagini per i prossimi anni?Continuerò con Toy Tonics, ma voglio collaborare con cantanti americani o di altri Paesi, lavorare a EP o album con featuring di peso. Sto pensando anche a un live audio-video one-man show. Sto già scrivendo altri pezzi in italiano, inglese, strumentali… sarà un’evoluzione continua.Dopo una bella fetta di successo del progetto, gli obiettivi più grandi quali sono?Portare un live show vero, entrare nel mercato americano come producer, arrivare ad altri festival europei top. E continuare a far vibrare club e dancefloor con il mio mix di nostalgia, freschezza ed energia house.Foto qui sopra e in copertina di Michael Ullrich.The post Dalla Sicilia (e Bologna) al mondo: Sam Ruffillo si racconta appeared first on Soundwall.