L’inizio di stagione della Juventus è stato molto più complicato del previsto e, per certi versi, disarmante. Il cambio in panchina, con l’arrivo di Luciano Spalletti al posto di Igor Tudor, avrebbe dovuto rappresentare la scintilla capace di rilanciare un ambiente provato da anni di saliscendi tecnici e gestionali. E invece, almeno finora, quella scossa non si è vista. La squadra è apparsa contratta, poco fluida nelle idee e, soprattutto, lontana da un’identità riconoscibile. Un fattore che, nel calcio di Spalletti, rappresenta il fondamento di tutto.Sul piano dei risultati la situazione non è più rosea. La Juventus ha raccolto molto meno di quanto sperato e la continuità — quella che spesso fa la differenza tra un buon campionato e uno scudetto — è rimasta un miraggio. Attualmente settimi con 23 punti, i bianconeri si ritrovano nuovamente distanti dalla vetta e, inevitabilmente, dal sogno tricolore: un obiettivo che, anche quest’anno, sembra già evaporare prima dell’inverno. È un dato di fatto che pesa non solo sulla classifica, ma anche sulla percezione esterna di un progetto tecnico ancora incompiuto.Champions League, con il Pafos è decisiva Sul fronte europeo il quadro non migliora. In Champions League la Juventus occupa il 23° posto con 6 punti, un piazzamento che non offre alcuna garanzia in ottica qualificazione e che racconta più di mille parole il momento dei bianconeri. La sfida di stasera contro il Pafos, appaiata a quota 6, assume così contorni decisivi: è una partita che può cambiare la stagione. Una sconfitta significherebbe sprofondare in un girone già complicato; una vittoria, invece, potrebbe rappresentare il primo passo verso una risalita psicologica prima ancora che tecnica. E in questo momento, paradossalmente, alla Juventus serve più la prima che la seconda.Damascelli durissimo contro la Juventus: “Ha perso tutto, non è rimasto niente”Il momento complicato dei bianconeri non è passato inosservato nemmeno nel mondo della comunicazione sportiva. A Radio Radio Lo Sport, i nostri opinionisti hanno tracciato un quadro ancora più netto della crisi juventina, mettendo in evidenza non solo i limiti tecnici della squadra, ma anche una perdita più profonda di identità e autorevolezza.Il più duro è stato Tony Damascelli, che non ha usato mezze misure per descrivere la situazione: “La Juventus non è più quella di prima. Ha bruciato tutto, non solo soldi. Ha cancellato la propria tradizione e storia. Tutto cancellato, non c’è più niente“.Parole severe che fotografano una percezione sempre più diffusa: la sensazione che il club stia vivendo una fase di smarrimento culturale prima ancora che sportiva. Più cauto nei toni ma non meno critico è stato Visnadi, che ha parlato della gara contro il Pafos come di un’opportunità insperata. “Menomale che c’è il Pafos, partita favorevole per la Juventus. Passerà il turno. Spalletti fa il furbo in conferenza stampa. Ha portato carisma, ma non ha dato niente. La situazione è identica a quella di prima perché i giocatori quelli sono” – ha detto. “Comolli ha chiamato Gasperini e…”Più provocatorio il commento di Alessandro Vocalelli, che ha allargato il discorso alla capacità della Juventus di attrarre figure tecniche di primo livello. Portando l’esempio di Gasperini, ha affermato: “Il suo sogno è sempre stato quello di allenare la Juventus. Quando quest’estate gliel’hanno chiesto, ha detto ‘no grazie, vado alla Roma’. Ha fatto benissimo: la Juve non ha attrattiva“. Il cerchio si chiude ancora una volta con Damascelli, che ha rivolto critiche dirette anche alla dirigenza, in particolare a Damien Comolli:“Comolli gli ha fatto una domanda che fa ridere e saluti. Un incompetente e maleducato“. The post “La Juventus ha bruciato la propria storia. Comolli ha chiamato Gasperini e…” appeared first on Radio Radio.