“Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”. “Su due strutture noi abbiamo la golden share“, “rispondono a noi”. Quello è un “nostro direttore“. Ecco le manovre di potere di Salvatore Cuffaro, l’ex presidente della Regione siciliana che è tornato a pieno titolo a inserirsi nella sanità e in altri enti pubblici siciliani, vent’anni dopo l’inchiesta che lo ha portato alla condanna per favoreggiamento alla mafia. Dall’ultima indagine della Procura di Palermo – che ha chiesto gli arresti domiciliari per Totò Vasa Vasa e altri 17 indagati – viene fuori un quadro che, per i pm, è “rappresentativo dell’attualissimo potere di influenza e di ingerenza del Cuffaro nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”. Ma non solo. Cuffaro arriva a convocare a casa sua l’assessore regionale colpevole di ostacolare il lavoro di un “suo fedelissimo”, che ascolta la conversazione nascosto in una stanza limitrofa. “Non hai capito! Se tu non torni indietro […] ti rompo i coglioni su tutto. Tu non l’hai capito, te lo stai cercando”, grida l’ex governatore al componente della giunta di Renato Schifani. È anche alla luce di queste conversazioni se per la procura Cuffaro è al vertice di un’associazione criminale, un comitato d’affari occulto che ruoterebbe intorno a un presunto sistema di appalti pilotati nella sanità e assunzioni di soggetti segnalati dall’ex governatore e dai suoi sodali. Favorire i suoi candidati, sostiene Cuffaro intercettato, “non serve solo a fare bene al pubblico… serve anche a fare bene a Democrazia Cristiana“, cioè il suo nuovo vecchio partito.“Fottitene, il sorteggio è una minchiata”Secondo le carte dell’inchiesta l’ex governatore è attivo con la sua “rete di conoscenze”, tra gestione di strutture sanitarie, appalti e assunzioni. A un certo punto si affretta a inviare una nota stampa per risolvere un problema causato da un’intervista a una tv locale del suo fedelissimo, il deputato regionale e capogruppo della Dc, Carmelo Pace (definito dagli inquirenti “membro di spicco del sodalizio“). Nell’ottobre del 2023 – mentre, come scrivono i pm, l’ex governatore era impegnato in incontri riservati per parlare delle nomine dei vertici della sanità – Pace afferma in tv di far parte di un “tavolo ristretto” che si occupa degli incarichi da assegnare nelle Asp. Di quel tavolo farebbe parte ovviamente anche Cuffaro. Dichiarazioni che provocano subito polemiche: “Nessuno pensi di tornare a parlare di sanità e nomine nel retrobottega di qualche negozio”, dice la deputata di Forza Italia, Margherita La Rocca Ruvolo, ricordando le inchieste passate. Allertato dalla sua assessora Nuccia Albano, Cuffaro si attiva immediatamente e dirama una nota stampa invitando il presidente Renato Schifani a scegliere i dirigenti sanitari tramite sorteggio. Una mossa che però provoca la preoccupazione dei “suoi” di dirigenti, come l’attuale indagato Roberto Colletti. “Fottitene intanto io lavoro per te, a parte il sorteggio”, lo tranquillizza Cuffaro intercettato, spiegando che quella era stata una mossa per tirarsi fuori dall’imbarazzo provocato dalle dichiarazioni di Pace: “Dovevo uscire dall’angolo”. “Non ti preoccupare”, insiste, perché quelle del sorteggio “sono minchiate“. E alla fine Colletti sarà nominato Commissario straordinario e poi direttore generale della struttura sanitaria Villa Sofia.“Io sono un po’ diverso dagli altri”Politici e numerosi dirigenti sanitari sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Secondo gli inquirenti, “la rete di conoscenze” di Cuffaro e dei sui sodali, “alimentata dall’aver propiziato le nomine e rafforzato la stabilità delle posizioni dei funzionari collocati ai vertici di enti pubblici strategici”, tra cui “aziende sanitarie e consorzi di bonifica”, “condizionavano la definizione di concorsi, gare, appalti e procedure amministrative in cambio di somme di denaro, assunzioni in aziende, posti di lavoro e contratti di sub-appalto”. Come nel caso della gara per l’affidamento dei Servizi di Ausiliariato/Supporto e Reception bandita dall’Asp di Siracusa. Direttore generale è Alessandro Maria Caltagirone: “È un amico nostro“, sostiene Cuffaro, parlando con un imprenditore interessato all’appalto utilizzando, sottolineano i pm, “espressioni direttamente riferibili a ingerenze o condizionamenti” dando “certamente la misura della possibilità di intervento che il Cuffaro offriva all’imprenditore e rendeva prevedibile lo sviluppo della conversazione”. In cambio, per l’accusa, chiedeva l’impegno a ottenere “riscontro da un punto di vista occupazionale”: “Sono due le persone che hanno quattordici ore vorrebbero aumentare un po’ di ore“, fa presente l’ex governatore che tiene comunque a precisare: “Io sono un po’ diverso dagli altri… non me ne fotto un cazzo se io dico una cosa che non si possono fare… se le cose si possono fare… si possono fare… se le cose incidono sulla vostra tenuta economica perché incide ed è… tu mi devi dire con grande onestà guarda […] appena possiamo lo facciamo“.“Quelle strutture rispondono a noi”Ma Cuffaro non si ferma alla sanità di Siracusa e parla esplicitamente di potere diretto su strutture che rispondevano a lui e al suo gruppo politico: “Poi con calma ragioniamo su due strutture dove noi abbiamo la golden share come si dice di solito. Villa Sofia e Enna […] Cominciate a pensare cosa possiamo fare su queste due strutture che rispondono a noi“. Le indagini e le intercettazioni permettono di ricostruire anche cosa accade intorno al concorso pubblico per la copertura di 15 posti di Operatore Socio-Sanitario, tramite stabilizzazione, dell’azienda ospedaliera “Villa Sofia-Cervello” di Palermo. Anche il direttore generale, Roberto Colletti, è sua persona “di fiducia”. L’obiettivo, per i pm, sarebbe quello di assumere soggetti segnalati da persone a lui vicine in cambio di favori e sostegno politico per ottenere incarichi professionali. “Favorire i candidati segnalati doveva dunque servire ‘anche a fare bene a Democrazia Cristiana’, con quel metodo clientelare del politico di commettere (anche) atti illeciti per ampliare il bacino elettorale del partito di cui era ed è segretario”, scrive la procura.Le urla all’assessore: “Ti rompo i coglioni su tutto”Totò Cuffaro è pronto anche a mettere in campo una vera e propria battaglia contro l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino quando ostacola il lavoro del direttore generale del Consorzio di Bonifica Sicilia Occidentale, Giovanni Tomasino (definito da Cuffaro il “nostro direttore”): “Questo ci espropria di competenze” diceva Cuffaro contestando all’assessore e al Commissario straordinario del Consorzio, in particolare, di impedire a Tomasino di utilizzare i poteri di nomina dei componenti delle commissioni di gara per gli appalti indetti dall’ente. Una scelta, quest’ultima, adottata – sempre secondo i pm – per “pilotare così gare di evidenza pubblica in cui venivano stanziati fondi pubblici particolarmente ingenti”. Per questo Sammartino viene convocato a casa dell’ex governatore e viene ricevuto anche dal dal deputato Pace, mentre Tomasino si nascondeva in una stanza attigua per poter ascoltare la conversazione senza essere visto. In quell’occasione i toni si fanno molto accesi: “Vuoi fare questo sfregio a me a Palermo?”, dice Cuffaro gridando. “Luca non hai capito! Io se tu non torni indietro non è ti scasso la minchia… sui consorzi di bonifica! Io te la scasso su tutto! Forse non l’hai capito! Io da oggi in poi faccio l’assessore all’agricoltura! Ti rompo i coglioni su tutto, tu non l’hai capito te lo stai cercando”. Cuffaro spiega anche perché è legato a Tomasino ricordando i 4 anni e 11 mesi trascorsi nel carcere di Rebibbia per scontare la condanna: “Io ho avuto un’avventura complicata nella mia vita… che mi ha tenuto lontano cinque anni“. “Ho misurato le persone che mi sono rimaste vicine” e tra queste c’era proprio Tomasino che pertanto “difenderò ad oltranza”.Il problema del cognome CuffaroNel contesto di influenze e infiltrazioni che viene fuori dall’inchiesta, c’è però un aspetto che preoccupa e frena l’azione di Totò Cuffaro: l’omonimia. Parlando dei nomi da favorire al concorso per Oss al Villa Sofia, l’ex presidente della Regione si blocca: “Ma c’è un Cuffaro… ma chi minchia è!?” chiede al suo interlocutore. È perplesso perché quel candidato (segnalato, secondo le ricostruzioni, da Carmelo Pace) ha il suo stesso cognome. “Già il fatto che si chiama Cuffaro mi turba“, afferma per paura che questo possa attirare attenzioni: “Perché se poi c’è Cuffaro e devono rompere la minchia perché dice che facciamo tutte cose noi altri…”. Secondo quanto riscontrato dagli investigatori quel candidato verrà scartato. Punito per colpa dell’omonimia.L'articolo “Il direttore è nostro, quelle strutture rispondono a noi”. E le urla all’assessore: “Ti rompo i cogl****”. Nelle carte dell’inchiesta le manovre di Cuffaro proviene da Il Fatto Quotidiano.