'Comunismo digitale', il Webfare e la rivoluzione documediale di Ferraris

Wait 5 sec.

AGI - Nella seconda metà dell'Ottocento divenne di dominio comune la parola 'capitale', dopo la pubblicazione del libro di Karl Marx che cambiò il mondo e diede vita alla nascita del comunismo e l'idea di lotta di classe come strumento politico. Allora divenne chiaro a tutti che il capitale era il motore dell'economia, il fine ultimo dei commerci e la causa principale di tutte le diseguaglianze sociali nel mondo occidentale.Dopo 150 anni il capitale, nella sua forma classica, quella industriale, è in dismissione. Così come lo è il comunismo di Marx che di quel capitale si nutriva. Eppure il comunismo è vivo e trova nuova linfa in un nuovo capitale digitale, che può garantire equità e libertà senza rivoluzioni con spargimento di sangue. E può attuare quell'idea meravigliosa per cui la ricchezza sia distribuita a ciascuno secondo i suoi bisogni che non è riuscita a trovare una corrispondenza politica nel reale se non in forme deformate, dittatoriali e inumane. Partendo da questo assunto il filosofo Maurizio Ferraris ha sviluppato negli ultimi anni a 'Scienza nuova' (l'istituto di studi avanzati per la cooperazione fra umanesimo e tecnologia che unisce Università e Politecnico di Torino) un progetto che ha chiamato, mutuandolo sulla parola Welfare, 'Webfare. Da Stato sociale nella realtà a Stato sociale sul web. Un progetto di cui adesso parla in un libricino pubblicato da Einaudi, 'Comunismo digitale. Una proposta politica' (Collana Vele, pagg. 144; 13 euro).La rivoluzione 'documediale' e il valore dei datiNel terzo millennio con l'avvento di Internet e oggi dell'IA ('rivoluzione documediale'), sostiene il filosofo, ogni documento, dalla foto al like, si è trasformato in una merce. Una trasformazione socioeconomica che per certi versi realizza il comunismo, ma senza eliminare lo sfruttamento. Per questo oggi la vera ricchezza non consiste più nel denaro o nei titoli finanziari, ma in documenti informativamente molto più ricchi, i dati.Il lavoro inconsapevole e la concentrazione del valoreFerraris spiega che l'umanità intera produce valore sul web. A differenza del capitalismo classico, però, il lavoro non è faticoso, ma è anche inconsapevole (basta per esempio, andare sui social e, in tal modo, produrre dati) e gratis. Le piattaforme liberali americane concentrano il valore in poche mani - scrive l'autore - mentre quelle totalitarie cinesi lo ridistribuiscono, ma al prezzo di un controllo totale sui cittadini.Il Comunismo digitale e il 'Capitale documedialeIl comunismo digitale che propone Ferraris consiste invece in azioni umanitarie che usino i dati per produrre valore per chi ne ha bisogno senza comprometterne la libertà. I dati raccolti oggi dalle piattaforme digitali, ossia quello che l'autore definisce 'capitale documediale', possono anche essere valorizzati come un capitale alternativo, cioè capace di rispondere al precetto marxista "a ognuno secondo i suoi bisogni", valorizzandone i tratti fondamentali, il fatto cioè di essere nuovo, ricco, rinnovabile ed equo. E questa, sottolinea, è la vera novità che il 'capitale documediale' ha portato nel nostro mondo, cioè, appunto, "basare la dignità umana sul bisogno e non sul merito. Perché, inutile ricordarlo - spiega il filosofo - chiedere da ognuno secondo le sue capacità non è poi così difficile (ed è quello che sinora ha fatto il liberalismo) e la storia di sopraffazioni quale l'abbiamo conosciuta sinora".Il progetto Webfare: ridistribuire il valore dell'IAPer chiarire bene quale sia l'idea alla base del progetto, Ferraris nell'epilogo del libro si affida a Tania Cerquitelli, docente nel dipartimento di Automatica e informatica del Politecnico di Torino alla quale chiede di spiegare cosa sia il Webfare. "Cara Tania - scrive Ferraris - come diceva Yogi Berra (giocatore di baseball e grande aforista americano di cui ricorre il centenario della nascita, ndr) in teoria tra la teoria e la pratica non c'è differenza, in pratica sì - e il Webfare non fa eccezione". E la docente spiega che "l'obiettivo del progetto è ridistribuire il valore generato dai servizi basati sull'IA a favore di cittadini, comunità e istituzioni, promuovendo un impatto sociale circolare. In questo approccio, i dati elaborati dagli algoritmi non sono più soltanto risorse da sfruttare, ma diventano beni comuni da riutilizzare in modo sostenibile responsabile per produrre valore condiviso".Piattaforme alternative per un nuovo comunismoIn altre parole, si tratta di creare piattaforme che utilizzando i dati prodotti da tutti gli utenti possano creino per loro le condizioni migliori di vita: rivedano i parametri per cui una banca concede un mutuo, per cui un'assicurazione concede la possibilità di stipulare una polizza, per cui un ospedale stabilisce la priorità degli interventi, ecc.. "La nuova produzione di valore e la sua capitalizzazione attraverso piattaforme alternative - scrive Ferraris - pongono le basi di un comunismo come posizione, politica e non etica, capace di attuare il Webfare partendo da una rete di piattaforme alternative e complementari a quelle esistenti".