Renzi su Mamdani, nuovo sindaco di New York: «Cos’ha lui che manca alla maggior parte dei politici italiani? Il coraggio» – L’intervista

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Mentre New York festeggia il suo nuovo sindaco, Zohran Mamdani, 34enne “socialista democratico” – come si definisce lui – primo cittadino musulmano con madre indiana e padre ugandese, l’energia della sua campagna elettorale e dei festeggiamenti arriva fino in Europa, e in Italia, dove già si fanno riflessioni. O confronti. Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex premier, parlando con Open, non si trattiene dal sottolineare alcune scelte controverse della campagna di Mamdani «ha attaccato i simboli italiani in America».Che vittoria è quella di Mamdani, e soprattutto: è la vittoria di chi?«Direi innanzitutto la sua. Un ragazzo di 34 anni che ha scelto di rischiare e ha vinto. Non capisco la sorpresa di queste ore: la sorpresa di queste ore è stata in Virginia dove la candidata democratica Abigail Spanberger ha vinto in uno Stato da sempre in bilico, strappando la poltrona ai repubblicani. Mamdani ha vinto la sua partita trionfando alle primarie: nessuno aveva dubbi sul fatto che poi confermasse il risultato alle elezioni generali».Un sindaco di rottura. Perché New York va in controtendenza rispetto al resto degli Stati Uniti?«È New York, non è l’America profonda. E comunque per due mandati New York ha eletto Di Blasio che tanti consideravano socialista. Non farei paragoni impegnativi. Certo Trump soffre molto quando viene attaccato sulle questioni della quotidianità: costo della vita, promesse elettorali non mantenute, la grande sfida di abitare a prezzi umani nelle megalopoli moderne. E dunque in questo si vede quella che Obama chiama l’inizio di un futuro più luminoso».⁠C’è anche qualcosa che ricorda il Renzi di qualche anno fa: Mamdani è democratico ed è diventato sindaco giovanissimo.«Due esperienze non paragonabili. E non solo perché siamo divisi da un abisso in quanto a politica estera e visione del mondo produttivo, ma anche perché Firenze è una città mentre New York è un mondo, la capitale del mondo. Certo, Mamdani è molto giovane e gioca la carta della rottamazione. La sua prima battaglia è contro le dinastie, riferendosi ai Cuomo. Anche Obama aveva beneficiato di un simile racconto quando si era opposto al clan Clinton. Nel caso di Mamdani il bello per lui inizia adesso: io sono certo che mitigherà molte delle sue posizioni più estreme nel governo quotidiano. Ma è un personaggio da seguire con grande interesse, certo».Le piace come personaggio politico? In molti lo hanno definito un “populista” per il suo stile diretto e per alcune scelte di campo«Quando vedo la sua foto in cui attacca i simboli dell’Italia in America, a cominciare da Cristoforo Colombo, mi indigno e rimango attonito; però poi mi dico che la cancel culture ha già esaurito la propria forza propulsiva. Quando lo sento semplificare su temi oggettivamente complessi avrei voglia di capire se davvero crede che possano bastare certi slogan per affrontare partite complicatissime. Ma un giudizio su Mamdani amministratore e politico è prematuro. Per il momento è stato un formidabile campaigner vincendo una partita quasi impossibile. Il resto si vedrà».Cos’ha Mamdani che manca ai politici italiani?«Il coraggio. Molti dei leader politici italiani sono aspiranti leader, in attesa del battesimo di qualche notabile. Questo ragazzo invece è partito dalle periferie e si è giocato casa per casa la possibilità di vincere. Non ha chiesto che gli dessero uno strapuntino: si è messo in gioco e ha vinto tutto. Molti dentro il mondo politico italiano non hanno la stessa forza e lo stesso dinamismo».Pensa che Trump riuscirà davvero a mettergli i bastoni tra le ruote?«Non credo. E l’endorsment del Presidente Trump che ha chiesto di votare il rivale di Mamdani, Cuomo, gli ha definitivamente fatto male. Trump userà Mamdami come spauracchio per impaurire gli elettori border line ma il presidente sa che le condizioni di vita in America sono davvero complicate per il ceto medio. E quindi la Casa Bianca fa bene – dal proprio punto di vista – a utilizzare il nuovo sindaco come mostro da offrire alla gogna pubblica, ma rischia un autogol se i temi di concretezza quotidiana posti da Mamndani diventeranno patrimonio di tutti».⁠Tornando all’Italia, se il tycoon mostra segni di cedimento, Meloni e il centrodestra sono sempre più saldi. Pensa che il referendum possa essere lo snodo? Il nostro “Mamdani”?«C’è solo uno snodo, le politiche. Il resto non conta quanto le politiche, referendum incluso. Noi non avremo un Mamdani ma dobbiamo costruire un percorso per stare insieme, tutti, senza eccezione. Poi chi ci metterà faccia si vedrà».L'articolo Renzi su Mamdani, nuovo sindaco di New York: «Cos’ha lui che manca alla maggior parte dei politici italiani? Il coraggio» – L’intervista proviene da Open.