La crisi d'identità della coppia Uil-Cigl

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Pierpaolo Bombardieri l’ha definita in diverse occasioni la crisi del settimo anno, ma forse quello che sta accadendo tra la Uil e la Cgil è piuttosto la crisi di identità di una coppia che sempre più fatica a riconoscersi come tale. Lo strappo più evidente è quello sul contratto degli enti locali: fermo da un anno e mezzo in virtù dell’alleanza sul fronte del No tra Cgil e Uil, si è improvvisamente sbloccato per il passaggio della Uil al fronte del Sì, firmando il contratto e lasciando la Cgil isolata. “Abbiamo apprezzato lo sforzo del governo”, hanno riferito i dirigenti della Uil, mentre i colleghi della Cgil definivano le proposte del ministro Zangrillo totalmente “irricevibili”. Quello sui contratti pubblici è stato solo lo strappo più vistoso. Ma da almeno un anno tra la maggiore e la minore delle confederazioni si nota una presa di distanze lenta ma costante. L’ultimo evento di stretta coincidenza di intenti tra Bombardieri e Landini risale alla proclamazione dello sciopero generale del 2024 contro la legge di Bilancio. L’anno scorso, contro la manovra del governo Meloni, ci furono cinque giornate di mobilitazioni, aperte da una manifestazione a piazza del Popolo. Ma già lì qualcosa non tornava: le bandiere blu della Uil tutte sul lato sinistro della piazza, quelle rosse della Cgil tutte a destra. Una separazione dovuta a motivi organizzativi, era stato spiegato: ma colpiva. Da allora, molte cose sono cambiate. E quest’anno, per la prima volta, allo sciopero generale che la Cgil intende proclamare contro la manovra (data probabile il 12 dicembre) la Uil non sembra proprio che ci sarà. Così come non c’era in piazza San Giovanni, nella manifestazione organizzata da Maurizio Landini il 25 ottobre scorso contro l’economia di guerra e la manovra. Non che Bombardieri sia entusiasta di questa legge di Bilancio, giudicata da tutti, sindacati e imprese, la più povera da lustri: ma almeno, ha spiegato il leader Uil, “questa volta il governo ha accettato il dialogo col sindacato”, accogliendone diverse proposte. Anche Landini ha riconosciuto al governo un cambio di passo, ma non è bastato a scongiurare un giudizio negativo sulla manovra, con inevitabile richiamo allo sciopero. Sta di fatto che la distanza tra le due organizzazioni è da tempo più frequente della vicinanza. Come nel caso dei referendum sul lavoro indetti dalla Cgil nella primavera scorsa: la Uil aveva teoricamente dato il proprio appoggio, ma poi non aveva partecipato alla campagna referendaria, si era tenuta lontana dai comitati per il Sì, e per di più aveva dato indicazioni di voto differenti dalla Cgil. Un altro non irrilevante segnale era arrivato a luglio, al congresso della Cisl, quando la neosegretaria Daniela Fumarola aveva rilanciato l’idea di un patto sociale. Landini aveva reagito con freddezza, respingendo l’offerta, tra i fischi della platea cislina. Bombardieri aveva invece definito interessante la proposta e si era detto, sia pure cautamente, disponibile a parlarne. E la stessa platea lo aveva ascoltato con attenzione e applaudito, archiviando così anche le asprezze che, in tempi non lontani, avevano portato la Uil a definire in modo assai poco lusinghiero la confederazione di Via Po. Passata l’estate la Cgil si è nuovamente ritrovata sola, o in compagnia dei sindacati autonomi come l’Usb, nelle piazze e negli scioperi proclamati nel nome di Gaza; mentre la Uil, così come la Cisl, preferiva manifestare la propria solidarietà al popolo palestinese attraverso raccolte di fondi. Un ulteriore motivo di allontanamento tra Cgil e Uil potrebbe arrivare anche sul referendum sulla riforma della giustizia che si terrà in primavera. Corso Italia sta già lavorando con i suoi giuristi per organizzare i comitati per il No alla riforma costituzionale, mentre la Uil, pur non essendosi ancora espressa, sembrerebbe intenzionata, anche questa volta, a tenersi fuori dalla contesa. Tuttavia, sarebbe sbagliato trarne la conclusione di un’ennesima rottura tra i sindacati. La Uil, storicamente, si è sempre alleata a volte con la Cisl e altre con la Cgil, cercando soprattutto di difendere la propria indipendenza, ma negli ultimi tempi aveva probabilmente un po’ sofferto il rapporto stretto con la Cgil. Per questo, più che una dolorosa separazione, potrebbe definirsi una crisi di identità: un’identità che sia la Cgil sia la Uil intendono ora recuperare, ciascuna per suo conto. La prima libera di essere sempre più esplicitamente di lotta, l’altra di tornare a essere, se non ago della bilancia, un elemento di mediazione, fuori dagli schieramenti.