Nuovi clamorosi dettagli emergono sul delitto di Garlasco. Un’inchiesta di Panorama, rilanciata in prima pagina da La Verità, ricostruisce un passaggio controverso della Procura di Pavia risalente al 2017: in soli venti giorni, i magistrati sarebbero passati dalla decisione di procedere con misure cautelari nei confronti di Andrea Sempio — all’epoca, come anche oggi, indagato — alla scelta opposta di archiviare il fascicolo. A capo della procura di Pavia a quel tempo c’era l’ex pm Mario Venditti, oggi indagato in due filoni d’inchiesta – uno appunto su Garlasco e l’altro sul cosiddetto «sistema Pavia» – per corruzione e peculato.La necessità di rinviare il deposito delle intercettazioniC’è un documento ufficiale della Procura di Pavia datato 23 febbraio 2017, intitolato «Richiesta di autorizzazione al ritardato deposito della documentazione relativa alle operazioni di intercettazione telefonica». L’atto, firmato da Venditti e dalla collega Giulia Pezzino, motivava la necessità di rinviare il deposito delle intercettazioni per «non compromettere il prosieguo delle indagini» e consentire agli inquirenti di valutare «le modalità esecutive dell’azione delittuosa».Il documento della procuraLa decisione di archiviareSolo venti giorni dopo, però, il 15 marzo, la stessa Procura decide di archiviare. Una svolta che oggi torna sotto la lente perché Venditti è a sua volta indagato per corruzione in atti giudiziari: secondo l’accusa, avrebbe incassato denaro dal padre di Sempio – Giuseppe, oggi a sua volta indagato – durante quell’indagine. Una circostanza che, se confermata, getterebbe ombre pesanti su una delle inchieste più delicate degli ultimi anni.Le intercettazioniMa come si è arrivati dalle intercettazioni alla richiesta di archiviazione? Andiamo per gradi. Venditti e la Pezzino chiedono al gip Fabio Lambertucci di autorizzare un pacchetto di intercettazioni a tappeto. Il nulla osta arriva il 2 febbraio 2017. I dispositivi vengono posti sotto controllo per 15 giorni, a partire dal 4-6 febbraio. Il 22 febbraio la polizia giudiziaria comunica la fine delle intercettazioni. L’attività investigativa, fino a quel momento, sembrava pronta a sfociare in misure restrittive. Infatti, Venditti e Pezzino, anziché depositare il materiale, come da prassi, chiedono di «autorizzare il ritardato deposito» delle telefonate intercettate, una procedura prevista dal codice di procedura penale solo quando «le esigenze di indagine lo richiedono». Le ragioni dietro il ritardato deposito delle intercettazioniIl motivo? I pm lo spiegano così: «Essendo ancora in corso le indagini volte a meglio circostanziare le modalità esecutive dell’azione delittuosa, nonché all’identificazione di eventuali concorrenti del reato, dal deposito dei verbali, delle registrazioni e della documentazione può derivare grave pregiudizio alla prosecuzione delle indagini stesse, in quanto devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva a carico degli indagati». Sarebbe a dire che i pm, venti giorni prima dell’istanza di archiviazione, chiedono al gip di poter tenere coperte le proprie carte per poter terminare di scrivere le proposte di arresto. Eppure, il 15 marzo successivo, lo stesso ufficio dispose l’archiviazione del caso. Un’inversione inspiegabile per molti, tanto che gli investigatori stessi, allora coinvolti nell’indagine, rimasero sorpresi dalla decisione. Cosa ha portato a questo cambio di decisione?Le accuse e i sospettiA destare ancora più sospetti c’è l’indagine a carico di Venditti proprio per il comportamento tenuto durante quell’indagine del 2017. L’ipotesi degli inquirenti è che abbia ricevuto pagamenti dal padre di Andrea Sempio, in cambio di una gestione più favorevole del fascicolo. E ora viene da chiedersi cosa sia successo in quei venti giorni. Perché una richiesta di misure coercitive si è trasformata in un’archiviazione in tempi record? E soprattutto: c’è un collegamento tra la condotta contestata oggi a Venditti e quella decisione del 2017? Domande che, per ora, restano senza risposta ufficiale. Ma la coincidenza tra le due vicende — la svolta improvvisa del fascicolo e l’attuale inchiesta per corruzione — sta alimentando nuovi sospetti sull’operato dell’ex procuratore e sulle modalità di gestione dell’indagine.L'articolo Garlasco, clamoroso scoop: «Venditti voleva arrestare Sempio, poi archiviò tutto in 20 giorni». I dubbi sulle intercettazioni e l’ipotesi di corruzione proviene da Open.