La guerra tra Russia e Ucraina è davvero un bell’affare per gli Usa, tanto che mi viene da pensare che questi si siano attivati negli anni per stuzzicare i russi al fine di scendere in campo, proprio per fare i loro affari. In fondo, come diceva Andreotti. “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.“Sicuramente gli Usa ci guadagnano con le armi, visto che “gli eserciti europei in media acquistano in America il 64% dei propri equipaggiamenti: la proporzione rischia di essere la stessa per gli 800 miliardi previsti dal piano Von der Leyen”, scrive Avvenire ma tralasciamo questo aspetto che dimostra quanto l’Ue sia lo zerbino degli yankees, e veniamo ai temi a me particolarmente cari, quello ambientale e quello sociale e limitiamoci al campo nazionale.Partiamo da un dato: gli Usa sono i maggiori esportatori mondiali di GNL, ossia di gas liquefatto. A seguito della guerra in Ucraina, l’Italia non importa più il gas russo, e, per compensare, ha aumentato considerevolmente le importazioni del GNL targato Usa. Nei primi sei mesi del 2025 la quantità di gas liquefatto che abbiamo comprato è aumentata del 35%. Quello acquistato dagli Stati Uniti è raddoppiato. Secondo i dati SNAM gli Usa sono ora il nostro principale fornitore di GNL, con una quota pari al 45%, davanti a Qatar (25,8%) e Algeria (18,5%). E il GNL è molto più costoso del gas che arriva in tubo: almeno il 50% in più, ma si può arrivare addirittura al quintuplo.Perché sia più costoso è lapalissiano. Il gas russo viene estratto e inviato a destinazione tramite oleodotti. Il GNL invece deve essere estratto con un processo complesso, stoccato dentro dei grandi refrigeratori, immesso in navi gasiere (sempre liquefatto), e poi inviato ai rigassificatori in giro per il mondo, dove viene appunto riportato allo stato di gas e finalmente distribuito. Il tutto con costi ambientali difficilmente calcolabili.Il gas viene estratto quasi solo con la tecnica del fracking, o fratturazione idraulica. Questa tecnica consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere lo strato di roccia di scisto, che può trovarsi a diverse profondità, anche oltre i 3000 metri. Attraverso un tubo rivestito di cemento, vengono poi iniettate grandi quantità di acqua miscelata con sabbia e sostanze chimiche, a una pressione tale da provocare delle micro-fratture nelle rocce. Queste fratture permettono al gas naturale di fuoriuscire dallo strato roccioso e risalire il tubo fino alla superficie, dove viene raccolto e immagazzinato.L’operazione comporta un enorme consumo di acqua, l’inquinamento del terreno di perforazione, la dispersione di metano in atmosfera, e un punto interrogativo: siamo sicuri che questi piccoli terremoti indotti in profondità alla lunga non portino conseguenze in superficie?Dopodiché a questi costi ambientali devono aggiungersi quelli dovuti al trasporto con grandi navi gasiere in tutto il mondo. Dove dovranno essere allestite apposite strutture nei punti di attracco: una nave per degassificare, che impatterà sul mare circostante perché la rigassificazione comporta il rilascio in mare di acqua più fredda con 0,2 milligrammi di candeggina per litro, e poi la rete di distribuzione dal mare nell’interno. Chiedete a Vado Ligure o a Porto Empedocle cosa ne pensano di avere un rigassificatore davanti alla costa…Ma se questi sono i costi ambientali, veniamo a quelli sociali. Una splendida anche se dolorosa inchiesta di Altreconomia nella baia di Corpus Christi, in Texas, dove viene estratto gran parte del GNL statunitense, ha fatto emergere le pessime condizioni di vita in cui giace la popolazione residente, in massima parte neri o latinoamericani, che hanno dovuto praticamente rinunciare all’attività di sostentamento legata alla pesca, e si ritrovano a dover pagare di più l’acqua, che viene destinata in primis all’industria di stoccaggio del gas.“Sapete quanto pago di acqua al mese? Quasi cento dollari, mentre l’industria paga l’acqua a 1,95 dollari al gallone, le famiglie la comprano a cinque dollari”. E, in caso di siccità (sempre più frequenti) viene privilegiata l’industria a scapito dei residenti. Ma qui di gas nelle viscere della terra ce n’è ancora in abbondanza e quindi l’impianto verrà addirittura ampliato e consentirà di esportare oltre 50 milioni di tonnellate metriche all’anno a partire dal 2026.Nel contempo il piano di sviluppo industriale complessivo di Corpus Christi prevede la costruzione di cinque impianti di desalinizzazione e sei per la produzione di ammoniaca necessaria per il raffreddamento. Intanto nell’entroterra si stanno formando dei laghi tossici dove le acque e le sostanze iniettate nel sottosuolo per la fratturazione idraulica delle rocce di scisto sono riemerse.Ora, quando i media vi dicono che noi invece di importare il gas dalla Russia lo importiamo dagli Usa pensate a tutto questo. Pensateci perché ovviamente ve lo taceranno.L'articolo I costi nascosti del GNL statunitense che si guardano bene dal dirvi proviene da Il Fatto Quotidiano.