La Toscana di centrosinistra insegue la legge “sparatutto” di Meloni: fucili tutto l’anno e per specie a rischio estinzione. E i cacciatori “tutelano la biodiversità”

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Fucili tutto l’anno, nel mirino specie a forte rischio estinzione, cacciatori definiti come i protettori della biodiversità e non un metro quadrato in più per le aree protette. Anche per la sinistra, almeno in alcune realtà, la fauna selvatica deve sottostare al profitto. E, di conseguenza, la tutela ambientale agli interessi economici. È ciò che dimostra la Regione Toscana, guidata dal centrosinistra, a colpi di calendari venatori in favore delle doppiette e, da ultimo, attraverso il Piano faunistico venatorio regionale.Andiamo con ordine. Il Piano è stato adottato lo scorso luglio, venerdì 7 novembre sono scaduti i termini per presentare le osservazioni da parte di associazioni e cittadini e ora la nuova Assemblea – che nel frattempo ha sospeso i lavori per le elezioni, con la riconferma di Eugenio Giani (Pd) – avvierà l’iter per l’approvazione definita. Approvazione, da quanto si apprende, che dai vertici della Regione viene vissuta come urgente. Già, perché se è vero che il disegno di legge Malan che vuole stravolgere la 157/92 (la legge sulla tutela della fauna selvatica e il prelievo venatorio) è fermo in commissione al Senato – e prima del nuovo anno, con buona certezza, non verrà preso in considerazione – è altrettanto vero che gli interessi locali del mondo agricolo, di quello venatorio e di quello degli armieri vanno salvaguardati.FUCILI IN PRIMA LINEA – Ed ecco allora che entra in gioco il Piano toscano, che pur non potendo toccare una legge nazionale, tenta di anticipare lo spirito del ddl voluto da Francesco Lollobrigida (e in buona parte scritto da Ettore Prandini, presidente di Coldiretti). L’operazione politico-culturale è identica a quella del centrodestra: se il Parlamento disegna il cacciatore come “bioregolatore” e “paladino della natura”, ecco che in Toscana è il primo a “tutelare la biodiversità”. I titolari di appostamenti fissi di caccia “contribuiscono, attraverso i propri appostamenti fissi di caccia, al mantenimento ed alla conservazione di preziose ‘oasi di biodiversità’“. Per il delegato regionale Wwf per la Toscana, Guido Scoccianti, “si tratta in realtà di trappole mortali per gli uccelli, altro che ‘oasi di biodiversità'”. Quante ce ne sono in Toscana? Ben 12mila. E il Piano, naturalmente, non prevede che vengano ridotte. E la manipolazione linguistica, di significato, è servita.Ma c’è dell’altro. “C’è un assalto armato alle specie che creano interferenze con l‘attività agricola. Si può sparare tutto il giorno, tutto l’anno, anche di notte, coi rischi connessi all’incolumità pubblica” prosegue Scoccianti. Il fatto grave è che, a differenza del passato, il nuovo Piano identifica sostanzialmente tutte le aree come potenzialmente agricole – anche dove l’agricoltura non è presente – e, dunque, come luoghi in cui praticare la caccia, di fatto, indiscriminatamente. “È una risposta, quella del fucile, che esclude in toto il lavoro su prevenzione e convivenza. Oltre al fatto che ha dimostrato, dove viene praticata, che non è efficace”. E dove non si può “sottacere sul fatto che la caccia costituisce una criticità” continua Scoccianti, “come in aree di particolare valore faunistico-ambientale, quali il Padule di Fucecchio, il Lago di Padule di Massaciuccoli e gli Stagni della Piana Fiorentina, si dice che una criticità c’è, ma nulla si dispone per eliminarla o, almeno, per ridurla”.A MORTE LE SPECIE A RISCHIO – Il Piano non prevede nulla per le specie in difficoltà. Anzi. L’ultimo calendario venatorio, introdotto dalla Giunta di centrosinistra, disattende in maniera sistematica le osservazioni della scienza, vale a dire dell’Ispra, inserendo tra le specie cacciabili alcune a fortissimo rischio estinzione. Mentre l’Ispra indica di chiudere il prelievo tout court per il Combattente limicolo e la Moretta (in quest’ultimo caso per il rischio di abbattimento “accidentale” della rarissima Moretta tabaccata) ecco la Toscana che va nella direzione opposta: si spari pure a entrambi. Ma non finisce qui. Per tutta una serie di altre specie l’Ispra indica di ridurre il periodo di caccia. E la Toscana, ovviamente, lo estende. Con preaperture e chiusure posticipate, periodi molto sensibili per i migratori, dei quali condizionano le migrazione e i periodi pre-nuziali. Succede per la Beccaccia, la Cesena, il Tordo sassello, il Tordo bottaccio e la Quaglia. In più la Regione ha dato il via libera per l’uccisione in deroga dello Storno (non del Fringuello, come fatto da altre regioni).Accanto al Wwf, ci sono altre associazioni che in questi giorni stanno chiedendo a Giani di non approvare il Piano o, quanto meno, di modificarlo: “Chiediamo alle istituzioni di rivedere radicalmente la linea politica in materia di fauna, ristabilendo il primato della biodiversità e della legalità ambientale sulle pressioni corporative” scrivono Alleanza Anti-specista, Atto Primo, Mountain Wilderness, Comitato Ambiente Siena, Apuane Libere, Cerm, Associazione Gabbie Vuote insieme ad altri comitati e a singoli cittadini che hanno sottoscritto il documento inviato a Giani. “La tutela dell’ambiente non è una concessione da bilanciare con le richieste di chi spara o coltiva, ma un dovere costituzionale ed europeo”.Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.itInstagramL'articolo La Toscana di centrosinistra insegue la legge “sparatutto” di Meloni: fucili tutto l’anno e per specie a rischio estinzione. 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