Il governo spagnolo ha notificato ufficialmente alla Fondazione Nazionale Francisco Franco l’avvio della procedura per la sua estinzione. La decisione, firmata dal ministro della Cultura Ernest Urtasun, arriva dopo il parere della Segreteria di Stato per la Memoria Democratica, che accusa l’ente di “apologia della dittatura” e di “umiliazione delle vittime del franchismo”.La fondazione era stata creata nel 1976, un anno dopo la morte del dittatore, con lo scopo dichiarato di “diffondere il pensiero e l’opera” del Caudillo – il titolo con cui Francisco Franco si autodefiniva – e da allora è diventata un punto di riferimento per i nostalgici del regime e per alcuni settori dell’estrema destra spagnola. Francisco Franco aveva governato la Spagna con un regime autoritario e repressivo dal 1939 al 1975, instaurato dopo la vittoria nella guerra civile contro la Repubblica: un periodo segnato da violazioni dei diritti umani, censura e persecuzioni politiche. La fondazione avrà tempo fino al 14 novembre per presentare le proprie difese. Se la procedura andrà avanti, sarà un giudice a decidere sulla chiusura definitiva.La mossa del governo Sánchez si inserisce nel quadro della Legge di Memoria Democratica, approvata nel 2022, che vieta enti o organizzazioni che esaltino la dittatura o neghino i crimini. Si tratta di una norma che aggiorna e rafforza la Legge di Memoria Storica voluta nel 2007 dall’allora premier socialista José Luis Rodríguez Zapatero, che per la prima volta aprì il dibattito pubblico sul riconoscimento delle vittime del franchismo. Con il governo conservatore di Mariano Rajoy (Partido Popular), la legge rimase però di fatto inattiva, privata di fondi e applicazione. Oggi, con il nuovo quadro legislativo, la Fondazione Francisco Franco rappresenta il caso più emblematico del conflitto ancora aperto tra memoria e oblio.Il ministero della Cultura ha analizzato più di 5.000 pubblicazioni della fondazione – dai comunicati stampa ai post sui social – concludendo che non persegue fini di interesse generale ma ha come obiettivo principale “la glorificazione di Francisco Franco e del suo regime”. Nei contenuti analizzati compaiono articoli che definiscono la Guerra civile spagnola come una “crociata”, celebrano la “liberazione” delle città conquistate dai ribelli nel 1936 e commemorano il 1° ottobre – giorno della nomina di Franco a Generalíssimo – come “una tappa decisiva nella rinascita della Spagna”.Il dossier della Segreteria di Stato evidenzia che la fondazione non solo glorifica il franchismo, ma “ridicolizza e disprezza” le vittime della dittatura. Nei testi si definisce il bombardamento di Gernika – la città basca rasa al suolo dai nazisti nel 1937 – come “una farsa”; si nega il lavoro forzato nella costruzione del Valle de Cuelgamuros (ex Valle de los Caídos, il mausoleo voluto da Franco per onorare i caduti del suo regime), e si arriva a sostenere che “il franchismo non commise genocidi, la Seconda Repubblica sì”. Secondo il costituzionalista Javier García Fernández, si tratta di una “strategia deliberata per legittimare la repressione e negare le violenze del regime”.Oltre al rilievo politico e simbolico, il caso della Fondazione Franco ha anche un forte impatto economico. Nonostante la sua attività di chiara apologia della dittatura, l’ente gode da anni di agevolazioni fiscali e incentivi pubblici previsti dalla Legge sul mecenatismo e le fondazioni. Queste norme – pensate per sostenere organizzazioni di “interesse generale” come quelle dedicate ai diritti umani, alla cultura o all’inclusione sociale – garantiscono esenzioni fiscali quasi totali: niente imposta sulle società, agevolazioni locali e deduzioni sulle donazioni. In pratica, i contributi privati alla Fondazione Franco sono parzialmente finanziati dallo Stato.Come spiega il professore di diritto tributario Salvador Montesinos, i primi 250 euro di donazione sono detraibili all’80%: chi dona quella cifra alla fondazione, di fatto, ne paga solo 50. Il resto – 200 euro – lo coprono i contribuenti attraverso le detrazioni fiscali.Le donazioni più alte godono di uno sconto del 40%, che sale al 45% se vengono ripetute per più anni consecutivi, un meccanismo noto come “incentivo di fedeltà”. Inoltre, le fondazioni possono firmare convenzioni con enti pubblici e privati, beneficiando di ulteriori sgravi. Nel 2001 la Fondazione Franco sottoscrisse un accordo con il ministero dell’Istruzione e della Cultura del governo di José María Aznar, e tra il 2000 e il 2004 ricevette fino a 150.000 euro di fondi diretti per la digitalizzazione dei suoi archivi.“Questi benefici sono, in sostanza, donazioni indirette dello Stato a un ente che celebra un dittatore”, denuncia Emilio Silva, presidente dell’Associazione per il Recupero della Memoria Storica (ARMH). Dopo la fase di audizione, il governo potrà chiedere misure cautelari per sospendere le attività della fondazione e, entro nove mesi, presentare la richiesta formale di estinzione in tribunale.Parallelamente, il ministero della Cultura sta verificando se l’archivio custodito dalla fondazione contenga documenti di interesse pubblico, per recuperarli, come già avvenuto nel caso del Pazo de Meirás, la villa galiziana appartenuta a Franco e restituita allo Stato nel 2020.A quasi cinquant’anni dalla morte di Franco, la Spagna continua a fare i conti con il proprio passato. La chiusura della fondazione che porta il suo nome non è solo un atto amministrativo, ma un gesto politico: chiudere l’ultimo santuario pubblico del franchismo, che per mezzo secolo ha goduto di denaro e privilegi, contribuendo – anche fiscalmente – a mantenere viva la memoria del dittatore.L'articolo Spagna, il governo avvia la chiusura della Fondazione Franco: “Glorifica la dittatura e disprezza le vittime” proviene da Il Fatto Quotidiano.