Fossil free Politics: buttiamo fuori le fonti fossili dalla politica (e dalle conferenze sul clima)!

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Non porterebbero mai i lobbisti del tabacco a una conferenza globale sulla salute, quindi perché dovrebbero portare i lobbisti dei combustibili fossili a una conferenza sul clima? Questo è il punto. Ora spieghiamo.Anche basta con i lobbisti dell’industria fossile che infestano le Cop È una vergogna che ai rappresentanti degli interessi dell’industria che ha di gran lunga le maggiori responsabilità per la crisi climatica sia consentito l’accesso in massa ai luoghi dove il mondo discute delle soluzioni per affrontare quella crisi. Infatti questo è uno dei motivi principali per cui tantissimi guardano alle Cop con enorme scetticismo.Nei giorni precedenti l’inizio della Cop30 in Brasile, sono circolate le cifre sui lobbisti fossili che hanno partecipato alle ultime quattro Cop: oltre cinquemila. Con una media alla Trilussa, fanno oltre 1.250 lobbisti per ciascuna Cop. Al summit di Belém si stima una partecipazione di circa 50mila persone, per cui 1.250 su 50mila è una quota giusto un tantino elevata per la “rappresentanza” di un “Paese”, quello delle fossili, che non esiste sulla carta geografica ma riesce a comandare costringendo il mondo a dipendere ancora da carbone, gas fossile e petrolio.Portare i lobbisti dei combustibili fossili a una conferenza sul clima e dire, per giunta, che l’industria fossile deve essere parte della soluzione vuol dire puntellare la sua licenza sociale ad operare. La stessa licenza sociale che la storia le sta giustamente e rapidamente togliendo per sempre.Chi sta provando a dire basta a tutto ciò non solo a parole ma nei fatti per fortuna c’è. Si chiama Fossil free Politics. È una campagna promossa da oltre 200 organizzazioni europee. Il suo focus è sulla politica dell’Unione europea e dei singoli Paesi europei. Il suo obiettivo è tagliare i legami tra l’industria fossile e la politica: “buttare fuori” le fossili dalla politica, insomma. Per impedire che continuino a esercitare la loro enorme influenza. Un po’ come accaduto per l’industria del tabacco.Cosa fa la campagna per raggiungere il suo obiettivo?Ha fatto pressione sul Commissario Ue per l’Azione per il Clima, l’olandese Hoekstra, affinché l’Ue non portasse nessun lobbista delle fossili in Brasile. Obiettivo che la campagna aveva già raggiunto alla Cop29, facendo segnare un netto cambio di passo rispetto al passato. I governi Ue, invece, alla Cop29 avevano continuato a portare i lobbisti fossili: Grecia e Italia (sic!) i Paesi con le delegazioni ufficiali più piene di lobbisti.Sul sito della campagna è disponibile il testo dell’impegno formale che può essere firmato dai membri del Parlamento Ue, il Mep pledge: è l’impegno a eliminare gli interessi dell’industria fossile dalla politica. È ispirato all’articolo 5.3 della Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la lotta al tabagismo, che sostituendo “lotta al tabagismo” con “lotta alla crisi climatica” e “industria del tabacco” con “industria dei combustibili fossili” suonerebbe così: “definendo ed applicando le loro politiche di salute pubblica in materia di lotta alla crisi climatica, le Parti fanno in modo che tali politiche non siano influenzate dagli interessi commerciali e di altro tipo dell’industria dei combustibili fossili, conformemente alla legislazione nazionale”.La campagna chiede anche altre cose, fra cui: stop ai meeting dei decision-maker coi lobbisti delle fossili; stop alla presenza di rappresentanti delle fossili in organismi che svolgono attività di consulenza per le istituzioni pubbliche; stop alle porte girevoli tra settore pubblico e industria delle fossili; stop a rapporti di sponsorizzazione e partnership con l’industria fossile.Chi pensa che sia una vergogna che un esercito di lobbisti fossili sia accolto col tappeto rosso là dove si prendono decisioni per contrastare la crisi climatica, può sostenere la campagna in vari modi: iscrivendosi alla newsletter per restare informati; seguendola e rilanciando le sue iniziative sui social network; divulgandone l’esistenza fra le proprie conoscenze, dalla famiglia al lavoro agli amici al bar; tempestando i propri rappresentanti eletti in Europa con lettere, email, messaggi e tag sui social media, per sollecitarli a sottoscrivere il pledge; o scendendo in piazza al prossimo climate strike con il cartello: “Fuori le fossili dalla politica”.L'articolo Fossil free Politics: buttiamo fuori le fonti fossili dalla politica (e dalle conferenze sul clima)! proviene da Il Fatto Quotidiano.