Lei si chiama Giada Bernardi ed è un avvocata che ha fondato GiustiziAnimale. Come si legge sul Corriere della Sera, dove Bernardi racconta la sua storia, si tratta di uno studio legale incentrato sulla difesa degli animali “qualunque essi siano. Cani, gatti, cavalli, conigli, mucche, pecore, orsi, lupi, pitoni, astici e persino pesci rossi hanno calcato il pavimento del mio ufficio. Le loro storie hanno riempito pagine di diffide, atti di citazione, ricorsi, sentenze, ordinanze e denunce. In un Paese che li considera in parte ancora come cose, io li difendo come fossero persone“.Intanto, l’avvocata spiega cosa è cambiato con la legge Brambilla: “Se da un lato le pene, sia la reclusione che le multe, sono state aumentate per quasi tutti i reati che ci fanno stringere lo stomaco come uccisioni, maltrattamenti, combattimenti vietati e abbandoni, dall’altro ci sono ancora lacune per casi come la malasanità veterinaria“. Casi che, precisa, sono moltissimi. Una storia che le è rimasta nella mente? “Quella della piccola Greta, soprattutto per la sofferenza che ho visto negli occhi della sua padrona Marina. Greta era una bassotta tedesca di quattro anni, che non aveva mai avuto problemi di salute. Come spesso accade, su consiglio del veterinario, la cagnolina è stata sottoposta a un intervento di sterilizzazione preventiva, che il medico aveva definito una ‘chirurgia di routine senza rischi’. Eppure, la piccola da quella sala operatoria non è uscita reggendosi sulle sue zampe. È morta durante l’intervento per un arresto cardiaco causato dall’anestesia. Uccisa dal sanitario che l’ha prima anestetizzata e poi operata senza effettuare un emocromo, un ecocardiogramma, né un’ecografia: esami basici e di rito che avrebbero rivelato, tra le altre cose, quale fosse stato il farmaco anestetico adatto a lei, scongiurandone il decesso”. E il veterinario – spiega ancora – “ha detto testualmente alla proprietaria: ‘Ho ucciso il suo cane. È andata male. Nove volte su dieci riesce’. Insomma, una roulette russa sulla pelle degli animali fatta da chi, invece, dovrebbe usare ogni accortezza nel curarli e salvarli”. La proprietaria ora è in causa e non rimane che attendere ma l’auspicio è che il veterinario “pagherà la multa e continuerà a esercitare la sua professione, si spera con maggiore scrupolo”.L'articolo “Il veterinario ha detto testualmente alla proprietaria ‘ho ucciso il tuo cane. È andata male. Nove volte su dieci l’intervento riesce’. Ora la causa è aperta”: parla Giada Bernardi di GiustiziAnimale proviene da Il Fatto Quotidiano.