“Se, per omissione o coazione, ho comunque inavvertitamente dato prova di una qualsiasi forma di sessismo, razzismo, culturalismo, nazionalismo, regionalismo, anzianismo, aspettismo, capacitismo, dimensionismo, specismo, intellettualismo, socioeconomicismo, etnocentrismo, fallocentrismo, eteropatriarcalismo, o altro tipo di pregiudizio ancora senza nome, chiedo venia ed esorto il lettore ad avanzare proposte di rettifiche”. Mette le mani avanti James Finn Garner, scrittore, autore satirico, “discendente di europei bianchi, tutti defunti”, e soprattutto artefice del divertentissimo e ancor più illuminante Fiabe della Buonanotte politicamente corrette, che dopo aver dominato per lunghissimo tempo la classifica del New York Times con oltre 3 milioni di copie vendute esce ora in Italia, e in edizione ampliata, per Libreria Pienogiorno.Considerato “una pietra miliare di umorismo che si fa beffe delle manie politicamente corrette”, osannato dal recensore del Times di Londra come “bellissimo, elegante, ancor meglio di quanto io possa mai trasmettere”, tradotto in 25 lingue, dalla Norvegia al Giappone, e più volte adattato per il teatro, il libro riscrive le fiabe della nostra infanzia, da Cenerentola ai Tre porcellini, da Cappuccetto rosso al Pifferaio magico, per smascherare con una risata la dissennatezza di tempi magari più “illuminati” ma certamente troppo suscettibili. Così, i nani di Biancaneve diventano sette uomini verticalmente limitati, Cenerentola ripudia le idee irrealistiche sulla bellezza femminile e l’anatroccolo non è più brutto, ma “giudicato sui suoi meriti personali e non sull’aspetto fisico”.Con piglio irresistibile e acutissima ironia, le fiabe purgate da ogni sorta di pregiudizio e discriminazione su streghe, giganti, nani, goblin, troll e fate – senza contare che “nell’ipocrita Copenaghen di Hans Christian Andersen i diritti inalienabili delle sirene non erano minimamente presi in considerazione” – evidenziano come il confine tra buonsenso e follia sia alquanto labile. E che non solo il sonno della ragione, ma anche l’eccesso di politicamente corretto può generare mostri. Pardon: creature esteticamente svantaggiate.Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo l’esilarante nuova versione “politicamente corretta” del più iconico dei nostri C’era una volta: Cappuccetto RossoC’era una volta una personcina di nome Cappuccetto Rosso che viveva con la madre al limitare di un grande bosco. Un giorno sua madre le chiese di portare un cestino di frutta fresca e acqua minerale a casa della nonna… non perché fosse un lavoro da femmine, badate bene, ma perché era un gesto generoso e contribuiva a promuovere un senso di comunità. Per di più, la nonna non era malata, ma in perfetta salute fisica e mentale e del tutto in grado, da adulta matura qual era, di prendersi cura di sé.E così Cappuccetto Rosso si avviò nel bosco col suo cestino. Molti credevano che la foresta fosse un luogo inquietante e pericoloso, e non ci mettevano mai piede. Ma lei era così sicura della propria sbocciante sessualità che quelle fantasie freudiane fin troppo ovvie non le facevano né caldo né freddo.Mentre era in cammino, fu avvicinata da un lupo che le chiese cosa avesse nel cestino. Lei rispose: «Uno spuntino salutare per la nonna, anche se, essendo un’adulta matura, è senz’altro in grado di prendersi cura di sé».Al che il lupo replicò: «Sai, mia cara, non è prudente che una bambina se ne vada in giro da sola per questi boschi».E Cappuccetto Rosso ribatté: «Ritengo estremamente offensivo il tuo commento sessista, ma lo ignorerò per via della tua tradizionale condizione di emarginato della società, una situazione stressante che ti ha spinto a sviluppare una visione particolare delle cose, del resto perfettamente valida. Adesso, se vuoi scusarmi, devo andare». E proseguì sul sentiero principale.Ma poiché la condizione di emarginato della società lo aveva affrancato da una pedissequa adesione al modo di pensare lineare di stampo occidentale, il lupo conosceva una strada più veloce per arrivare dalla nonna. Fece irruzione in casa e la divorò, una linea di condotta assolutamente valida per il carnivoro che era.Dopodiché, svincolato da credenze rigide e tradizionaliste su ciò che era maschile o femminile, si mise la camicia da notte della nonna e si infilò a letto.Cappuccetto Rosso entrò nella casetta e disse: «Nonna, ti ho portato uno spuntino privo di grassi e di sodio in segno di rispetto per il tuo ruolo di matriarca saggia e nutrice».Dal letto, il lupo le rispose a voce bassa: «Avvicinati, bambina mia, perché possa vederti meglio».Cappuccetto Rosso replicò: «Oh, dimenticavo che sei visivamente sfavorita tal quale un pipistrello. Nonna, che occhi grandi che hai!»«Hanno visto molto e perdonato molto, mia cara».«Nonna, che naso grande che hai… in senso relativo, ovviamente, e senz’altro a suo modo attraente».«Ha annusato molto e dimenticato molto, mia cara».«Nonna, che denti grandi che hai!»«Sono felice di essere ciò che sono e come sono», ribatté il lupo puntuto e balzò dal letto. Agguantò Cappuccetto Rosso piantandole addosso gli artigli, intenzionato a divorarsela.Cappuccetto Rosso urlò, non perché fosse spaventata dall’evidente tendenza del lupo al travestitismo, ma per via della deliberata invasione del suo spazio personale.Le sue urla furono udite da una persona taglialegna (o tecnico della legna da ardere, come preferiva essere chiamata) che passava lì davanti.Piombò nella casetta, vide la zuffa e cercò di intervenire. Ma quando alzò la scure, Cappuccetto Rosso e il lupo si bloccarono.«Si può sapere cosa credi di fare?», domandò Cappuccetto Rosso.La persona taglialegna batté le palpebre e cercò di replicare, ma non le uscì di bocca neanche una parola.«Fare irruzione qua dentro come un cavernicolo, usando la forza al posto del cervello!», esclamò Cappuccetto Rosso. «Sessista! Specista! Come osi presumere che donne e lupi non siano capaci di risolvere i loro problemi da soli senza l’intervento di un uomo!»Quando udì il discorso appassionato della nipote, la nonna saltò fuori dalla bocca del lupo, strappò la scure dalle mani della persona taglialegna e le spiccò la testa in un colpo.Dopo quell’ardua prova, Cappuccetto Rosso, la nonna e il lupo avvertirono una certa comunanza di propositi. Decisero quindi di formare una famiglia alternativa basata sul reciproco rispetto e sulla collaborazione, e vissero per sempre felici e contenti nel bosco.L'articolo “Non chiamateli nani, ma uomini verticalmente limitati. L’anatroccolo non è brutto, è solo incompreso”: arrivano in libreria le “Fiabe della Buonanotte politicamente corrette” – L’ANTEPRIMA proviene da Il Fatto Quotidiano.