Verso un Consiglio di sicurezza nazionale per le minacce ibride?

Wait 5 sec.

Dalle incursioni aeree russe ai sabotaggi subacquei, dagli attacchi cibernetici alle campagne di disinformazione, fino alla manipolazione delle elezioni e all’uso di attori criminali come strumenti di destabilizzazione, ciò che appare come una somma di episodi isolati compone invece un unico scenario: la normalizzazione dell’anomalia. Le democrazie liberali occidentali sono oggi sottoposte a un attacco cognitivo senza precedenti.Si erodono progressivamente le soglie concettuali tra vero e falso, guerra e pace, informazione e manipolazione. È un attacco alla misura, nel senso filosofico del termine: una corrosione lenta della capacità collettiva di discernere, verificare, reagire.La democrazia come bersaglioLa democrazia non crolla più per i colpi di Stato teorizzati da Machiavelli o Luttwak. Oggi si sgretola dall’interno, sotto la spinta multivettoriale dell’erosione epistemica.Il nuovo campo di battaglia è la mente collettiva. L’attenzione pubblica è sovraccaricata, l’ambiguità moltiplicata, la verità sostituita dalla plausibilità, dalla saturazione del dubbio.Ogni piccolo abuso, ogni distorsione o manipolazione, anche se in apparenza irrilevante, contribuisce alla boiling frog syndrome della democrazia. Ovvero, un lento adattamento all’anomalia, fino alla sua accettazione come normalità. Le piattaforme digitali ne diventano i fornelli cognitivi, regolando la temperatura del consenso.L’attacco alla politicaLa nebbia percettiva non avvolge solo l’utente. È l’intero spazio politico a esserne soffocato. Ogni crisi, pandemica, militare o energetica, ha minato la fiducia pubblica nella capacità delle istituzioni di dire la verità e fornire chiarezza.Ogni linea di faglia diventa così un varco per le minacce ibride. Le democrazie, svuotate del loro nucleo vitale, mantengono la forma ma perdono il contenuto: sostituendo la complessità con slogan, la deliberazione con la performance. Il sistema democratico continua a funzionare, ma smette di credere in sé stesso.Il confronto tra sistemiLa competizione globale tra democrazie e autocrazie non è nuova, ma oggi è amplificata dalle loro caratteristiche strutturali. Le prime discutono e cercano il consenso; le seconde decidono e agiscono in verticale.Quando la minaccia è ibrida, rapida e dinamica, questa asimmetria diventa vulnerabilità strutturale. Difendersi è più lento, più costoso, più divisivo. L’unanimità diventa ostacolo, la lentezza decisionale una falla strategica.La guerra ibrida mira, dunque, a disattivare la soglia cognitiva delle società aperte: un “moral bombing” che, evoluzione del pensiero di Douhet, non colpisce più le infrastrutture fisiche ma quelle epistemiche. L’obiettivo è una democrazia esausta, polarizzata, incapace di distinguere.Continuare a interpretare gli avvenimenti in termini binari (guerra o pace, vero o falso) significa restare nella pentola bollente. Serve una politica della misura che sappia ricostruire soglie, proporzioni e responsabilità.Questo implica formazione critica, reti di verifica informativa e apparati di “intelligence cognitiva” in grado di proteggere la mente collettiva. Se la mente è il campo di battaglia, servono menti addestrate, capaci di analizzare, discernere e reagire.Verso un Consiglio di Sicurezza Nazionale per le minacce ibride?Per rispondere a un attacco che è insieme cognitivo, tecnologico e politico, occorre una struttura strategica permanente, proposta ripresa da più addetti ai lavori, dal settore pubblico fino a quello privato.Un Consiglio di Sicurezza Nazionale sulle minacce ibride, che possa essere articolato in almeno cinque pilastri operativi.Un reparto di studio, dedicato alla creazione di una dottrina nazionale sulle minacce ibride, capace di integrare pensiero strategico, ricerca accademica e formazione politica.Accanto, una divisione di analisi, responsabile dell’osservazione costante delle minacce quotidiane, della raccolta di segnali deboli e dell’elaborazione di scenari di rischio, sciogliendo la complessità strutturale che caratterizza la guerra ibrida.Un reparto di rapid response, unità di pronto intervento interistituzionale, in grado di reagire tempestivamente a campagne di disinformazione, attacchi cyber o crisi percettive, affiancato dall’attività di una squadra di comunicazione strategica.Una divisione di collegamento Interforze, ponte operativo tra le agenzie di sicurezza, le forze armate e l’Esecutivo, con canali di comunicazione diretti e coordinati.Un modello che potrebbe così poggiare su un approccio multidisciplinare, che unisca visione, strategia e capacità operativa. Sinergie pubblico – privato, accademia e istituzioni, mondo civile e militare, per la protezione della resilienza cognitiva nazionale, contrastando la nebbia percettiva e contenendo l’erosione epistemica che, ininterrottamente, mina la tenuta delle democrazie liberali.