Giovanni Falcone in passato ha dichiarato: “Per il suo funzionamento occorre una profonda trasformazione dell’ordinamento giudiziario e non è pensabile né logicamente plausibile in un codice che accentua vistosamente le caratteristiche di parte del PM pensare che le carriere dei magistrati del Pubblico Ministero e quelle dei giudici potranno rimanere ancora a lungo indifferenziate”. Le dichiarazioni di Luca PalamaraL’ex magistrato Luca Palamara interviene in diretta e prende posizione sulla Riforma della giustizia. Approvata dal Parlamento ma senza la maggioranza qualificata, sarà sottoposta a Referendum confermativo nella primavera del 2026. Il provvedimento punta alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri e a nuove norme disciplinari per la magistratura. Il governo la presenta come un passo verso maggiore trasparenza ed efficienza, mentre le opposizioni denunciano rischi per l’indipendenza dei magistrati. Il voto dei cittadini deciderà se confermare o respingere la riforma, aprendo un dibattito sul futuro della giustizia in Italia.“Abbiamo sentito Giovanni Falcone, ma possiamo citare anche un illustre processualista, Franco Cordero, che per chi ha studiato giurisprudenza rimane non solo una delle persone più autorevoli, ma anche un ricordo vivissimo di quanto fosse difficile e complicato superare l’esame di procedura penale. Sosteneva che, in un processo penale come il nostro, le carriere di chi accusa e di chi difende devono inevitabilmente restare separate rispetto a chi poi deve giudicare. Questo è il tema, piuttosto che se è stato sottolineato da Gelli o Pincopallo”. Il diritto di difesaPalamara chiarisce come il nodo centrale è capire se nel processo penale il diritto di difesa sia meglio tutelato quando chi accusa e chi difende restano su un piano equilibrato rispetto a chi giudica. Non si tratta solo del passaggio di magistrati da una funzione all’altra, ma di un principio ordinamentale rafforzato dalla modifica dell’Articolo 111 della Costituzione, che ha introdotto il giusto processo nel 2001.Chi ha svolto per anni il ruolo di pubblico ministero sostiene che l’unione delle carriere faciliti l’azione dell’inquirente, soprattutto nei processi più rilevanti e di interesse pubblico, nei rapporti con il GIP e con il giudice. La storia giudiziaria italiana mostra che questa dinamica è reale, anche se spesso nei media se ne dà un’immagine semplificata: per comprenderla appieno, occorre guardare a casi concreti. In ultima battuta, l’ex magistrato dichiara come “oggi siano maturi i tempi e le condizioni per mostrare agli italiani tutta l’ipocrisia che ha caratterizzato una parte della magistratura. Sarebbe però un errore pensare che tutta la magistratura sia coinvolta: essa rimane un bene fondamentale per il Paese, un’istituzione essenziale”. Allo stesso tempo sottolinea come sia “giusto che ci sia un dibattito critico all’interno della magistratura e che si continui a proporre ciò che molti magistrati auspicano ancora oggi: il sorteggio, l’assenza di politicizzazione del magistrato e il rifiuto di prestarsi a narrazioni che favoriscono una parte politica piuttosto che un’altra. Le posso assicurare che molti magistrati, con i quali sono in continuo contatto, desiderano questo. Ovviamente, per realizzarlo, serve una nuova classe dirigente all’interno della magistratura, oggi in parte soffocata dall’attuale maggioranza”.The post Luca Palamara chiarisce le parole di Giovanni Falcone che illuminano sulla Riforma della Giustizia appeared first on Radio Radio.