Per Paolo Scaroni, presidente del Milan, il nuovo stadio condiviso con l’Inter non è solo un’infrastruttura sportiva: è il progetto che può segnare un salto di qualità per la città. «Il nuovo stadio può rappresentare il motore di un nuovo scatto per la crescita della città, come lo furono CityLife e Porta Nuova», spiega in un colloquio con Moneta (il settimanale economico di Il Giornale, Libero e Il Tempo), sottolineando come “due casi-simbolo di rigenerazione urbana” abbiano contribuito a ridisegnare la Milano contemporanea.Scaroni ricorda di aver iniziato la battaglia per un impianto moderno nel 2018, appena diventato presidente: «Avendo visto gli stadi di molte grandi città nel mondo, ho capito subito che San Siro non era più adeguato: oggi è uno stadio fuori dal tempo».«Nel nuovo impianto l’esperienza sarà magnifica»L’attuale Meazza, spiega, non può più garantire un’esperienza all’altezza delle aspettative di un club globale. Il nuovo stadio «avrà 71.500 posti, con gradinate più vicine al campo, pendenze spettacolari, sedute più confortevoli e tecnologia Led su vari anelli con grandi maxischermi». Un impianto “pienamente accessibile”, con aree per famiglie, massima sicurezza e un’offerta premium finalmente competitiva in Europa.Proprio queste aree, ribadisce Scaroni, rappresentano un fattore economico decisivo: «Posso assicurare che almeno il 10% degli incassi deriverà da queste attività. Spesso anche di più. A San Siro è impossibile farla evolvere oltre il contributo attuale».Ma l’operazione non punta a trasformare lo stadio in un luogo d’élite: «No, sarà dedicato a tutti gli spettatori. Sul punto ci sono troppe fake news. I posti premium ci permetteranno di mantenere prezzi accessibili per tifosi e famiglie». La visione condivisa con Gerry Cardinale e RedBird è quella di «un’icona moderna, multifunzionale e sostenibile», viva ben oltre i novanta minuti di gioco.Uno stadio vivo sette giorni su setteL’obiettivo è portare a Milano quanto già accade negli impianti di Londra, Monaco, Madrid: «Vogliamo uno stadio vivo tutta la settimana, non solo quando si gioca. Non inventiamo nulla di nuovo: porteremo a Milano ciò che già esiste altrove. E vogliamo farlo ancora meglio». DOCUMENTISan Siro, i dettagli del finanziamento da 350 milioni dalle banche per Inter e MilanTutti i dettagli dell’accordo per il prestito ai club legato all’operazione di acquisto dell’impianto e delle aree limitrofe.Un percorso, quello verso il nuovo impianto, tutt’altro che lineare. «Le obiezioni sono state due», ricorda Scaroni. «La prima: “State abbandonando la Scala del calcio…”. È una posizione comprensibile ma dettata dalla nostalgia. La seconda: “Perché non ristrutturare San Siro?”. Una ristrutturazione profonda sarebbe stata impossibile: a San Siro si giocano tre partite a settimana, trasformarlo in cantiere era impraticabile».Gli anni passati sono stati «una pedalata in salita», complicata anche dalla riluttanza dell’opinione pubblica e dall’incertezza della politica locale. Il cambio di clima è arrivato quando molti tifosi hanno visto cosa offrono oggi gli stadi moderni: «Le immagini dei Mondiali in Qatar, degli impianti tedeschi, inglesi e del Real Madrid hanno fatto riflettere molti».La svolta: la decisione del Comune di vendere lo stadioIl vero punto di svolta, spiega Scaroni, è arrivato all’inizio del 2024: «L’amministrazione comunale ha deciso di vendere lo stadio. L’interlocuzione con il sindaco Giuseppe Sala, il ministro Alessandro Giuli e la Sovrintendenza è stata fondamentale. Quella decisione ha permesso di completare un percorso di grande sintonia con l’Inter e con Oaktree, rappresentata da Kathrine Ralph».Ricavi, impatto economico e occupazioneLe aspettative economiche per i due club sono chiare: «Ci aspettiamo una crescita dei ricavi da stadio simile a quella di Tottenham, Arsenal o Real Madrid, che hanno raddoppiato i valori con un nuovo impianto, senza aumentare i prezzi dei biglietti popolari».ANALISIL’impatto di un nuovo stadio: quanto incide sui ricavi dei clubIl tema dei nuovi impianti continua a tenere banco in Italia e non solo: ecco che effetto ha avuto sui ricavi dei top club europei e italiani che hanno costruito lo stadio negli ultimi anni.La ricaduta per Milano sarà ancora più significativa. Citando uno studio Ambrosetti, Scaroni evidenzia come «in fase di costruzione il progetto muoverà oltre 4,5 miliardi di euro. Per ogni euro investito, ci sarà un ritorno di 2,5 euro». L’impatto sul territorio lombardo sarà di 3 miliardi, «di cui non meno di 950 milioni nella Città Metropolitana», mentre «a stadio operativo, il beneficio stimato supererà 3 miliardi l’anno».Sul fronte occupazionale, «in fase di costruzione si creerà lavoro per oltre ottomila persone a tempo pieno, e in fase di operatività per più di sedicimila». Il progetto, aggiunge, «donerà alla città un quartiere tutto nuovo, verde, moderno, vivibile».Tempi e passaggi: obiettivo Europei 2032La progettazione è ora nelle mani di due firme di livello mondiale, Norman Foster e David Manica: «Garanzia di un risultato eccellente». Seguiranno un anno di sviluppo dei dettagli e la Conferenza dei Servizi. «L’obiettivo è avviare i lavori nei primi mesi del 2027 e completarli in tre anni, in tempo per ospitare gli Europei del 2032».Foster+Partners, lo studio del nuovo San Siro: «Contesto storico fondamentale nei nuovi stadi»Ne ha parlato Myron Sullivan, architetto impegnato sul progetto per il nuovo impianto di Inter e Milan.Dopo il trasloco, partirà la riqualificazione dell’area del vecchio Meazza: «Un albergo, le sedi dei due club, un centro commerciale e il museo di Milan e Inter. Contiamo che attirerà almeno mezzo milione di visitatori l’anno».Burocrazia, concorrenza inglese e futuro della Serie ASui rischi di nuovi rallentamenti, Scaroni è sereno: «Non credo. Dopo la decisione del Comune tutto si è mosso in modo efficiente. La procedura adottata, prevista dalla legge stadi, non prevedeva alcuna gara e nessuna possibilità di turbativa».Resta il tema del divario con i club inglesi: «Il gap deriva da due fattori: i ricavi da stadio — che possiamo colmare — e i diritti tv internazionali. La Premier vende diritti per 2,2 miliardi, la Serie A per 200 milioni». Da questo punto di vista, «l’esperienza di Gerry Cardinale — che insieme a Skydance ha recentemente acquisito Paramount — può essere un grande valore aggiunto per tutto il sistema».La ricetta per ridurre la distanza, secondo Scaroni, parte da un presupposto semplice: «La Serie A deve tornare a essere la lega più ambita dai grandi campioni. Il primo passo è costruire stadi moderni, accoglienti e sostenibili: da lì può ripartire non solo il calcio italiano, ma un nuovo modo di vivere lo sport nel nostro Paese».