Una serissima genetista inglese, analizzando il Dna di Adolf Hitler, ha scoperto che il dittatore soffriva della sindrome di Kallmann, dal nome del medico, uno psichiatra-genetista americano, che la identificò. Si tratta di una malattia rara, complessa, perché combina insieme due anomalie importanti: l’ipogonadismo e l’anosmia. Insomma: una certa piccolezza dell’apparato genitale, talvolta mancante di qualche accessorio importante (e non chiedete maggiori dettagli all’estensore dell’articolo, per favore) e la perdita di percezione degli odori.Ora, battutacce a parte, pare, peraltro, alquanto diffuse all’epoca tra le truppe alleate, sulla fragile virilità del Fuhrer, viene da domandarsi: ci saremmo trovati di fronte allo stesso diabolico e rancoroso personaggio che tanti lutti indusse al mondo intero se il meschino avesse potuto passare la sua giovinezza in piena integrità corporale, conteso da bionde fanciulle germaniche simili a dee delle saghe nordiche e, visto che ci siamo, magari anche pittore di paesaggi apprezzato dalla critica? Ovviamente la Storia con i se non è storia ma romanzo, tuttavia appare facile pensare che nell’evoluzione psicologica di una giovane vita quell’anomalia abbia potuto giocare il suo peso, costruendo attorno al personaggio una cortina di difesa fatta di fiele, di odio, di solitudine assoluta e di diffidenza nei confronti degli esseri umani. Infatti andava più d’accordo con gli animali.Hitler fu in affollata compagnia in quel periodo storico che conobbe una quantità spropositata di dittatori: erano in Italia, in Cina, in Unione Sovietica, tanto per restare ai più famosi. Furono tutti analizzati dal punto di vista psichiatrico traendo dai loro prolassi di disumanità una serie di importanti informazioni: Mao Tse Tung aveva i denti puzzolenti perché non li lavava mai, faceva il bagno solo se gli mettevano nella vasca fanciulle minorenni, e curava le sue numerose crisi di nervi bevendo alcol a gogò. Stalin era un paranoide: il medico psichiatra Vladimir Bechterev nel 1927 certificò la sua malattia e morì subito dopo in circostanze misteriose. Era crudele e manipolatore e, probabilmente proiettando sé stesso sugli altri, non si fidava di nessuno; anche Mussolini era una personalità borderline, animato da pulsioni irrazionali e capricciose, che avevano come spinta non già un disegno destinato alla prosperità della nazione, bensì un irrefrenabile bisogno di affermazione del proprio ego, come racconta lo storico Franzinelli nel recente libro Mussolini, la menzogna del comando (Laterza, 2023).La linea rossa che lega fra loro queste personalità disturbate è, appunto, quella della ricerca di un riscatto ad un ego umiliato, compresso e comunque tragicamente irrisolto e poi esploso nelle forme che abbiamo potuto vedere. Dopo la seconda guerra mondiale, con la ripresa e il rafforzamento delle democrazie liberali, soprattutto nel mondo Occidentale, la ricostruzione del pluralismo politico con i partiti politici e la partecipazione popolare alla cosa pubblica attraverso la rappresentanza democraticamente eletta, l’analisi psichiatrica non venne più applicata: il velo razionale steso dalle ideologie e la devoluzione del potere nelle mani del popolo sovrano che si esprime con la scelta dei legislatori, ha premiato discipline come il diritto pubblico, la scienza politologica e l’economia, per comprendere, interpretare e prevedere la politica che era diventata contendibile e plurale.Oggi c’è un impressionante ritorno a rimettere nelle mani di uomini (e donne) soli al comando, anche nelle società occidentali, le decisioni che una volta erano assunte da organi collegiali. Nella sostanza è così, quale che possa essere l’impalcatura ordinamentale che ancora regge i paesi liberaldemocratici. Del resto siamo in una fase in cui l’ideologia sembra essere morta e sepolta sotto le ceneri del Muro di Berlino 36 anni fa. Una fase molto “post”, forse anche post-democratica.Forse allora non sarebbe sbagliato ripristinare le scienze della psiche, applicate ai nuovi protagonisti assoluti (che paiono talvolta così strani, con i loro mutamenti d’umore bambineschi, la leggerezza con cui lanciano anatemi qua e là e maneggiano armi di distruzione di massa come fossero petardi di carnevale), per capire la politica di oggi. Del resto a sapere prima che il Fuhrer aveva quei problemi che abbiamo scoperto grazie alla genetista inglese Turi King, forse qualcosa per tempo qualche bravo dottore l’avrebbe saputa fare.