Il ritardo italiano nell’impiantistica sportiva, visto però non come un’occasione di recitare il “mea culpa” per quanto non fatto, ma osservando quello del potenziale insito in questo settore in vista degli Europei 2032. Manifestazione che l’Italia organizzerà insieme alla Turchia a patto che il nostro Paese assicuri alla UEFA almeno cinque stadi che rispettino le norme continentali per ospitare manifestazioni di questo tipo. In caso opposto l’intera kermesse passerà in toto alla nazione anatolica con un danno d’immagine pesantissimo per l’Italia e forse anche per l’intera Unione europea.È stato questo il tema di due importanti eventi dei quali Calcio e Finanza ha avuto l’onore di essere protagonista andati in scena in questi giorni: uno di natura soprattutto economico-legale e volto principalmente alla business community e l’altro ai più alti livelli politici europei visto che si è svolto al Parlamento europeo a Bruxelles.Il futuro degli stadi nel convegno di Clifford ChanceEntrando nello specifico è ormai noto che l’Italia sconta un impressionante ritardo nell’impiantistica sportiva. Per dare un’idea basti pensare che nella relazione presentata l’anno scorso da Calcio e Finanza dinnanzi alla 7ª Commissione del Senato (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport) a cui era stato assegnato l’esame dei temi sulla riforma del calcio italiano, si era evidenziato come l’età media dei 17 stadi delle squadre partecipanti alla Serie A 2021/22 di 61 anni.Un dato inquietante di per sé e che non significa soltanto quegli ingenti mancati introiti che gli stadi moderni sanno assicurare in termini corporate hospitality, merchandising e strutture commerciali. Ma soprattutto che pone un problema di salute pubblica di cui il governo e le istituzioni devono necessariamente tenere conto dato che il radunarsi di decine di migliaia di persone ogni settimana in impianti così vetuste pone certamente una questione di sicurezza preoccupante.Il tutto tenendo presente che si sta parlando di Serie A e la sensazione, se non la sicurezza, è quella che scendendo nelle categorie inferiori il dato sarebbe ancora più pesante.Proprio da questi principi si è mosso il convegno “EURO 2032 e oltre. Finanziamento e valorizzazione degli stadi come asset strategici”, andato in scena mercoledì 29 ottobre nella sede milanese di Clifford Chance, uno degli studi legali più noti e prestigiosi a livello internazionale. Un momento di confronto promosso su iniziativa di Stella Riberti, responsabile dell’area sport & entertainment dello studio in Italia, e che ha avuto quale media partner esclusivo Calcio e Finanza.Nello specifico i protagonisti sono stati istituzioni, club calcistici, investitori e operatori del settore, riunitisi all’ultimo piano del palazzo di Via Broletto in una sala gremita nonostante la pioggia incessante e le gare di Serie A in programma nella stessa giornata. A dimostrazione di un interesse sempre maggiore sul tema per la business community italiana e internazionale. E in particolare, il parterre degli ospiti era formato da:Paolo Marcheschi, Senatore e capogruppo di FdI nella 7ª Commissione permanente (Cultura, spettacolo e sport);Ezio Simonelli, presidente della Lega Calcio Serie A;Marco Polli, Managing Director, Bank of America;Gian Piero Sammartano, Global Co-Head of Sports Investment Banking, JP Morgan;Dario Mirri, Presidente, Palermo Football Club;Valerio Casagrande, Co-founder LEAP Sport Academy, CFO, ex Parma Calcio e Lega Serie B;Giuseppe De Palma, Head of Global Finance Markets in Europe, Clifford Chance.Nell’introduzione il padrone di casa Paolo Sersale, Italy Managing Partner di Clifford Chance, ha sottolineato come «il tema stadi vada ben oltre il calcio e gli Europei e riguarda anche altri sport che condividono l’urgenza di una migliore organizzazione, attrazione di investimenti e rafforzamento del fan engagement». E aprendo gli interventi istituzionali il Senatore Paolo Marcheschi ha rimarcato la valenza economica e sociale della questione spiegando che: «Per questo governo e per questa legislatura l’asset del calcio è importante rappresentando una leva per la crescita del Paese che tocca economia, salute e scuola». Marcheschi ha ricordato l’inserimento dello sport nella Costituzione come punto di partenza e ha illustrato il decreto-legge 96/2025, «che per la prima volta introduce un piano strategico per le infrastrutture sportive, con strumenti finanziari dedicati».Invece il presidente Simonelli ha voluto sottolineare il ruolo centrale delle infrastrutture per il calcio italiano. «Negli ultimi giorni abbiamo fatto due passi avanti: uno è la vendita di San Siro e l’altro è la nomina del commissario Sessa e l’incontro con la presidente Meloni nel quale abbiamo condiviso che l’investimento sugli stadi è fondamentale per il Paese». Simonelli ha poi ricordato come i progetti di ristrutturazione e costruzione previsti per EURO 2032 possano «generare 3,2 miliardi di investimenti e 5,6 miliardi di incremento del PIL, oltre a un flusso turistico aggiuntivo di 300 milioni l’anno».DOCUMENTISan Siro, i dettagli del finanziamento da 350 milioni dalle banche per Inter e MilanTutti i dettagli dell’accordo per il prestito ai club legato all’operazione di acquisto dell’impianto e delle aree limitrofe.Dopodiché hanno preso la parola i tecnici e Marco Polli, Managing Director di Bank of America, ha approfondito i modelli finanziari applicabili ai progetti infrastrutturali alla difficoltà nel reperire investitori soprattutto nelle prime fasi. «Ci sono tre macro-fasi nella vita di uno stadio: pre–construction, construction e alla piena operatività. Ognuna implica fonti di finanziamento e soggetti investitori diversi. All’inizio, quando il profilo di rischio è maggiore, troviamo banche commerciali, fondi di private credit, ma talvolta anche USPP investors, cioè i soggetti che si muovono nel mercato (US) del private debt. Però gli investitori intervengono più spesso nell’ultima fase, quando il profilo di rischio è minore perché si vede il traguardo del progetto».Dal canto suo Gian Piero Sammartano, Global Co-Head of Sports Investment Banking di J.P. Morgan, si è concentrato sulle condizioni che rendono finanziabile un progetto citando i tre indicatori chiave per gli investitori: «La forza del club e della fan-base, la location e la solidità della proprietà. Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato». Invece da un punto di vista legale, Giuseppe De Palma, Head of Global Finance Markets in Europe di Clifford Chance, ha evidenziato come la struttura dell’operazione sia centrale per la bancabilità: «Non si tratta tanto di isolare l’immobile, quanto piuttosto i flussi economici generati dallo stadio, che devono essere destinati al rimborso del debito. Gli investitori non guardano principalmente al valore patrimoniale, ma alla capacità dell’asset di generare cassa. Per questo è fondamentale identificare in modo preciso – sotto il profilo creditizio, contrattuale e strutturale – i flussi aggiuntivi derivanti dallo stadio che possono essere destinati al servizio del debito».Non certo da ultimo, il presidente del Palermo Dario Mirri ha portato la prospettiva dei club e una proprietà come il City Football Group protagonista globale del mondo del calcio: «Lo stadio è un luogo di culto, parte dell’identità di una squadra e della città. Serve innovazione, senza perdere il legame con il territorio. In questo senso l’arrivo del City Football Group è stato una buona notizia per il calcio italiano, ha grande visione e ambizione». Mirri ha inoltre ricordato la complessità della situazione palermitana, tra vincoli urbanistici e sovrapposizione di competenze, ma si è detto ottimista: «Noi viviamo una ulteriore difficoltà, perché i terreni sono della Regione e lo stadio è del Comune, una situazione pirandelliana. Oltre ad essere inserito nel Parco della Favorita. Il commissario sugli stadi può essere decisivo per superare la burocrazia».Ha chiuso il panel Valerio Casagrande, co-founder di LEAP Sport Academy ed ex CFO del Parma Calcio 1913, indicando tre punti di valenza ricavati dalla sua esperienza: «Primo, semplificare la burocrazia: il commissario sugli stadi è un passo avanti. Secondo, lavorare sul rinnovamento dell’esistente: è più sostenibile e pragmatico. Terzo, serve un cambio culturale: non fare nulla è un rischio maggiore, perché gli stadi non rinnovati diventano obsoleti e improduttivi.I nuovi modelli di business per gli impianti del futuroL’evento si è poi sviluppato con una seconda tavola rotonda il cui tema riguardava i nuovi modelli di business per gli stadi del futuro e il cui panel era formato da:Eduardo Garcia, Global Financial Markets Partner di Clifford ChanceJoe Rizzello, Managing Director, Legends Global – ItalyFrancesco Petullà, Vice President, EDGE & System Engineering di NTT DATA ItaliaStella Riberti, resonsabile del settore Sports & Entertainment, Clifford ChanceGarcia ha aperto i lavori sottolineando come il panorama europeo stia attraversando una trasformazione profonda nel rapporto tra investimenti pubblici e privati citando i casi del Santiago Bernabéu (del cui finanziamento si è occupato in prima persona) e del Camp Nou, esempi di progetti interamente sostenuti da capitali privati e strutturati su ricavi diversificati: biglietteria, hospitality, eventi e spazi commerciali. «Il clima politico rende oggi più difficile ottenere fondi pubblici – ha spiegato – ma le amministrazioni possono comunque sostenere questi progetti con strumenti indiretti, come investimenti in trasporti o infrastrutture urbane». Secondo Garcia Il futuro passa da un approccio più sofisticato al finanziamento, con strutture contrattuali solide e flussi di ricavi sostenibili.Real Madrid, cresce il costo del Bernabeu: spesi 1,4 miliardiSalgono i costi della realizzazione del nuovo stadio per il club spagnolo. Ecco le cifre aggiornate.Joe Rizzello, Managing Director di Legends Global – Italy, ha portato invece la prospettiva di una realtà che gestisce oltre 500 impianti in cinque continenti, tra cui i celebri stadi dei Dallas Cowboys e dei New York Yankees. «Non esistono due stadi uguali – ha spiegato – anche se hanno la stessa capienza. Ogni progetto deve adattarsi al contesto urbano, economico e culturale. Basti pensare al food & beverage: quello che piace all’estero non è detto che piaccia in Italia». Rizzello ha insistito sulla necessità di garantire la sostenibilità economica nel lungo periodo: «Lo stadio deve poter sopravvivere anche se la squadra retrocede o cambia proprietà». Altro punto centrale è il controllo dei costi e l’efficienza gestionale. «Dobbiamo progettare impianti non solo belli, ma anche economici da mantenere, perché in 30 o 50 anni i costi di manutenzione devono superare l’investimento iniziale». Negli Stati Uniti — ha ricordato — gli stadi vengono concepiti anche come infrastrutture civili, utilizzabili in caso di emergenza. «Dopo l’uragano Katrina, il Superdome di New Orleans fu trasformato in rifugio. Oggi in NFL entro 48 ore, uno stadio può diventare un centro operativo. È una lezione di responsabilità sociale che dovremmo importare anche in Europa».Francesco Petullà, Vice President, EDGE & System Engineering di NTT DATA Italia, ha evidenziato come la rivoluzione tecnologica sia ormai parte integrante della progettazione degli impianti sportivi. «Oggi la base di tutto è un’infrastruttura digitale solida. Il percorso del tifoso, dall’acquisto del biglietto alla partecipazione all’evento, fino al ritorno a casa, può diventare una fonte costante di interazioni».Chiudendo i lavori, Stella Riberti, Counsel di Clifford Chance e promotrice dell’evento, ha posto l’accento sulla necessità di rendere più fluido e competitivo il quadro regolatorio italiano. «Sta migliorando, servono però ulteriori riforme per facilitare l’accesso ai capitali e attrarre investitori internazionali». Riberti ha illustrato come i nuovi stadi debbano essere concepiti in tre fasi integrate: finanziamento, progettazione e innovazione. «Il design incide direttamente sulla capacità di generare ricavi. Gli impianti moderni devono integrare sostenibilità, accoglienza e digitalizzazione, offrendo esperienze di ospitalità capaci di rafforzare il fan engagement e contribuire all’aumento del valore medio del biglietto». Un confronto con l’estero rende chiaro il margine di crescita: «Il prezzo medio di un biglietto in Italia è di circa 40 euro, contro i 137 della Premier League. Colmare questo divario significa migliorare la qualità complessiva dell’esperienza».ANALISIL’impatto di un nuovo stadio: quanto incide sui ricavi dei clubIl tema dei nuovi impianti continua a tenere banco in Italia e non solo: ecco che effetto ha avuto sui ricavi dei top club europei e italiani che hanno costruito lo stadio negli ultimi anni.Il tema stadi protagonista anche al Parlamento EuropeoMartedì 11 novembre invece il tema stadi è sbarcato al Parlamento europeo a Bruxelles, dove Lara Magoni, europarlamentare del Gruppo Conservatori e Riformisti ha organizzato il convegno «Le infrastrutture sportive europee come motore di rigenerazione urbana e sociale», al quale Calcio e Finanza ha avuto l’onore di partecipare quale unico organo di stampa dal palco dei relatori.Evento cui hanno partecipato:Ezio Simonelli, presidente della Lega Calcio Serie A;Umberto Marino, Direttore Generale Area Istituzionale dell’Atalanta;Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese;Michele Uva, Direttore esecutivo UEFA sostenibilità sociale e ambientaleDavide Allegri, professore al Politecnico di MilanoAprendo i lavori Magoni ha spiegato: «Rigenerare significa ridare vita a luoghi che rischiano di spegnersi e creare comunità attraverso la condivisione dei valori sportivi. Il 90% degli stadi italiani è pubblico, costruito tra gli anni Trenta e Sessanta. Serve un piano nazionale che consenta alle società di investire, rendendo gli impianti moderni, sicuri e sostenibili. Piano che il ministro Abodi sta avviando».Dopo i saluti dalla Moldova (dove era impegnata la Nazionale) del presidente della Figc Gabriele Gravina («le infrastrutture sportive possano rappresentare un esempio di innovazione, inclusione e integrazione nei tessuti urbani in modo intelligente e sostenibile. È la sfida che dobbiamo cogliere con Euro 2032»), ha preso la parola Michele Uva. il direttore esecutivo dell’UEFA per la sostenibilità sociale e ambientale e delegato per Euro 2032. «Euro 2032 è un’occasione che non possiamo perdere: uniamo le forze, l’UEFA sarà un facilitatore con la sua esperienza e le sue conoscenze», ha spiegato Uva per poi proseguire: «Gli stadi costruiti o riqualificati in Italia negli ultimi 18 anni sono frutto di investimenti personali di grandi famiglie. Serve una politica di sistema. Euro 2032 dà la grande occasione di fare un salto di qualità, innanzitutto con un cambio di mentalità. Da italiano – ha concluso – l’invito per il 2032 è di metterci tutti insieme, UEFA, Comitato organizzatore, governo, amministrazioni locali e tutti gli stakeholder: così ne avranno un vantaggio lo sport europeo e quello italiano».Il presidente della Lega Calcio Serie A, Ezio Simonelli, ha sottolineato come: “Occorra creare un sistema integrato che fa Paese. Ma purtroppo solo l’8% degli stadi è in mano a soggetti privati. Noi come Lega Serie A dobbiamo metterci nelle condizioni di essere una centrale acquisti a disposizione specie dei club più piccoli».Poi si è passati a best practice italiane quali Atalanta e Udinese. Società che tramite i propri top manager hanno illustrato le rispettive case history, raccontando come la New Balance Arena di Bergamo e il Bluenergy Stadium di Udine costituiscano oggi esempi di acquisizione e riqualificazione di un impianto esistente, che da isola diventa tassello rigenerativo. «Non era un’operazione economica, ma un atto d’amore verso la città – ha detto -. Abbiamo restituito spazi, sicurezza e orgoglio», ha spiegato Umberto Marino, direttore generale dell’Atalanta.Invece Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese ha posto un problema normativo: «Noi abbiamo costruito prima della legge sugli stadi, eppure chi è venuto dopo si è trovato più ostacolato. Servono regole chiare e una cultura normativa che accompagni chi investe»,.Infine, l’intervento accademico di Davide Allegri, professore del Politecnico di Milano: «Abbiamo reso scientifico lo studio delle infrastrutture sportive come elementi di rigenerazione urbana e culturale. Collaboriamo con UEFA e FIGC per definire il decalogo dello stadio del futuro: sostenibile, smart e integrato», ha spiegato Allegri a nome di una eccellenza universitaria non più solo milanese e nazionale.