Definire un sindaco “Cetto La Qualunque” non è diffamazione

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Definire un sindaco ‘Cetto La Qualunque’ non intaccata la reputazione sociale e professionale del politico, insomma non è un insulto ma rappresenta soltanto una critica satirica al suo operato tecnico-amministrativo.Una scena del film girato da Antonio Albanese nel complesso Ater di Villa Adriana noto come “Triangolo”In base a tale principio i giudici della Quinta sezione penale della Corte di Cassazione hanno assolto dall’accusa di diffamazione Sabatino C., un 63enne cittadino abruzzese di Barete che aveva definito il sindaco del paesino con il nome del personaggio inventato da Antonio Albanese.Secondo gli ermellini, “la reputazione non si identifica con la considerazione che ciascuno ha di sé o con il semplice amor proprio, ma con il senso della dignità personale in conformità all’opinione del gruppo sociale di riferimento, secondo il particolare contesto storico”, scrivono i magistrati nella sentenza pubblicata giovedì scorso 13 novembre.Nel caso in questione l’appellativo di “Cetto La Qualunque” rivolto al sindaco “non appare un immotivato attacco denigratorio, finalizzato a svilirne pubblicamente la figura umana e professionale” ma richiama un personaggio “notoriamente inesistente, dunque, nella forma scherzosa e ironica proprio della satira, pur se connotata da un tono sferzante che integra l’esercizio della critica politica”.La vicenda risale al 2020, nel periodo della pandemia da Covid-19, quando il 63enne inviò una mail all’allora sindaco di Barete, piccolo centro di 600 abitanti in provincia de L’Aquila.“All’attenzione del Signor Cetto La Qualunque… Si prega di volermi comunicare perché vengano rilasciati permessi di transumazione con la motivazione di dover dar da mangiare a due galline, e non lo si possa ottenere con i medicinali salvavita. Anticipatamente augurandoci buon lavoro, ringrazio”.La mail sarebbe stata preceduta da un controllo domiciliare del sindaco stesso, insieme ad almeno 5 persone, presso la residenza del 63enne per verificare il rispetto di misure restrittive che in realtà non erano ancora vigenti sul territorio.Fatto sta che al termine dell’ispezione domiciliare, il sindaco avrebbe intimato a Sabatino C. di rimanere in casa e mandare via i suoi parenti.Da qui la mail con l’intestazione a Cetto La Qualunque.Lo scorso 24 gennaio Sabatino C. era stato condannato dalla Corte d’appello dell’Aquila per minaccia, oltraggio a pubblico ufficiale e diffamazione nei confronti dell’allora sindaco di Barete.La Cassazione ha ribaltato il verdetto, richiamando una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale “i limiti della critica ammissibile sono più ampi nei confronti di una personalità o di un partito politico” rispetto a quelli previsti nei confronti di un semplice cittadino.In questo caso definire “Cetto La Qualunque” il sindaco del proprio paese “non appare un immotivato attacco denigratorio, finalizzato a svilirne pubblicamente la figura umana e professionale» ma richiama un personaggio «notoriamente inesistente, dunque, nella forma scherzosa e ironica proprio della satira, pur se connotata da un tono sferzante che integra l’esercizio della critica politica”.L'articolo Definire un sindaco “Cetto La Qualunque” non è diffamazione proviene da Tiburno Tv.