C’è grande nervosismo tra i proconsoli della banda della Barona, quartiere a sud di Milano, e che dal 2023, arresto dopo arresto, si sta dimostrando una piovra criminale mai vista fino a oggi in città. Un Hydra velenosa sempre in grado di risorgere dalle proprie ceneri, potendo contare sull’appoggio di Cosa nostra e su quello mediatico di alcuni cantanti della scena trap milanese. Si sa, il nervosismo non porta mai buoni pensieri. Così nelle ultime annotazioni della polizia giudiziaria emerge chiaro il rischio di una prossima faida armata per riaffermare un controllo sul territorio attenuato dal fatto che i boss della famiglia Calajò, Nazzareno e Luca su tutti, sono oggi in galera. E proprio questo nervosismo ha provocato la reazione del capo Nazzareno Calajò, il quale, solo pochi giorni fa, al termine di un battibecco avvenuto in carcere si è lasciato andare a esplicite minacce di morte nei confronti di un investigatore della Polizia penitenziaria del carcere di Opera che da oltre tre anni al fianco del pm Francesco De Tommasi, annotazione dopo annotazione, senza timori sta raccontando questo romanzo criminale. Minacce chiare finite in una informativa subito depositata in Procura. Per Calajò non è la prima volta, già mesi fa aveva svelato i propositi di uccidere i pm titolari delle indagini, Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, che per questo sono finiti sotto scorta armata.E se il capo è nervoso, non sembrano da meno i suoi uomini più fidati i quali, nonostante l’ultimo arresto della narco madrina Katia Adragna, sono ancora liberi di camminare per le strade del quartiere. Su tutti, due: Vladimiro Rallo detto Vlad e Francesco Perspicace, 65enne trafficante catanese di Caltagirone, un vero signore della droga già a capo di una narco triumvirato assieme a Nazza Calajò e al fedelissimo Claudio Cagnetti, quest’ultimo cittadino libero alla Barona e mai indagato nelle ultime indagini, se pur in stretto contatto con Rallo. “Pezzi da novanta” li definisce la collaboratrice Rosangela Pecoraro detta Rosy Bike che di Rallo dice: “Vladi è una figura fissa, costante proprio, ed è un po’, mi viene proprio da dire, uno dei bracci armati nel vero senso della parola, che è una persona che immediatamente interviene fisicamente dalla bazzecola tipo non so, c’era qualcuno, un’amica sua che era stata ma anche solo un po’ importunata da un tossico della zona. La padronanza del territorio è qualcosa che Vladi ha sempre tenuto a sottolineare”. Annota la Polizia Penitenziaria: “Rallo fungeva (e funge, ndr) da supervisore per conto dell’organizzazione criminale, con il compito di sovrintendere le attività di spaccio del gruppo di ‘Luigi il calabrese’ affinché queste rimanessero negli ambiti e nei limiti stabiliti dai Calajò. In caso contrario si interveniva con dimostrazioni di forza nei confronti di questo gruppo”. Al fianco di Rallo e in stretti rapporti con Perspicace, c’è Mattia Gelmini, detto “il farmacista” classe ‘91, figliastro di Perspicace e in contatto con il boss Luca Calajò. Per lui nell’ultima tornata di arresti il gip ha rigettato la misura cautelare richiesta dai pm De Tommasi e Prisco. Nella casa di sua madre a Lorenteggio sono stati sequestrati decine di coltelli, asce, maceti, una mazza da baseball nera con il volto di Benito Mussolini e la scritta Dux.Oggi i tre, secondo gli inquirenti, rappresentano la voce dei Calajò alla Barona. Voce che con buona probabilità si farà grossa per riportare a più miti consigli coloro i quali, con i capi in carcere, hanno alzato la testa aspirando non solo alla conquista delle piazze di spaccio ma anche al comando. Loro sono quelli del “bar del Cinque” che sta in via De Pretis. Si tratta di una batteria di giovani leve coordinate, secondo gli atti, da Luigi Galvagno detto Luigi il calabrese. Il gruppo ha gestito la piazza di spaccio su mandato di Calajò, ma da quando il principe della Barona è nella sezione alta sicurezza del carcere di Opera si stanno facendo ingolosire da sogni di leadership contravvenendo alle disposizioni del boss. Uno dei loro depositi della droga si trova in via Teramo 31, mentre un ritrovo è un noto bar in via Watteau a due passi dal Naviglio. Così nella nota della polizia giudiziaria, che appare di stringente e allarmante attualità, si legge: “In un momento di difficoltà per il ‘clan’ dovuto ai recenti arresti, c’è la necessità di salvaguardare la padronanza del territorio anche con la violenza fisica. Quindi i componenti dell’organizzazione ancora liberi, tra cui certamente va inserito Vladimiro Rallo, si stanno attivando per contrastare e sopprimere sul nascere le ambizioni di potere e predominio nel quartiere da parte di componenti di gruppi rivali che starebbero approfittando della loro momentanea ‘sparizione’ dalla scena per impossessarsi del territorio”. Rallo parla della questione con Gelmini, il quale riferisce a Perspicace, riassumendo il pensiero di Vlad: “No perché noi spariamo ogni volta questi qua fanno i grandi, ogni volta escono e si sentono…”. Nei pensieri di Rallo c’è, sostengono gli inquirenti, Luigi il calabrese. Rallo poco dopo è ancora più esplicito: “Voglio proprio vedere quelli delle barzellette che dicono che si inventano! Però mi vedono. Ce l’ho con due o tre! Gli do due sberle subito!”. Insomma una faida sembra alle porte. Le polveri sono da settimane ormai roventi, basta poco per infiammarle.***Nella foto in alto | Da sinistra Gelmini, Perspicace, RalloL'articolo La banda della Barona e il rischio faida armata per controllare il territorio. Dal carcere il boss minaccia gli investigatori proviene da Il Fatto Quotidiano.