Milano chiama New York, nel senso della corrispondenza tra la linea del giovane neosindaco della Grande Mela Zohran Mamdani, socialista e musulmano, e quella del giovane consigliere regionale pd in Lombardia Paolo Romano, reduce dalla partecipazione alla Flottilla. L'ala più a sinistra dei dem milanesi lo vedrebbe bene addirittura come candidato sindaco (l'idea è: se Mamdani ha sfondato, perché non tentare?). E dunque, all'indomani del congresso dei Giovani dem che ha portato all'elezione a segretaria della molto “mamdaniana” Virgina Libero, abbiamo chiesto a Romano la sua opinione su alcuni temi chiave. Patrimoniale? “Una tassazione patrimoniale sui grandi patrimoni – parliamo di quelli multimilionari”, dice, “è una necessità immediata. Già in Italia le rendite sono tassate quasi sempre ben meno dei redditi, soprattutto di quelli da lavoro. In più l'1 per cento della popolazione possiede quasi la metà di tutta la ricchezza e le diseguaglianze si allargano: i ricchi vedono crescere i loro patrimoni mentre le persone normali li vedono calare. E quelle persone, quei grandi patrimoni, pagano tasse, in percentuale, inferiori a quelle di un infermiere, di un operaio, di un professore. Per me è inaccettabile”. Romano è gia passato all'azione: “In Europa Francia, Spagna, persino Svizzera hanno un'imposta di questo tipo, e la proposta europea 'Tax The Rich' che ho sottoscritto, tassando solo i patrimoni sopra i 5,4 milioni di euro con aliquote progressive, prevede entrate per 13-15 miliardi l'anno”. C'è anche una proposta Cgil in tal senso. “E' altrettanto valida e ben strutturata”, dice Romano, “parte da patrimoni da 2 milioni ma applicando aliquote meno pesanti. E' una necessità impellente per ridurre le diseguaglianze e offrire quei servizi che il governo Meloni sta privatizzando, a partire dalla sanità”. Altro tema divisivo a sinistra: perché in piazza per Gaza sì e in piazza per l'Ucraina nì? “Il benaltrismo con l'Ucraina mi fa incazzare”, dice il consigliere dem: “Intanto perché in piazza e nei presidi per l'Ucraina ci sono e ci siamo sempre andati in tanti, di fronte all'aggressione violenta e ingiustificata di Putin. E per l'Ucraina l'Europa sta facendo la sua parte: congelamento asset russi, sanzioni, sostegno militare e diplomatico (anche se sulla diplomazia non abbiamo fatto abbastanza, preferendo l'invio di armi). Anche come società civile sono state organizzate quotidiane missioni di aiuti. Ma il paragone con un territorio che non ha nemmeno uno stato, enclave gestito dall'esercito aggressore che ha potere di vita o di morte su tutti coloro che sono all'interno, non regge minimamente. Non a caso quello a Gaza è un genocidio, non una guerra. E se con un genocidio in corso il tuo paese e l'Europa non fanno niente, scendi in piazza con molta più rabbia di quella che si può avere in corpo per un conflitto orribile, come quello in Ucraina, per il quale però ci si sta attivando e dove esiste un esercito, quello ucraino, che prova a difendere il proprio stato e la propria popolazione dall'inaccettabile aggressione russa”. I toni drastici di Romano potrebbero scontrarsi con quelli moderati dei civici che avanzano come quarta gamba del centrosinistra. “La presenza di qualsiasi piattaforma riformista o civica è positiva se c'è una visione comune insieme sul futuro”, dice Romano, “altrimenti non serve a niente. Siamo d'accordo su uno sviluppo economico basato su innovazione e sostenibilità, e non su salari bassi e sfruttamento? Ci siamo. Siamo d'accordo sulla necessità che i servizi essenziali, come sanità e scuola, debbano essere pubblici e di qualità? Ci siamo. Siamo d'accordo che chi ha di più debba pagare di più, e non di meno e che chi lavora non possa pagare più tasse di chi vive di rendita? Eccoci. Siamo pronti a realizzare un piano per la casa pubblica che rivoluzioni un'Italia dove oggi con uno stipendio medio non si paga nemmeno un affitto? Pronti. Ma questo vale non solo per i riformisti, vale per tutti: le persone chiedono risposte, non esegesi bibliche della compatibilità umana tra personalismi”.