Cop 30 in Brasile, mentre Lula attacca negazionisti e corsa alle armi, Pichetto ‘infiocchetta’ i contributi italiani al clima

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La Cop 30 sul clima di Belém, in Brasile, inizia ufficialmente (Leggi l’approfondimento sugli obiettivi del Conferenza delle Parti) e il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, attaccando i negazionisti, punta subito a due temi cruciali: adattamento e finanza. Con una dura osservazione sul contesto geopolitico attuale: “Se quanti fanno la guerra fossero qui a questa Cop, si renderebbero conto che è molto più economico investire 1,3 miliardi per porre fine al problema climatico piuttosto che spendere 2,7 trilioni di dollari per fare la guerra, come hanno fatto l’anno scorso”. La Cop, d’altronde, inizia mentre le Filippine fanno i conti con i danni del super tifone Fung-wong, di un’onda di tempesta di oltre 3 metri e con l’evacuazione di oltre un milione di persone. Solo pochi giorni prima, il tifone Kalmaegi aveva causato oltre 200 vittime nel Paese. E, a proposito di finanza, in una conferenza stampa sulla Cop 30, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, assicura: “L’Italia ha superato l’obiettivo fissato dal G20. Il contributo alla finanza per il clima è passato da 838 milioni di euro nel 2023 a 3,44 miliardi nel 2024”. Un contributo “composto da 1,67 miliardi di risorse pubbliche e 1,77 miliardi di fondi privati mobilitati attraverso strumenti pubblici” fa sapere il ministero in una nota. Dietro quelle cifre, però, ci sono una serie di problemi. Uno su tutti: la quota di contributi a fondo perduto si è dimezzata, mentre sono raddoppiati i debiti, che rischiano di tra sformarsi in una ulteriore trappola per i Paesi in via di sviluppo. Pichetto, poi, ha parlato dell’iniziativa Belém 4x per quadruplicare, rispetto al 2024, l’uso di “combustibili sostenibili” entro il 2035. A riguardo, oltre cento scienziati hanno firmato una lettera indirizzata ai Governi per avvertire che l’espansione incontrollata dei biocarburanti rischia di aumentare le emissioni, distruggere ecosistemi e aggravare fame e povertà.Le parole di Pichetto (anche sull’adattamento): “Nessun passo indietro”“L’Italia partecipa alla Conferenza sul Clima con ambizione e fiducia: a dieci anni dall’Accordo di Parigi, non sono ammessi passi indietro” ha dichiarato il ministro Pichetto. Nel corso della conferenza, sono anche state spiegate le priorità: “Un forte impulso alle politiche di adattamento, in particolare nei Paesi in via di sviluppo attraverso infrastrutture sostenibili, soluzioni innovative per la decarbonizzazione a partire dal trasporto, la finanza climatica su cui l’Italia è protagonista con uno stanziamento complessivo di 3,44 miliardi”. Si tratterebbe di un aumento, rispetto al 2023, che porterebbe l’Italia vicina al raggiungimento della propria quota equa di contributi di finanza per il clima (calcolata in base al peso dell’economia, della popolazione e delle emissioni storiche dei paesi industrializzati che sono tenuti a contribuire). “L’aumento non può che essere accolto positivamente, soprattutto in un momento storico in cui altri paesi industrializzati riducono il loro sostegno” ha commentato Eleonora Cogo, responsabile del cluster Finanza del Think tank Ecco. Restano, però, alcune criticità. “Da un’analisi preliminare risulta che, se è vero che nel 2024 i contributi pubblici forniti sono quasi raddoppiati rispetto al 2023 – spiega – l’aumento è compensato al fatto che nel 2023 c’era stato un calo del 16% dei fondi stanziati dall’Italia per l’azione internazionale per il clima” . La media del periodo 2023-2024 è in crescita di circa il 25% rispetto al 2022: “un incremento apprezzabile, ma più graduale rispetto a quanto annunciato dal 2023 al 2024”. L’aspetto più preoccupante, poi, è che l’incremento dei contributi dell’Italia è stato erogato principalmente tramite interventi non a fondo perduto. Tra il 2023 e il 2024 si è dimezzata la percentuale di sovvenzioni rispetto al totale dei contributi versati dall’Italia, mentre è raddoppiata la percentuale di prestiti e sono stati inseriti per la prima volta anche contributi provenienti da obbligazioni e riduzione del debito sovrano, nonché contributi di finanza mobilitata da interventi pubblici. In terzo luogo, se i contributi a favore della mitigazione sono cresciuti di 8 volte rispetto al 2023, quelli per l’adattamento sono aumentati di appena 1,2 volte, confermando la tendenza storica a sottofinanziare l’adattamento rispetto alla mitigazione. Infine, le promesse ai fondi multilaterali per il clima (300 milioni di euro al Green Climate Fund e 100 milioni di euro al Fondo per rispondere alle perdite e danni) fatte nel 2023 alla Cop 28 sono, ad oggi, rimaste disattese. “Non vi è traccia dello stanziamento di questi fondi per il 2026 neppure nel disegno di legge di bilancio presentato due settimane fa dal Governo Meloni” spiega il Think tank.Armaroli: “Tutti i dietrofront dell’Italia”Il ministro Pichetto dice che non ci saranno dietrofront, ma la cronaca descrive un’altra storia, come ricorda Nicola Armaroli, esperto di energia e membro dell’associazione Energia per l’Italia. “Dire che sul clima non sono ammessi passi indietro è condivisibile. Peccato che, nei fatti, l’Italia stia facendo proprio questo” commenta. Negli ultimi mesi, infatti, l’Italia si è schierata sul fronte del no all’avanzamento delle principali politiche europee per il clima: dalla riduzione delle emissioni al 2040, agli standard sulle auto elettriche, fino ai piani di decarbonizzazione industriale, per non parlare del via libera a nuove trivellazioni. Un altro esempio concreto è l’agenda del governo sui biocombustibili promossi come alternativa all’elettrico. Di fatto, Pichetto ricorda proprio il lancio, durante la PreCop, del ‘Belem 4X Pledge on Sustainable Fuels’ per quadruplicare l’uso globale dei carburanti sostenibili entro il 2035 rispetto ai livelli del 2024. Si tratta di un’iniziativa a cui Lula tiene particolarmente, insieme a Giappone e Italia e supportata anche dall’India. Oltre cento scienziati, però, hanno firmato una lettera indirizzata ai Governi per avvertire che l’espansione incontrollata dei biocarburanti rischia di aumentare le emissioni, distruggere ecosistemi e aggravare fame e povertà. Secondo le analisi Ecco, l’iniziativa rischia di deviare l’utilizzo di una risorsa scarsa, come la biomassa, verso usi poco efficienti, come appunto i biocarburanti, senza tenere conto del ruolo strategico che la biomassa può svolgere per la decarbonizzazione di settori industriali fortemente dipendenti dai combustibili fossili.Il fondo per le foreste tropicali (nessuna notizia dall’Italia)Da Belém, però, sono partite diverse iniziative internazionali. Hanno firmato la dichiarazione di lancio per un ‘Fondo per le foreste tropicali per sempre (Tropical Forests Forever Facility, TFFF)’ 53 paesi, Italia esclusa, tra cui 34 nazioni che ospitano oltre il 90% delle foreste tropicali dei Paesi in via di sviluppo. Il fondo sarà gestito dalla Banca Mondiale e mira a raccogliere almeno 125 miliardi di dollari, di cui 25 miliardi dal capitale sovrano dei Paesi e 100 miliardi da investitori istituzionali. Tra i contributi annunciati figurano un miliardo di dollari dal Brasile, 500 milioni in prestiti dalla Francia entro il 2030, 3 miliardi dalla Norvegia in dieci anni (soggetti a revisione del modello finanziario), un miliardo dall’Indonesia, 5 milioni dai Paesi Bassi per avviare il segretariato presso la Banca Mondiale e un impegno “significativo” della Germania, atteso nei prossimi giorni (probabilmente intorno a un miliardo di dollari). La Cina ha rinviato il proprio sostegno finanziario, chiedendo un ruolo più attivo nella governance del fondo, mentre Italia, Regno Unito e altri non hanno ancora formalizzato la partecipazione. Almeno il 20% dei pagamenti andrà direttamente ai Popoli Indigeni e alle comunità locali, rendendo potenzialmente il Tfff la più grande fonte internazionale di finanziamento diretto per coloro che da sempre sono i più efficaci custodi delle foreste tropicali. Parallelamente, i paesi europei sostengono un piano da 2,5 miliardi di dollari per salvare la foresta pluviale del Congo: Francia, Regno Unito, Norvegia, Germania e Belgio hanno stanziato 2,5 miliardi di dollari per il bacino del Congo. Il Forest and Land Tenure Pledge stanzia 1,8 miliardi di dollari per i diritti fondiari e forestali delle comunità.L'articolo Cop 30 in Brasile, mentre Lula attacca negazionisti e corsa alle armi, Pichetto ‘infiocchetta’ i contributi italiani al clima proviene da Il Fatto Quotidiano.