Cile. Elezioni presidenziali: un voto obbligatorio che ridisegna lo scenario politico

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di Paolo Menchi – Il 16 novembre il Cile torna alle urne per eleggere il nuovo presidente della Repubblica per il periodo 2026-2030. Otto candidati competono per La Moneda, ma secondo i principali sondaggi soltanto quattro hanno reali possibilità di accedere al ballottaggio: Jeannette Jara, José Antonio Kast, Evelyn Matthei e Johannes Kaiser.Jara, 51 anni, è la candidata dell’alleanza di centro-sinistra “Unidad por Chile”. Ex ministra del Lavoro del governo Boric, è riconosciuta per aver guidato la riforma che ha ridotto la settimana lavorativa da 45 a 40 ore e per il ruolo svolto nel potenziamento della Pensión Garantizada Universal (assegno mensile elargito dallo Stato cileno per aiutare le persone di 65 anni e oltre che rientrano nel 90% della popolazione più fragile). Per la prima volta la coalizione governativa si presenta alle presidenziali con una figura proveniente dal Partito Comunista.Sul fronte opposto, la destra arriva divisa in tre: la corrente tradizionale rappresentata da Evelyn Matthei, ex ministra e già candidata presidenzial, il settore conservatore guidato da José Antonio Kast, fondatore del Partido Republicano e già finalista nel 2021 e l’ultra-destra libertaria incarnata dal deputato Johannes Kaiser, noto per la sua attività sui social e per le posizioni radicali in materia economica e migratoria.La campagna è stata segnata anche dall’aumento della disinformazione elettorale e dal dibattito sul peso del voto migrante, che oggi rappresenta quasi 900mila elettori. Nonostante la loro crescente rilevanza, nessun candidato ha sviluppato una strategia esplicita per attrarre questo segmento, spesso al centro del discorso sulla sicurezza.A rendere il quadro ancora più incerto è l’introduzione del voto obbligatorio con registrazione automatica, che porta alle urne tra i cinque e i sei milioni di cittadini che negli anni precedenti non partecipavano. Per molti analisti, sarà proprio questo nuovo elettorato a determinare chi affronterà il probabile ballottaggio del 14 dicembre. In un contesto polarizzato e in rapido cambiamento, il Cile si prepara così a una delle elezioni più imprevedibili della sua storia recente.