“Come epitaffio vorrei ‘si guadagnò sempre lo stipendio’. Quello che direi per Berlusconi? “Liberale immaginario, persona non riproducibile”. La morte mi faceva paura da giovane, vai a letto e pensi…”: parla Pier Luigi Bersani

Wait 5 sec.

“Non ho mai festeggiato molto i compleanni, in casa mia. Poi qualcuno ha scoperto che ero nato lo stesso giorno di Silvio Berlusconi, ed è cambiato tutto. Hanno iniziato a ricordarsi anche di me, arrivavano caterve di auguri…”: così Pier Luigi Bersani in una splendida intervista rilasciata a Vanity Fair. 74 anni e un libro dal titolo Chiedi chi erano i Beatles, proprio come la canzone degli Stadio: “Nel pezzo una ragazza dice ‘Io non so niente, so solo di Hiroshima. Dimmi chi erano i Beatles ma dimmelo non solo a parole, dimmelo con tutte le cose‘. C’è un’urgenza che la mia generazione deve comprendere, un’urgenza morale di dare l’esempio, dimostrare che la politica può essere una cosa coerente, una cosa pulita, una cosa buona”.Il rapporto che ha con i giovani, Bersani lo descrive così: “Intanto non gli faccio ‘lo spiegone’, primissima cosa. Secondo, esprimo grande fiducia verso questa generazione che, secondo me, è splendida. E poi mi permetto di dare un’indicazione: ribellarsi è giusto. Se c’è qualcosa che non ti va nel profondo, in compagnia o anche da solo, ricordati che ribellarsi è un dovere”. E c’è tanta musica nell’intervista, dal concerto dei Beatles nel 1973 a Milano che si è perso a quello “sto disperatamente cercando – anche io – di trovare un biglietto per i Radiohead” che ci mette nella sua stessa identica posizione, alla passione per Keith Richards, di cui dice una cosa particolare: “Di lui ho apprezzato l’anticipo negli assoli, che secondo me è una caratteristica che deve avere anche un politico”.Momenti più belli della sua vita “uno e due son le figlie. Tre è il ‘68”, il rapporto con la sua mamma (“ha avuto l’Alzheimer. È stato difficilissimo vederla spegnersi”), e fino alla morte, la domanda della domande, gli fa paura? “È incredibile, ma ecco, la morte mi faceva paura da giovane. Vai a letto e ti chiedi ‘Ma com’è che si muore?’. L’idea che a un certo punto ti manca il respiro, e poi che cosa succede? Poi con gli anni questo pensiero è andato via. Da un lato forse c’è più attaccamento alla vita, dall’altro c’è meno paura della morte. Fai fatica a andar via, ma ti spaventa meno. Mi piacerebbe il metodo Bunuel (…). A un certo punto, nella sua autobiografia, scrive: ‘Mi piacerebbe morire, però ogni 10, 15 anni, venir fuori, sedermi su una panchina, comprare un giornale, vedere che cosa succede, poi tornare dentro'”.E dopo l’ictus del 2014 ha cambiato vita? “No, solo fumato un po’ meno. Di quel momento ricordo – forse era un modo per esorcizzare la paura – che mentre mi portavano in ambulanza da Piacenza a Parma pensavo solo che avrebbero detto che avevo fatto spostare la neurochirurgia in quattro centri d’eccellenza dell’Emilia Romagna, che amministravo, e l’avevo tolta a Piacenza. ‘Mi prendo anche del coglione’, pensavo”. E dopo la morte? “Ti addormenti e basta. Poi alla fine bisogna anche prenderla così. Una volta mio fratello, che è più saggio di me e faceva il chirurgo, quando facevo il ministro, mi disse: ‘Ma voi politici non capite un tubo di niente. Non avete capito qual è il problema della sanità? Dico: ‘Ma qual è, Mauro, il problema?’. ‘È che non vuol più morire nessuno’, mi ha risposto. Un tempo, insomma, per vite molto più faticose, era più facile, i vecchi dicevano ‘Sono stanco di stare al mondo’. A noi ci si è molto complicata questa idea che a un certo punto basta”. Si parla di epitaffi, di quello che direbbe per Berlusconi (“È un liberale immaginario, una persona non riproducibile. E c’è dentro anche un complimento, me ne rendo conto”) e del suo: “Si guadagnò sempre lo stipendio“.L'articolo “Come epitaffio vorrei ‘si guadagnò sempre lo stipendio’. Quello che direi per Berlusconi? “Liberale immaginario, persona non riproducibile”. La morte mi faceva paura da giovane, vai a letto e pensi…”: parla Pier Luigi Bersani proviene da Il Fatto Quotidiano.