Da Pasolini e il doppio passo alla Biavati, a Togliatti che tifa (un po’ di nascosto) Juve: Giorgio Simonelli racconta ‘storie celebri e sconosciute’ sul calcio

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Pasolini e il doppio passo alla Biavati. Maradona che al telefono fa felice Sepulveda. Togliatti che tifa un po’ di nascosto la Juventus degli Agnelli (come tutti i comunisti ed ex: Berlinguer, Lama, Veltroni). Giacomo Bulgarelli che rinuncia a diventare attore in I racconti di Canterbury. La regina Sofia che si complimenta con Puyol mezzo nudo.Sono davvero pregevoli e gustose le venti “storie celebri e sconosciute dentro e fuori dal campo” da calcio che Giorgio Simonelli riordina in Vai Piedone, vai! (Manni). Piedone, per essere precisi, è il soprannome di Pedro Manfredini, “oriundo” della Roma anni sessanta, amato da Vittorio Gassman in un episodio dei Mostri, ma anche dal meccanico borgataro Claudio Amendola in Amarsi un po’. A Manfredini è dedicato peraltro un racconto che finisce tra le trame sinistre di tifo e criminalità con il bandito Graziano Mesina che manda pizzini a Gigi Riva in modo da essere salutato in tribuna ad ogni gol.L’impostazione ad ogni singolo racconto di Simonelli è come a strati di una torta, a spicchi di un pallone che, spiega Simonelli, è oltre il suo oramai definitivo “oggetto di studio” accademico, una vera e propria “fabbrica di storie” che attraversa oltre un secolo. E che per Simonelli il calcio sia una passionaccia profonda lo dimostra come mescola con competenza e fierezza gli ingredienti di ogni capitolo, mai troppo incentrati su un singolo spunto, ma agghindati e abbelliti da una serie di riferimenti che vanno oltre campo e tribune, e spesso sfociano in altri contesti narrativi come, a noi piace particolarmente citare, il cinema.A partire dal giudizio tranchant sul biopic dedicato a Pelé – Nascita di una leggenda (2015) – pieno di quelle incongruenze storiche che farebbero spazientire un Giobbe, stroncatura che sposiamo in pieno e da anni. Del resto si sa “i film sul calcio non funzionano quasi mai”. Meglio il racconto e le parole scritte ancora capaci di far evocare immagini al pigro lettore abituato oramai a vedere a tutti i costi prove e contesti reali scavando in rete. Provate infatti a cercare il momento in cui Fulvio Bernardini, giocatore superiore a qualunque compagno negli anni ’30 (il c.t. della nazionale Pozzo gli chiese di “giocare meno bene”), poi tra i cinquanta e sessanta storico allenatore di uno scudetto della Fiorentina e uno del Bologna.Ebbene, provate a cercare in rete il momento in cui “Fuffo”, noto playboy in gioventù, si mette a gareggiare con il suo bolide per le vie di Roma contro nientemeno che l’auto guidata dal Duce, Benito Mussolini, o quando Bernardini, allenatore della nazionale, nel 1974 risponde al giornalista di Tuttosport, su cosa ne pensasse del calcio femminile, dicendo “non ha molto senso, come possiamo immaginare una donna alle prese con uno stop di petto?”. Solo in Vai, Piedone, vai troverete il clima, l’atmosfera, le coordinate culturali ed emozionali di un ogni possibile periodo storico calcistico che Simonelli cucina in poche righe prima di arrivare al colpo di scena paradossale ed allo stesso tempo garbato ed elegante.Pensate a come gira a mille la “fabbrica di storie” di fronte alla passione di Pasolini per il calcio e per il suo magico Bologna (sarà lui a proporre a Giacomino Bulgarelli di fare l’attore in un suo film dopo averlo intervistato in Comizi d’amore) o ad una ridda di politici leader del Partito Comunista Italiano, e dell’afferente CGIL, che si sciolgono di fronte ai colori bianconeri del capitalismo anticomunista della Juve agnelliana. In particolare qui è Togliatti a sventare una sorta di blitz sul campo di un Juventus Real Madrid organizzato da alcuni compagni comunisti per protestare contro la squadra che rappresentava simbolicamente il potere fascista di Franco. “Togliatti in quei giorni era a Torino e alla vigilia della partita i giovani pensarono di dover avvisare il segretario delle loro intenzioni”, scrive Simonelli. “Furono ricevuti nella sede del partito e qui – si narra – Togliatti li ascoltò, poi dall’alto della sua autorevolezza e del suo ben noto pragmatismo diede loro un consiglio che non prevedeva discussione: ‘Compagni, non facciamo stupidaggini’. Al di là del danno che avrebbe procurato alla Juventus era anche sicuro che l’impresa sarebbe risultata 16 un po’ impopolare e non avrebbe giovato alla causa dell’antifranchismo. Poi, sempre si narra che, congedati i giovani, si sia rivolto ai dirigenti della federazione torinese: “Piuttosto compagni, per la partita di domani c’è ancora in circolazione qualche biglietto?”.L'articolo Da Pasolini e il doppio passo alla Biavati, a Togliatti che tifa (un po’ di nascosto) Juve: Giorgio Simonelli racconta ‘storie celebri e sconosciute’ sul calcio proviene da Il Fatto Quotidiano.