Altro scivolone di Gratteri su Falcone: «Non voleva le carriere separate». Ma cita un discorso in cui dice l’esatto contrario

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Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha tirato in ballo ancora una volta Giovanni Falcone per dimostrare la presunta contrarietà del magistrato ucciso da Cosa Nostra alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Secondo il quotidiano Il Dubbio, però, Gratteri ha travisato ancora una volta il pensiero del giudice. Un’altra gaffe, insomma, dopo quella già incassata durante DiMartedì su La7, dove aveva citato una presunta frase di Falcone in realtà mai pronunciata.Il discorso di Falcone due settimane prima dell’attentato Gratteri nell’ultima citazione di Giovanni Falcone fa riferimento all’intervento del magistrato all’Istituto Gonzaga dei gesuiti di Palermo. Era l’8 maggio 1992, due settimane dopo Falcone sarebbe stato ucciso con sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta nella strage di Capaci. I giornalisti del Dubbio Davide Vari e Damiano Aliprandi rimproverano a Gratteri di aver estrapolato solo poche frasi di quell’intervento, decontestualizzandolo del tutto «per dimostrare l’indimostrabile». Ma è nel discorso integrale che emerge cosa volesse davvero dire Falcone e quale fosse la sua posizione sull’autonomia della magistratura dalla politica. In particolare, come fanno notare i giornalisti, Falcone parla apertamente degli attacchi subiti da parte di colleghi magistrati proprio «per essersi schierato a favore delle carriere separate». La posizione di Falcone: «Il pm non può giudicare, ha bisogno di regole diverse»«Il pubblico ministero è sì un organo giudiziario ma, non essendo titolare della potestà di giudicare, neppure può dirsi giudice in senso tecnico. Quali che possano essere nel concreto le soluzioni da adottare, un punto mi sembra fondamentale: il pm deve avere un tipo di regolamentazione differente da quella del giudice, non necessariamente separata», dice quel giorno Giovanni Falcone. «E ciò non per assoggettarlo all’esecutivo, come si afferma, ma al contrario per esaltarne l’indipendenza e l’autonomia. Fra gerarchia e indipendenza c’è tutta una serie di figure intermedie che possono fare in modo che l’indipendenza sia finalizzata al raggiungimento degli scopi per cui il pubblico ministero è stato creato». Il messaggio dunque sembra chiaro: la figura del magistrato requirente deve essere secondo Falcone nettamente distinta da quella del magistrato giudicante. Ma questo non significa in nessun modo renderla preda del potere politico. La necessità di unione tra i corpi dello Stato: «La separatezza crea problemi»«Indipendenza ed autonomia, se per un verso devono essere strettamente legate all’efficienza dell’azione della magistratura, dall’altro non significano affatto separatezza dalle altre funzioni dello Stato. Io credo che prima o poi si riconoscerà che non è possibile una meccanicistica separatezza perché ciò determina grossi problemi di funzionamento e di raccordo», sostiene ancora Falcone. La separatezza di cui bisognerebbe liberarsi, fa notare Il Dubbio, non è quella tra giudice e pm ma tra i diversi poteri dello Stato, che nella visione di Falcone vivono ciascuno di vita propria vanificando così ogni tentativo collaborativo verso il medesimo traguardo. L'articolo Altro scivolone di Gratteri su Falcone: «Non voleva le carriere separate». Ma cita un discorso in cui dice l’esatto contrario proviene da Open.