Consenso informato, bagarre in aula. Valditara sotto accusa

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AGI - Duro scontro tra le opposizioni e il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. E scoppia la bagarre in Aula della Camera, con le opposizioni che chiedono la convocazione urgente di una conferenza dei capigruppo ("il clima che si è creato non consente di proseguire con i lavori", affermano in coro), poi ottenuta solo nel tardo pomeriggio ma che non è servita a ricomporre la frattura. E così, domani si riprenderà in Aula l'esame del ddl sul consenso informato per l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie e superiori, mentre resta il divieto per le elementari.Ma le opposizioni, che hanno già avviato l'ostruzionismo, annunciano battaglia e proseguiranno anche domani con gli interventi in massa. L'obiettivo è far slittare il provvedimento di alcune settimane. Calendario dei lavori alla mano, il rischio di un rinvio a dicembre c'è: è vero che mancano solo una ventina di emendamenti da votare, ma è altrettanto vero che con l'ostruzionismo domani sarà praticamente impossibile procedere con l'esame e da lunedì l'Aula sarà impegnata con il decreto flussi, poi le norme sul femminicidio e a seguire la legge di delegazione europea. Allo stesso tempo, però, alla maggioranza l'incastro dei provvedimenti non dispiace: slittando a dicembre l'esame del ddl Valditara si riprenderà con i tempi contingentati.Accuse reciproche e scontro sui femminicidiAl di là del timing, le opposizioni lamentano un atteggiamento "arrogante, irrisorio e irriverente" del ministro e ne pretendono le scuse. Valditara questa mattina, intervenendo durante l'esame del ddl, ha respinto le accuse delle opposizioni, che sono contrarie al provvedimento. Ma si è spinto oltre: le minoranze hanno "sfruttato un tema delicato come i femminicidi" per attaccare il governo, è la posizione del ministro.La replica indignata di Valditara"Sono indignato - ha scandito in Aula Valditara - avete detto che questa legge impedisce la lotta contro i femminicidi", "vergognatevi". E ancora: "È stato detto che con questo provvedimento impediremmo l'educazione sessuale nelle scuole, che impediremmo di informare i giovani sui rischi delle malattie sessualmente trasmesse e che negheremmo l'educazione affettiva nelle scuole. È falso, avete raccontato una balla". Le opposizioni sono insorte: "Si è creata una frattura profonda tra governo e Parlamento che non ci permette di andare avanti su questo provvedimento", la replica del Pd con Simona Bonafè, poi seguita dagli interventi di tutti i gruppi di minoranza. La Lega è scesa in campo a difesa del ministro, contrattaccando. Mentre dalle file dei forzisti si sarebbero sollevati alcuni distinguo sull'atteggiamento del ministro.Le precisazioni del ministro e la sua assenzaChe, infatti, dopo il duro intervento in Aula ha spiegato: "Sono il primo a ritenere che il dibattito debba essere svelenito da polemiche e da toni forti. Le mie affermazioni non avevano un carattere personale erano però affermazioni politiche legate a un'accusa precisa. Si riferivano a quelle affermazioni che accusavano il ddl di non consentire la lotta contro i femminicidi e la violenza di genere. Affermazioni di questo tipo sono vergognose. Il tema è di straordinaria drammaticità. Al di là delle mie parole, credo che tutte le contestazioni sono possibili al ddl, ma teniamo da parte la violenza di genere che ci vede alleati". A quel punto però il ministro ha lasciato l'emiciclo: ufficialmente perché impegnato in Puglia per la campagna elettorale. Ma la sua assenza è stata 'notata' non solo dalle opposizioni. E così il clima è proseguito tra le tensioni.Fallimento della mediazione in conferenza capigruppoViene raccontato che in conferenza dei capigruppo il presidente Fontana abbia cercato una mediazione, proponendo di sospendere per domani i lavori o invertire l'ordine dei lavori. Ma anche su questo, maggioranza e opposizioni non hanno raggiunto un accordo.