AGI - La giustizia "serve ma arriva sempre dopo", è invece importante la prevenzione e quindi l'educazione, "educare al rispetto, all'empatia, alla comprensione reciproca, e questo può avvenire attraverso la famiglia e attraverso la scuola". Lo ha detto Gino Cecchettin, padre di Giulia uccisa dall'ex fidanzato, intervenendo in audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.Oggi ricorre il secondo anniversario di quel femminicidio commesso da Filippo Turetta, il quale è stato condannato all'ergastolo per il delitto aggravato dalla premeditazione e dal legame affettivo con la vittima e che nei giorni scorsi ha rinunciato a difendersi in appello. A seguire, la Procura generale presso la Corte di appello di Venezia ha deciso di rinunciare a sua volta alla impugnazione contro la condanna all'ergastolo, cosa che aveva invece inizialmente annunciato per vedere riconosciute le ulteriori aggravanti della crudeltà e dello stalking, e quindi tra tre giorni, con una udienza davanti alla Corte di assise d'appello nell'aula bunker di Mestre, le parti prenderanno atto e formalizzeranno la doppia rinuncia, il che significa che la condanna all'ergastolo per Turetta diventa subito definitiva senza passaggio in Cassazione. amare non è possesso, la forza non è dominioE oggi ricorre il primo anniversario della Fondazione che porta il nome di Giulia e il cui presidente è proprio Gino Cecchettin. In audizione, l'uomo ha sottolineato di essere "un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre, ma non potevo stare fermo. Eventi simili ti cambiano, non c'è futuro, ed ho scelto di reagire e dare un senso a quel dolore. La Fondazione non è per coltivare il dolore ma per cambiare le cose". Ed ha aggiunto che la prevenzione e l'educazione devono far capire che "amare non è possesso, la forza non è dominio".La violenza di genere è un "fenomeno strutturato, non nasce all'improvviso, non è un raptus, cresce lentamente in una società che minimizza". Per Gino Cecchettin "non possiamo delegare ai tribunali ciò che spetta alla famiglia, alla scuola, prima che diventi tragedia". E "se una scuola tace, parlano i social, parlano i modelli tossici, è il silenzio degli adulti a parlare". L'impegno della Fondazione nasce dal desiderio di evitare che altri genitori soffrano quello che soffro io. Vorrei non ci fossero più Fondazioni per Giulia e per tutte le Giulie che verranno. Vi chiedo - ha detto ai componenti della commissione parlamentare - di fare prevenzione". Cecchettin ha spiegato che la Fondazione conta un comitato scientifico, con il compito di "creare elementi valoriali che poi trasmettiamo ai giovani"; un comitato divulgativo, che serve appunto per andare sul territorio; un comitato assistenziale composto da psicologi che ascoltano donne vittime di violenza e ci sono anche figure maschili che vi si rivolgono. Inoltre, un comitato giuridico, con 4 avvocati impegnati nella tematica relativa alle leggi e quindi nel caso avanzare proposte, e un comitato giovanile, "con cui cerchiamo di portare i valori della formazione tra i giovani e quindi attraverso questi raccogliere più informazioni e definire meglio come operare per prevenire ed educare al rispetto". Tanti i progetti messi in piedi dalla Fondazione, "sono una cinquantina", e - ha concluso Gino Cecchettin - "il mio, il nostro desiderio è quello di guardare il futuro con occhi di speranza. Ascolto i giovani, auspico che facciano tante domande e noi tutti dovremmo ascoltarli di più". Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone