Nel Partito democratico c’è grande scontento per il modo in cui Elly Schlein ha gestito la partita politica della manovra economica. Soprattutto i riformisti, che hanno abbandonato Stefano Bonaccini, sono piuttosto irritati. “Ma come – è il ragionamento che fanno tra di loro i massimi dirigenti di quell’area – avevamo l’opportunità di mettere in difficoltà Giorgia Meloni con la questione delle tasse occulte, di incalzarla su una manovra che è stata criticata da Bankitalia e da Confindustria e noi tiriamo fuori la storia della patrimoniale?”. E’ vero che quella proposta dalla segretaria del Partito democratico è una tassa sui ricchi che dovrebbe essere applicata a livello europeo (quindi mai), questo i riformisti lo sanno bene, ma è altrettanto chiaro che pronunciando la parola patrimoniale la leader dem ha offerto su un piatto d’argento una formidabile arma alla premier. Meloni non ci ha pensato un istante è ha dato l’allarme sulla patrimoniale, “e quel che è peggio - si lamentano i riformisti - è che furbamente Conte ha scartato lasciando il Pd, la Cgil e Avs a difendere una tassa che in Italia è da sempre impopolare”. Domenica si è chiuso il congresso dei giovani del Partito democratico. Divisioni fortissime all’interno dei Pd junior, che risalgono all’epoca della segreteria Zingaretti, si sono ricomposte magicamente. Al Nazareno raccontano che l’artefice di questa “pax” sia stato Michele Fina. Il tesoriere dem viene sempre più spesso chiamato dalla segretaria a risolvere i problemi, tant’è vero che si è conquistano il soprannome di Mr. Wolf del Partito democratico e raccontano che ne vada assai fiero. Sempre al Nazareno raccontano che tra i fedelissimi di Elly Schlein ci siano delle divisioni sul modo di affrontare l’appuntamento di Montepulciano organizzato dal trio Franceschini-Speranza-Orlando. Un’ala più dura del tortellino magico della segretaria del Pd, rappresentata da Marta Bonafoni, vuole che non si facciano concessioni a questo ‘correntone’ che punta a ottenere maggior potere nel partito. L’altra ala, quella più morbida, è rappresentata dal responsabile organizzativo dem Igor Taruffi, che invece è convinto che occorra trattare con i guanti bianchi gli esponenti di quell’area perché è sicuro che la prima cosa che faranno sarà quella di rivendicare nuovi organigrammi, il che aprirebbe parecchi problemi all’interno del partito. Per questa ragione Taruffi li blandisce anche se i dem che ce l’hanno con lui dicono in giro che il motivo di tanta accondiscendenza sia un altro: il timore che i big del correntone rivendichino per la loro area il posto di responsabile organizzativo. Nel Pd, comunque, nonostante il Congresso anticipato non sia più alle porte, c’è un gran movimento interno. Goffredo Bettini ha deciso di costituire una sua area (non una corrente, continua a ripetere lui perché quel termine gli fa venire l’orticaria) nella quale vuole aggregare anche personalità senza tessera del Pd in tasca. L’area di Bettini farà il suo debutto il 22 novembre al residence di Ripetta di Roma, presentando la “nuova” Rinascita. La testata, che affonda le radici nella storia della sinistra, è stata rilevata. La settimana prossima se ne saprà di più. Ma intanto i nomi dei promotori di questa iniziativa sono già noti. Oltre Bettini, naturalmente, ci saranno, tra gli altri, l’assessore alla Cultura di Roma Massimiliano Smeriglio, Enrico Gasbarra, Roberto Morassut, Franca Chiaromonte e l’assessora capitolina Sabrina Alfonsi.