Meloni: “Manovra per ricchi? Ci vuole coraggio a dirlo”. E Salvini attacca i migranti

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La difesa della manovra e l’attacco trasversale alla Cgil. Il plauso per la riforma della giustizia e l’enfasi sugli sforzi per la sanità pubblica. E poi le stilettate rivolte alle opposizioni e al governo locale. Così i leader di centrodestra provano a tirare la volata al candidato della coalizione alle elezioni regionali in Puglia del 23 e 24 novembre, Luigi Lobuono. Sul palco a Bari salgono la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Tutti sottolineano l’unità del centrodestra, con tanto di foto di gruppo accanto al civico in corsa per la presidenza. Poi ciascuno insiste sul proprio cavallo di battaglia. Salvini usa parole dure sui migranti, Tajani alza un muro per difendere la casa dalle tasse. E la presidente del Consiglio è chiamata a fare sintesi, rivendicando i risultati del suo esecutivo. A partire dalla legge di Bilancio. “La sinistra ci viene a dire che questa manovra favorisce i ricchi. Io penso che ci voglia molto coraggio a sostenere una tesi del genere”, affonda Meloni. Che insiste: “Secondo loro, chi guadagna 2.400 euro al mese e magari mantiene tre figli è un ricco che va mazzolato, io non sono d’accordo”. La premier snocciola poi i dati sulla sanità: “Un milione e 300mila prestazioni in più nei primi sette mesi dell’anno, 2 milioni entro gennaio”. E, nell’attaccare la “supponenza di una sinistra condannata ai margini“, sottolinea il consenso crescente del Governo.Meloni: “Solo italiani possono mandarmi a casa, non referendum”Quindi punge sul referendum sulla giustizia: “A chi pensa di mandare a casa Meloni con un ‘no’, dico ‘mettetevi l’anima in pace’. Arriviamo a fine della legislatura. Meloni a casa ce la possono mandare solo gli italiani: una cosa alla quale la sinistra non è abituata, la democrazia”. Un avvertimento, ma anche un appello diretto al “popolo”, che invita a essere “implacabile e pretenzioso”. La platea di Bari acclama la leader. “Giorgia, Giorgia”, è il coro che la accoglie. Interrompendo di continuo il suo discorso. Ma il parterre si infiamma già prima, quando Salvini lancia la bordata sui migranti. Salvini: “Fuori dalle palle chi non rispetta le nostre regole”Il leader della Lega ricorda il Bataclan. Poi non usa mezzi termini. “L’Europa – dice dal palco – sta permettendo a troppi migranti soprattutto islamici di entrare nel nostro Paese e di distruggere il nostro tessuto valoriale, economico e sociale. Il problema è pretendere che chi arriva a Bari rispetti la nostra cultura, la nostra religione, la nostra Costituzione. Quelli che non sono disposti a farlo, cristianamente e generosamente, fuori dalle palle“. E dopo aver ribadito il concetto – “fuori dalle palle” – torna sulle radici cristiane: “Il termine remigrazione per blindare le frontiere può e deve essere oggetto di discussione anche in Italia. Si avvicina il Natale: se qualcuno si azzarda a dire ‘togliete il presepe e il crocifisso‘, guai a voi. Diamo rispetto ma pretendiamo rispetto”. Poi, nel giorno di una parziale retromarcia di via Bellerio sul ddl Valditara, insiste: “È fondamentale che chi insegna ai nostri figli, invece di portare in classe ideologie gender o schifezze di quel genere, possa insegnare la buona educazione”. Il vicepremier azzurro, invece, sceglie l’elogio del centro e della componente moderata della coalizione. Anche se non rinuncia ad attaccare “il sistema della sinistra”, fatto da “amici degli amici e clientele”. Chiama al cambio di passo in Puglia. I lavori della manovra entrano nel vivoMa sono i temi nazionali che accendono i sostenitori del Teatro Team di Bari. A partire dalla battaglia sulla riforma della giustizia, su cui convergono tutti e quattro i leader. “Togliamo la magistratura dal controllo politico e questo alla sinistra non va giù”, incalza Meloni, “sono certa che migliaia di magistrati nel segreto dell’urna voteranno a favore di una riforma di buon senso”. E mentre la campagna referendaria muove i primi passi, i lavori sulla manovra entrano nel vivo. “Avremmo fatto una ‘manovrona’ senza i 40 miliardi del Superbonus”, rimarca la premier attaccando Giuseppe Conte. Ma l’offensiva è soprattutto diretta ancora una volta verso Maurizio Landini. “Lo sciopero generale è convocato rigorosamente di venerdì, perché non sia mai che la rivoluzione la facciamo di martedì. A dimostrazione che i contenuti dei provvedimenti e soprattutto i diritti dei lavoratori non sono esattamente prioritari per alcuni”, è l’affondo della premier. Condiviso e reiterato da tutti i leader sul palco.Questo articolo Meloni: “Manovra per ricchi? Ci vuole coraggio a dirlo”. E Salvini attacca i migranti proviene da LaPresse