Mettere assieme nello stesso tavolo politici (italiani, europei, africani), istituzioni finanziarie internazionali e players che in Africa hanno il compito di guardare all’Europa e al Mediterraneo al fine di promuovere un nuovo modello di relazioni tra vecchio continente e continente nero. Un’ambizione non da poco, quella che del gruppo Ecr al Parlamento europeo. Ma proprio per questa ragione l’evento “Piano Mattei per l’Africa e Global Gateway: un nuovo modello per le relazioni Europa-Africa”, ha messo in evidenza la spinta italiana al piano, l’interesse dell’Europa dopo le titubanze degli anni passati e la capacità di Giorgia Meloni di attirare le attenzioni complessive sul piano, adesso diventato uno strumento utile anche ad Ue e Usa. Passaggio ribadito più volte da Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr, quando ha ricordato che proprio la vacatio europea in Africa ha purtroppo permesso l’ingresso indisturbato (e il rafforzamento) di due players altamente invasivi come Russia e Cina.CONFRONTO E MODELLOQuando si parla di modello, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, va aggiunto il termine virtuoso: quello il momento in cui si tocca con mano la discontinuità sull’Africa rispetto al passato e, al contempo, emerge la traccia indicata dal governo italiano. I fatti smentiscono chi parlò di slogan e scatola vuota, ci tiene a sottolineare Mantovano, e le nuove relazioni Europa-Africa dicono che nel Parlamento europeo è nata una nuova consapevolezza. Ricco e variegato il parterre degli interventi, come Aroldo Curzi Mattei, Giangiacomo Calovini, Alberico Gambino, Solomon Quaynor, Dario Scannapieco, Stefania Lenoci, Gelsomina Vigliotti, Giampaolo Silvestri, Francesco Lollobrigida, Antonio Gozzi, Giuseppe Zafarana, Stefano Antonio Donnarumma, Federico Vecchioni, Federica Diamanti, Flavio Cattaneo, Pierfrancesco Latini, Antonella Sberna, Nicola Procaccini. Ovvero la politica che ragiona e programma con soggetti economici pubblici e privati, al fine di raggiungere l’obiettivo, in un momento geopolitico altamente complesso dove il mancato dialogo tra parti può favorire quei soggetti esterni che puntano a dividere l’Ue. E parlare con l’Africa, come chiesto da Roberta Metsola, è l’anticamera progettuale imprescindibile.BRUXELLES SEGUE ROMALe sinergie tra l’Europa e il Piano Mattei sono evidenti. Un assunto che consente, una volta di più, di raccontare cosa davvero sta significando il Piano Mattei per la storia non solo italiana o africana, ma anche per quella europea che negli ultimi 20 anni ha peccato di un certo disinteresse verso il continente nero, lasciando praterie a soggetti esterni come Cina e Russia. Non è mai tardi, comunque, e la dimostrazione di questo stimolo che è ben presente ai piani alti di Bruxelles viene dal filo politico che unisce le due capitali. La Commissaria europea per la Democrazia e la Demografia, Dubravka Šuica, lo mette subito in chiaro nel suo intervento quando dice che il Piano Mattei è perfettamente allineato con il piano Ue per il Mediterraneo, “un piano basato sull’equità e pensato per essere positivo per tutti”.IL RAPPORTO CON GLI ENTI LOCALINon è stato forse quasi mai messo sufficientemente in risalto fino ad oggi il tema delle relazioni amministrative, che invece secondo il Commissario Ue alle Partnership Internazionali, Josef Šikela, è fondamentale al fine di trasformare i corridoi di trasporto in corridoi di sviluppo. Non va dimenticato che la popolazione africana raddoppierà: ovvero 60 milioni di giovani entreranno nel mondo del lavoro nei prossimi cinque anni. “Se troveranno opportunità, assisteremo a un boom economico; se invece non troveranno spazio, sarà un problema per tutti”. Questa la ragione per cui l’intervento dell’Ue non potrà essere solo economico o politico, ma dovrà anche essere capace di affiancare la progettualità italiana con strumenti di penetrazione sociale.IL SUD E LA SPINTA AFRICANATocca un elemento politico e al contempo geografico Metsola nella sua riflessione sul piano. Ovvero che la nuova spinta per l’Africa parte dal sud grazie a Meloni. Il tutto mescolato con una certa lungimiranza fondata su un approccio diverso dato da “una visione di un lungo periodo, devo ringraziare per questo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per la sua leadership su questo, per aver dimostrato che questa nuova spinta può partire dal Sud”. La presidente dell’Eurocamera sottolinea un altro aspetto del piano: quello della collaborazione tra soggetti istituzionali diversi, al fine di costruire una squadra che si attovaglia dinanzi ad un progetto senza dubbio ampio. Cooperazione, rimarca, significa comprensione e crescita condivisa, nella consapevolezza dell’intuizione di Enrico Mattei. Il fatto che l’Africa disponga di un potenziale straordinario è un dato oggettivo che deve essere sempre tenuto ben presente: un continente giovane, dinamico e creativo, che sta generando un dinamismo economico senza precedenti nei settori della tecnologia, della cultura, del digitale e dell’agricoltura. “Tutto questo rappresenta un’opportunità per gli imprenditori italiani, ma anche per quegli imprenditori africani capaci di investire e innovare, in una partnership che già sta prendendo forma”. Chiede, inoltre, di allargare la visione d’insieme sull’Africa, andando oltre il tema dei flussi migratori e concentrandosi sullo status di interlocutore per la stabilità del Mediterraneo. Per cui “se cresce l’Africa cresce la stabilità di tutta l’area”.MODELLO INTERNAZIONALEMeloni preme su un tasto, più di altri: il concetto di modello internazionale del Piano Mattei come modus operandi ampiamente riconosciuto. E in questo senso le parole di Metsola e delle commissarie europee Suica e Sikela lo dimostrano. Entrambe hanno portato avanti iniziative condivise e sostenute dall’Italia, come il Global Gateway e il Patto per il Mediterraneo, ricorda la premier. Inoltre l’attenzione delle Istituzioni africane e degli esponenti del Sistema Italia, del settore privato, del mondo finanziario e della cooperazione che sono presenti oggi, è fattore determinante e conferma “che il Piano Mattei non è solo un’iniziativa italiana ma è ormai una strategia di respiro europeo e internazionale, che guarda lontano e sta riscuotendo sempre maggiore condivisione”.Base concettuale per distendere l’assunto meloniano relativo al fatto che oggi il Piano Mattei non è più un’idea, “ma è una realtà operativa che sta producendo risultati concreti”. Tre i numeri su tutti che Meloni ricorda: il coinvolgimento diretto di ormai 14 Nazioni africane, oltre un miliardo di euro di risorse già impegnate dall’Italia per progetti nel Continente africano, la sinergia con il Global Gateway che vale più di un miliardo e duecento milioni di euro. Una cooperazione che oggi si concentra su 4 grandi iniziative strategiche: la realizzazione del Corridoio infrastrutturale di Lobito, per collegare l’Africa occidentale a quella orientale, unendo Angola, Repubblica Democratica del Congo e Zambia; lo sviluppo delle filiere produttive del caffè in diverse Nazioni africane; l’estensione verso l’Africa orientale del cavo Blue Raman, la dorsale marittima che collegherà l’India alle economie europee, passando per il Medio Oriente e il Mediterraneo; l’AI Hub for Sustainable Development di Roma, che coinvolgerà centinaia di start-up africane per applicare l’intelligenza artificiale ai diversi settori del Piano. La convinzione alla base della spinta italiana è quella che tocca il filo del futuro: lo ribadisce Meloni quando osserva che “investire nel futuro dell’Africa significa investire nel futuro dell’Europa stessa”.Per poi toccare lo spirito che guida l’azione, ovvero quello che si ispira a Enrico Mattei, definito “un grande italiano, un visionario, che con il suo patriottismo pragmatico ha servito l’interesse nazionale costruendo ponti e cooperazione con gli altri popoli. Tra poche settimane in Angola andrà in onda il vertice Europa-Africa, utile per sincronizzare i programmi strategici tra i due Continenti, dove l’Italia “continuerà a essere un ponte tra Europa e Africa, mettendo a disposizione la competenza delle proprie imprese, la forza delle sue Istituzioni e la sua grande tradizione di dialogo. Perché il futuro dell’Europa passa da un’Africa più stabile, più sicura e più prospera. E il futuro dell’Africa passa da un’Europa capace di ascoltare, investire e costruire insieme, con umiltà e rispetto dell’altro”, conclude Meloni.LE ISTITUZIONI INTERNAZIONALIIl nesso tra le istituzioni internazionali è un altro elemento messo in luce a Bruxelles, che per l’occasione ha ospitato gli interventi di Stefania Lenoci, World Bank Group Resident Rappresentative Italy e Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca Europea degli investimenti. È in quel fitto dialogo che si ritrova la relazione che il Piano Mattei è riuscito a costruire e l’attenzione che ha suscitato in Ue e in Usa.La Bei è direttamente coinvolta attraverso progetti strategici come l’estensione del cavo Blue Raman. Il piano si concentra su aree come la connettività energetica, l’agricoltura sostenibile e lo sviluppo infrastrutturale come il Corridoio di Lobito. Così come la Banca Mondiale che promuove partenariati strategici, il dialogo politico e la collaborazione sulle priorità dello sviluppo globale. Senza dimenticare un altro attore chiave come la Banca africana di sviluppo. Solomon Quaynor, vicepresidente del settore privato, infrastrutture e industrializzazione del gruppo, lo ha ribadito a chiare lettere quando ha precisato che “la visione e leadership di Meloni ha dato un nuovo slancio al partenariato con l’Africa con il Piano Mattei, che considera l’Africa non soltanto come un recipiente di aiuti, ma come un partner importante per l’innovazione e la crescita”. Il riferimento è all’approccio da pari a pari, basato sul rispetto reciproco. Per questa ragione la Banca africana per lo sviluppo ha bisogno di partner strategici per attuare i piani e al fine di avere un impatto che faccia la differenza, il partenariato sarà importantissimo. “Il Piano Mattei è sicuramente un momento di grande svolta nel partenariato con l’Africa. Stiamo esaminando anche come possiamo effettivamente implementare questo modello per andare a creare dei partenariati a livello bilaterale e multilaterale, con un Piano di sviluppo complessivo per andare a occuparci di cambiamento climatico, energia, sicurezza alimentare, sostenere i servizi e andare a creare posti di lavoro e migliorare l’istruzione”, ha aggiunto.LA SOCIETÀ CIVILEIl dettaglio per così dire “sociale” del Piano Mattei è emerso dal ragionamento fatto da Gianpaolo Silvestri, segretario generale della fondazione AVSI che ha toccato il tema dello sviluppo umano accanto a quello infrastrutturale. Un elemento di primaria importanza nell’economia complessiva dell’iniziativa partendo da due direttrici di marcia: il Piano Mattei ha liberato energie interessanti, che devono giocoforza essere connesse al tessuto locale, dal momento che senza lo sviluppo umano l’intero sforzo sarebbe compromesso. Ma il piano, invece, ed è l’elemento di discontinuità rispetto al passato, sta riuscendo a coinvolgere la società civile nelle singole attività, pianificando assieme connettività, sicurezza e nesso con le autorità locali.