AGI - La fotografia scattata dal Rapporto Caritas “La città di cristallo - la povertà a Roma: un punto di vista” restituisce l’immagine di una capitale attraversata da fragilità profonde, spesso sommerse, che incidono sulla dignità delle persone e sulla coesione sociale. È una povertà che non si limita all’assenza di reddito, ma si manifesta nei divari educativi, nelle crepe del sistema sanitario - soprattutto nella salute mentale - e nell’espansione silenziosa del gioco d’azzardo, divenuto un fenomeno strutturale. Una povertà che frantuma vite e comunità, lasciando i più vulnerabili esposti a nuove forme di esclusione.La povertà educativa Nel cuore della città, la povertà educativa emerge come una delle ferite più dolorose. Colpisce i giovani nella fase in cui costruiscono identità e futuro, e lo fa minando le loro possibilità di comprendere, scegliere, immaginare una prospettiva.La dispersione scolastica resta il sintomo più evidente: abbandono, assenteismo, disimpegno, lacune non colmate si concentrano in aree dove mancano spazi per lo sport, l’arte, la musica, e dove il sostegno psicologico e sociale è insufficiente.Il disagio nelle periferie A Roma il 2,3% della popolazione non possiede neppure la licenza media, e il 10,7% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora. Ma nelle periferie come Grottarossa Ovest, Magliana e Santa Palomba la percentuale supera il 30%, segno di un divario territoriale che genera frustrazione, isolamento e fatalismo.In queste zone vivono molte famiglie di origine immigrata, seconde e terze generazioni cresciute in ambienti poveri di stimoli, dove la povertà linguistica e la fragilità dei nuclei familiari aggravano la disuguaglianza di partenza. È un circolo che produce esclusione molto prima dell’età adulta.L'emergenza sanitaria Accanto a questo scenario, un’altra emergenza cresce in silenzio: quella sanitaria, con particolare riferimento alla salute mentale. Il Rapporto registra un aumento delle persone - anche giovani - che convivono con fragilità psichiche senza riuscire ad accedere ai servizi adeguati. Il sistema, rinnovato sulla carta dopo la fine dell’era manicomiale, soffre di carenze strutturali: risorse limitate, scarsità di personale, forti disparità territoriali, servizi frammentati.Persistono pratiche come la contenzione meccanica, mentre le famiglie vivono spesso nella solitudine, senza sostegni che alleggeriscano un peso diventato insostenibile. Molte strutture residenziali rischiano di trasformarsi in luoghi di isolamento più che di cura, senza veri progetti di reinserimento. Caritas invita la città e le istituzioni a non voltarsi dall’altra parte, a custodire i legami e la dignità di chi soffre, a promuovere spazi di ascolto, prossimità e accoglienza reale.Capitale del gioco d'azzardo Su questo quadro già fragile si innesta il dato forse più impressionante: Roma è la capitale italiana del gioco d’azzardo. Nel 2024 i cittadini hanno speso oltre 8,3 miliardi di euro, quasi 600 milioni in più dell’anno precedente. Una cifra che rappresenta non solo un enorme drenaggio di risorse dall’economia reale, ma anche una deriva sociale sottovalutata.La 'denuncia' della Caritas La Caritas denuncia un sistema che alimenta indebitamento, povertà, solitudine e dipendenze: decine di migliaia di persone, di ogni età, travolte da una spirale che distrugge relazioni, patrimoni e vite. La politica, secondo il Rapporto, continua a non affrontare l’emergenza con la necessaria lucidità, mentre lo Stato incassa molto meno dei danni sociali e sanitari prodotti, diventando così "complice" di un meccanismo che lacera il tessuto urbano, in particolare nelle famiglie e tra gli anziani.L’azzardo, sottolinea la Caritas, non è un vizio ma una malattia, e come tale deve essere affrontata con sistemi di prevenzione, servizi sanitari adeguati e alleanze educative. Serve una trasformazione culturale basata sulla responsabilità, sulla sobrietà e su politiche pubbliche finalmente orientate al bene comune.La povertà abitativa A completare la mappa delle fragilità urbane c’è la povertà abitativa, che nella Capitale riguarda il 6,9% della popolazione, superando la media nazionale. Significa oltre 114 mila nuclei familiari in condizione di instabilità, 22 mila dei quali già precipitati nell’emergenza, mentre nello stesso territorio esistono fino a 200 mila appartamenti privati vuoti.A Roma 16.346 famiglie attendono una casa popolare, più di 7 mila da oltre dieci anni, a cui si aggiungono 2.500 persone in alloggi occupati e oltre 22 mila senza tetto registrati nell’area metropolitana.L’esplosione degli affitti brevi ha aggravato lo spopolamento del centro: nel Municipio I, in dieci anni, i residenti sono diminuiti del 38%, mentre le case vacanza e i miniappartamenti hanno raggiunto quota 35 mila, prosciugando l’offerta abitativa per i residenti e alterando il tessuto comunitario.Il peso dell’abitazione grava inoltre sui redditi familiari: l’8,4% delle famiglie romane destina più del 40% delle proprie entrate alla casa, contro il 5,7% della media nazionale. Nonostante un reddito medio pro capite formalmente più alto di quello italiano, il rischio di povertà coinvolge il 15,8% dei residenti e la deprivazione materiale riguarda oltre il 3%. A Roma un quarto delle famiglie è monoreddito e quasi l’8% dei minori cresce in nuclei segnati dalla fragilità lavorativa.Salari bassi Sul mercato del lavoro la situazione appare contraddittoria: l’occupazione cresce, così come i contratti stabili, ma quasi un quinto dei lavoratori a termine resta intrappolato nella stessa condizione da almeno cinque anni. Il part-time involontario riguarda un lavoratore su dieci, l’8,5% degli occupati è comunque a rischio povertà e il 13,5% percepisce salari troppo bassi per vivere con dignità. La forbice salariale di genere rimane ampia, con le donne che guadagnano in media 781 euro in meno al mese rispetto agli uomini.