Un miracolo della natura umana, un rientro in grande stile, ma soprattutto una manifestazione di amore immenso non solo dal suo pubblico, ma anche da colleghi e amici come Elisa, Jovanotti e Cesare Cremonini. Luca Carboni, dopo aver affrontato il tumore ai polmoni diagnosticato nel 2022, è riapparso sul palco dell’Unipol Forum di Assago (Milano), cantando per due ore e mezza, attraversando il suo repertorio da “Farfallina” a “Mare Mare” fino alla chiusura (non a caso) con “Ci vuole un fisico bestiale”. La penna e la poesia di Carboni mancavano da tanto tempo e ieri sera, 11 novembre, non è stato solo un concerto, ma soprattutto la dimostrazione del coraggio di un uomo che ha saputo prendere in mano la propria vita e ricominciare con occhi diversi il suo cammino artistico e umano.“Era da tanto tempo che non avevo questa quantità non solo di persone, ma di affetto addosso. – ha confessato l’artista qualche attimo dopo la fine dello show – È una cosa molto toccante, ma soprattutto avevo paura di non reggere io perché mi è già successo altre volte che in sussulto di agitazione, la respirazione non la riuscissi a gestire. Quindi avevo il terrore di dovere bloccare il concerto per fermarmi e per riprendere il fiato. Insomma non è stato sempre semplice però pian piano questi giorni di prove sono stati un bell’allenamento e gli esercizi mi sono serviti per farmi sentire abbastanza pronto”.Come ma il ritorno alle scene?Ferdinando Salzano (fondatore dell’agenzia Friends & Partners, ndr) e altri nostri collaboratori mi hanno spinto in questa direzione. Perché devo dire che la malattia che ho vissuto mi ha portato in una dimensione nuova, non per forza negativa, ma anche un po’ distaccata da tutta una serie di logiche, di cose, legate anche alla musica, agli aspetti non solo quelli profondi della scrittura della musicaCosa ti ha portato?Un po’ a distaccarmi da quello che è la promozione, il marketing, gli orpelli che poi sono importanti ma mi sento un po’ più distante in questo momento. Quindi anche l’idea di fare un grande evento fine a se stesso non mi interessava. Da un altro punto di vista avevo anche molto paura di non farcela, di non sapere se avrei retto anche perché il lavoro con la respirazione, con il diaframma, è una roba che ho dovuto lavorarci sopra. In realtà mi ho preso anche molta pausa dal canto, quindi mi ero quasi un po’ abituato a questa situazione defilata, che è rimasta.Stupito dal sold out immediato?Molto. Quindi pian piano mi hanno convinto anche a continuare la festa nella mia città, a Bologna. Ma non sto pensando a un tour. Mi è piaciuta questa esperienza perché potrebbe nascere una serie di concerti unici, che secondo me che non è la ripetizione, ma costruire qualcosa di diverso di volta, che era un po’ secondo me quello che da bambino mi piaceva fare. Un po’ come Guccini che faceva un concerto una volta al mese e ogni volta in base a quello che beveva era un po’ diverso e anche quello che raccontava,Cosa ti ha regalato questo concerto?Mi ha dato molta energia e anche il fatto di non avere un disco nuovo ha aiutato nella composizione della scaletta. Questa volta avevo solo la mia storia nuda e cruda. Non è stato proprio un viaggio cronologico, c’erano anche canzoni non per forza così popolari soprattutto pescati nei primi dischi a cui sono legato.Come hai aperto con il brano “Primavera” (1984)?La primavera è un simbolo di rinascita, di cambiamento, che è affascinante e ci succede non per forza dopo una sfiga, dopo una malattia, ma anche nella vita, anche se tutto va bene. Può essere che la primavera ti metta dentro quell’entusiasmo di vivere qualcosa di nuovo o una nuova leggerezza o una nuova felicità o la ricerca della felicità.Sul palco sono comparsi Elisa, Cesare Cremonini e Jovanotti, un atto forte di amicizia e di stima…Quando Cesare mi ha invitato a cantare allo stadio, lì ho avuto percezione che ero tornato a vivere. Poi ho accettato di cantare ‘San Luca’ perché è un luogo che ritorna spesso nella mia vita si artistica che privata. Lorenzo mi sentivo spesso, anche quando lui stesso stava vivendo un altro momento difficile. È stata una persona importante, chiacchieravamo non per piangerci addosso, ma per tenerci su e aggiornarci sul nostro stato di salute. Poi Elisa c’è perché ha un grande talento e una voce straordinaria.Che impatto ha avuto la malattia nella tua vita?Al primo impatto è stato molto drammatico perché non mi avevano quasi dato speranza e quindi quello che ho vissuto e quindi mi ha fatto vivere un trauma abbastanza profondo però ho dovuto reagire nello stesso tempo, avendo avuto poi la possibilità invece di uscirne e adesso mi sento comunque diverso. Quando senti i luoghi comuni che dicono che cambi la prospettiva di tutto? È vero.C’è un disco nel cassetto?Sì. Avevo iniziato a lavorarci prima della malattia ma è figlio di quel tempo lì. Però sento che c’è il germe per qualche canzone nuova, però devo cominciare.L'articolo “La malattia ha avuto in impatto drammatico su di me, cambiando ogni mia prospettiva. Oggi per me è primavera”: Luca Carboni è un (meraviglioso) miracolo vivente proviene da Il Fatto Quotidiano.