Perché forse il movente dell’omicidio Paganelli è diverso da quello paventato dalla Procura

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L’omicidio della povera Pierina Paganelli, la 78enne trovata cadavere nel garage del condominio in cu viveva nell’ottobre di due anni fa, è uno dei casi che ha maggiormente suscitato l’interesse di stampa, tv e opinione pubblica per via degli intrecci e delle dinamiche che hanno caratterizzato il comportamento dei principali protagonisti della vicenda, spesso a cavallo tra la cronaca nera e la cronaca rosa per via della relazione tra la nuora della vittima, Manuela Bianchi e Louis Dassilva, attuale imputato per l’omicidio della pensionata di Rimini.La liaison di cui i media hanno trattato con dovizia di particolari rendendo note conversazioni, messaggi e foto tra i due amanti è stata particolarmente attenzionata anche dagli inquirenti, perché secondo la Procura costituirebbe il movente del delitto. Secondo i magistrati infatti Louis Dassilva temeva che Pierina Paganelli, venuta a conoscenza della relazione extraconiugale della moglie di suo figlio con il 35enne senegalese, potesse riferire tutto alla moglie di quest’ultimo, Valeria Bartolucci, mettendo in seria discussione non solo il legame affettivo tra i due ma anche la stabilità economica che Dassilva aveva conquistato grazie al matrimonio. Una tesi che i difensori dell’imputato hanno sempre respinto con forza perché, a loro avviso, il movente dell’omicidio potrebbe riguardare i forti dissapori tra la Bianchi e sua suocera che, dal punto di vista dell’assassino, perpetrava nei confronti della nuora una serie di comportamenti offensivi e diffamanti.In questo blog circa un anno fa avevo ipotizzato che una relazione extraconiugale poteva avere un peso molto più grave e insostenibile se fosse stata rivelata nell’ambiente frequentato da Manuela Bianchi e da altri membri della sua famiglia d’origine, come il fratello Loris, e della famiglia di suo marito, come lo stesso marito – Giuliano Saponi – e Pierina. Il fatto che Pierina fosse intenzionata a riferire della relazione adulterina della nuora al Collegio degli anziani dei Testimoni di Geova che avrebbero emesso un giudizio su tale comportamento non è un elemento da trascurare, perché una donna che tradisce il marito in un contesto caratterizzato da regole e dettami ben precisi sarebbe stata marchiata a vita da un verdetto che ne avrebbe gravemente pregiudicato l’onorabilità e la reputazione. Nella fattispecie le conseguenze per chi è accusato di adulterio all’interno della comunità dei Testimoni di Geova sono piuttosto pesanti e possono tradursi in provvedimenti come la “segnatura” o la “disassociazione” che provocano la sospensione o l’allontanamento permanente da tutte le cariche e le attività della comunità del soggetto coinvolto, con l’aggravante del divieto per i familiari appartenenti alla stessa comunità di intrattenere rapporti con lo stesso soggetto.In questa ottica il movente che ha portato all’omicidio di Pierina potrebbe essere di tutt’altro tenore, perché l’assassino avrebbe potuto agire per vendicare Manuela da quelle che, dal suo punto di vista, erano gravi ingiustizie e vessazioni perpetrate dalla suocera nei confronti della nuora. Ma questa volontà di proteggere, salvare, vendicare Manuela poteva appartenere ad altri soggetti diversi da Dassilva? Ne sono convinti i legali difensori del senegalese che qualche giorno fa, in occasione dell’udienza in cui sono stati ascoltati due dei figli della vittima, si sono spinti ancora più in là. Come riporta il Corriere di Bologna l’avvocato Andrea Guidi ha chiesto a Giacomo Saponi, un altro figlio di Pierina, se fosse a conoscenza di un eventuale rapporto improprio e incestuoso tra Loris e Manuela, una domanda che la giudice ha ritenuto inammissibile ma che ha inevitabilmente creato un nuovo scenario nelle ipotesi che ruotano attorno al giallo di Rimini, perché fuori dal tribunale l’avvocato Guidi ha dichiarato alla stampa che nel corso del dibattimento emergeranno le ragioni di quella richiesta.Martedì 11 novembre, nel corso della trasmissione Ore 14, la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Dassilva, ha dichiarato che esistono numerose prove, fra cui alcune intercettazioni, che farebbero propendere per un’ipotesi del genere, quindi è lecito aspettarsi che nel corso del processo saranno esaminati tutti gli elementi che potrebbero indicare un movente diverso da quello paventato dalla Procura e di conseguenza il coinvolgimento di altri soggetti che oltre o al posto di Dassilva avevano un motivo per uccidere Pierina Paganelli.L'articolo Perché forse il movente dell’omicidio Paganelli è diverso da quello paventato dalla Procura proviene da Il Fatto Quotidiano.