Siamo alla fine di questo 2025 e iniziamo a tirare le somme. Questione: caregiver, cosa è cambiato e cosa cambierà? Sto vivendo nella ordinaria quotidianità ciò di cui molti parlano senza saperne e, come me, moltissimi genitori, figli, coniugi e familiari di persone con necessità assistenziali. Come sempre tra le buone intenzioni, le belle parole e i racconti teorici arriva la realtà e noi la portiamo sulla schiena. Io, per esempio, da 27 anni.La legge regionale n. 5 del 2024 del Lazio, intitolata “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare”, ha riconosciuto la figura del caregiver familiare e ha stanziato 15 milioni di euro fino al 2026 per una serie di supporti tra cui la Card Caregiver, e misure per il sollievo (sostituzione temporanea del caregiver), il benessere psicofisico e la formazione. La legge mira a valorizzare il ruolo dei caregiver, sostenendoli economicamente e offrendo servizi di supporto. Purtroppo però questo si traduce – specialmente nei Comuni più piccoli – in una ennesima perdita di tempo, soldi e risorsi a danno dei caregiver.Cosa accade in realtà? Non offrono aiuti in rimborsi finalizzati a pagare operatori che possano consentire un reale sollievo. Troppo equo e giusto per essere vero. Ti mandano dallo psicologo in orari prestabiliti e ovviamente incompatibili con la funzione accudente. Però “i caregiver del Lazio ora socializzano perché vanno tutti a scuola di caregiver”. Eh sì! Sono serissima. Secondo queste meravigliose congregazioni di esperti della non conoscenza, migliaia di caregiver hanno giocato decenni sulla pelle delle loro cavie. Senza un corso, hanno profuso ogni energia abbandonando ogni altro interesse fino a perdere la salute. Ma ora con questa ottima applicazione abbiamo il corso! Come siamo felici noi caregiver del Lazio?Le risorse destinate agli “interventi di sollievo”? A Roma se siamo fortunati abbiamo ben 24 ore annue di assistenza. Due ore al mese. Avete capito bene. Due ore al mese ad opera di gente mai vista, inviata da sconosciute cooperative. Un bambino impiega mesi ad essere inserito alla materna. Ma un disabile lo affidiamo a chi non lo conosce, a chi non sa nulla. E per due ore noi dovremmo essere tranquilli e dovrebbero anche darci sollievo. Ma fanno sul serio? Io me lo chiedo. E rifiuto una simile indegna offesa! Allo stesso tempo rifiuto l’assistenza temporanea a domicilio o il ricovero in strutture accreditate per i caregiver. Avete letto bene: anni di fatica immonda per avere il ricovero in struttura se mi devo operare. Ora oltre il danno la beffa. E per accedere a tutto questo ridicolo percorso devo fare il corso, come se negli ultimi 27 anni io avessi improvvisato.Ci vuole tanto coraggio a proporci una soluzione simile. Perdonatemi. Non trovo le giuste parole per definire meglio questa strana cosa che chiamano servizio e sollievo. Non mi solleva da nulla, al contrario mi dà molta ansia. Mi getta nel baratro nella triste realtà della lunga strada da fare. Dobbiamo andare a fare il corso ma il nostro problema è come organizzare la prima lezione: tu caregiver vieni al corso e il tuo assistito resta solo. E’ tutto molto paradossale. Sono sempre stata favorevole al sostegno psicologico e ben vengano gli aiuti per far fronte alle spese per il benessere psicofisico del caregiver. Il punto è che, nella più assurda realizzazione, il film che stiamo osservando sulla pelle prevede che dopo aver perso tempo prezioso ad un colloquio (che ti è costato 50 euro di sostituzione badante e in cui ti hanno detto solo corbellerie) ognuno di noi ha davvero, estremo bisogno, di recupero psicofisico!A questo si aggiunge il balletto dei crediti per la formazione: si riconoscono crediti formativi per i caregiver più giovani e si forniscono finanziamenti per l’aggiornamento professionale, formalizzando che si tratta di attività lavorativa. Ma questo lavoro rimane gratuito e non fornisce diritti previdenziali di sorta.La parte che però mi ha davvero fatta arrabbiare sono le 24 ore annue di sostituzione temporanea: “Interventi di sollievo attraverso l’impiego di operatori professionali per sostituire il caregiver”. Operatori che non conoscono l’assistito, allo Stato basta accreditare cooperative e consorzi in modo casuale riducendo il principio di continuità assistenziale ad una figura meccanica e spogliata del requisito empatico e specializzato. La dignità, la vergogna dell’anziano, l’imbarazzo della signora che non vuole spogliarsi per l’igiene di base con un estraneo. La nonna di tutti noi presa e lasciata per due ore al mese dicendole che il suo familiare va a farsi il giro del palazzo e che va bene chiunque pur di staccare due ore al mese. Questa è la dignità che siamo capaci di offrire ai nostri anziani più fragili? Questa la preparazione a supporto dei progetti di vita indipendente per le disabilità complesse? E ora dovremo anche dire grazie? Attendiamo un corso anche per questo.Non serve la Giornata del caregiver, serve quella della ragionevolezza!Poi la ciliegina della continuità con le normative precedenti: “La procedura di riconoscimento è in continuità con le precedenti delibere (DGR 341/2021 e DGR 751/2024), e i caregiver già riconosciuti non devono ripetere la domanda”. Tanto non era servita a nulla neanche quella precedente!Al termine del 2025 si sono visti rari cambiamenti concreti. Auspico qualcosa di più nel 2026 ma di certo da caregiver da oltre 25 anni ritengo che vada fatta una cauta selezione delle proposte. Il caregiver è già oberato e sopraffatto da impegni legati alla sua funzione: non è bloccandolo a fare corsi, test e colloqui che lo si aiuta. Il caregiver ha bisogno di poter tornare a gestire la sua esistenza attraverso una libera e autonoma rete sociale e con la garanzia di una forma pensionistica e previdenziale. Sarebbe congruo dinanzi l’inabilità al lavoro di chi assiste, concedere a lui il collocamento obbligatorio o riconoscere forti agevolazioni a chi lo assume. O creare pacchetti per microimprese gestibili anche da remoto e finanziate dalla Regione. Non ci serve il corso. Ci servono aiuti per ricucire un nuovo abito professionale e sociale.Non vogliamo pietà, commiserazione e briciole. Vogliamo sostegno concreto per vivere con dignità personale e professionale mentre ci occupiamo di chi amiamo. Ma cosa c’è di difficile da capire? Potremmo organizzare noi un corso resiliente per chi non riesce a capire le nostre esigenze concrete.Sono molto arrabbiata. Portare dei caregiver dopo 25 anni a fare un corso tenuto da chi confonde una figura come la nostra con un’assistenza è inaccettabile. Vedere soldi sprecati e poi non avere cinquanta euro per pagare chi già può sostituirci rende la figura del caregiver un fantoccio di cartone che non ci piace. Se chiunque fosse in grado di assistere i nostri cari, non avremmo dovuto compiere una scelta così impegnativa. Essere caregiver spesso è una extrema ratio in situazioni gravissime dove lo Stato ha già fallito.Sarebbe il caso che almeno nel recupero facessero attenzione a non commettere altri scempi.L'articolo Corsi e sostituzioni temporanee per i caregiver sono solo una perdita di tempo! proviene da Il Fatto Quotidiano.