«Zelensky non poteva non sapere»: la corruzione in Ucraina ferma le armi dell’Occidente?

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Ville in Svizzera, tangenti a ministri e magistrati e uno scandalo che sfiora Volodymyr Zelensky. L’inchiesta sulla corruzione in Ucraina rischia di mettere in pericolo la fornitura di armi da parte dell’Occidente. Dove non solo gli Usa ora hanno dubbi. E anche nel governo Meloni «è in corso una riflessione». Pesano soprattutto ragioni politiche. Con la Legge di Bilancio la premier avrebbe difficoltà a giustificare nuove spese. Mentre dopo le dimissioni di Svitlana Grinchik, responsabile dell’Energia, e del guardasigilli German Galushenko c’è chi, come giornalista Yuriy Nikolov, dice che Zelensky non poteva non sapere: «La domanda è se ne fosse complice. Ma dovremo chiederglielo quando si dimetterà. Finché è presidente non può essere perseguito penalmente per corruzione».La corruzione in UcrainaL’inchiesta sulla corruzione in Ucraina, racconta Anna Zafesova su La Stampa, ha portato a 80 perquisizioni. L’operazione delle procure anti-corruzione speciali Nabu e Sap porta il nome in codice di “Midas”. E punta su Timur Mindich, imprenditore e amico del presidente oltre che suo socio in Kvartal 95, la società di produzione fondata dall’allora attore comico. Mindich – che figurava con il nome in codice di Carlson – aveva in mano il consorzio Energoatom (il cui vice presidente Jakob Hartmut è stato sospeso dall’incarico). Estorcendo ai suoi fornitori «commissioni» del 10-15% sui contratti. Mascherati da consulenze e appalti truccati.Il riciclaggio del denaroI 100 milioni di dollari guadagnati con le tangenti venivano riciclati in un ufficio nel centro di Kiev. Che apparterrebbe ad Andrey Derkach, che oggi siede nel parlamento di Putin. In galera, ricorda La Stampa, ci sono già l’ex ministro dell’Energia Ihor Mironyuk e l’ex alto magistrato Dmytro Basov. Mindich è riuscito a scappare all’estero. Ora è sotto sanzioni da parte di Kiev. Insieme al suo socio Oleksandr Zukerman, nome in codice Sugarman. Si parla anche di una partita di giubbotti antiproiettile: il contratto è stato rescisso per «qualità scadente della merce proposta». Mentre le intercettazioni raccontano di come i corruttori avevassero dirottato i soldi per la protezione della rete energetica proprio mentre i russi bombardano le centrali e il governo annuncia blackout che durano 12-14 ore.«Zelensky non poteva non sapere»Yuriy Nikolov invece è uno dei più celebri e premiati giornalisti d’inchiesta ucraini, fondatore di Nashi Groshi che indaga sugli appalti pubblici. E dice che Zelensky non poteva non sapere di Mindich: «Da diversi anni scriviamo di questo galantuomo. Già prima dell’invasione russa. Avevamo scoperto che lui e soci avevano mostrato interesse per il più grande giacimento di rame e ambra in Europa, in territorio ucraino. Già nel 2021 ci occupavamo di quella storia. Abbiamo visto come questo imprenditore diventasse una sorta di favorito del nuovo potere: quando i vecchi oligarchi cadono, i nuovi li sostituiscono. Mindich era già noto, ma è finito sotto i riflettori con l’invasione: il suo nome ha cominciato ad associarsi a molte aziende legate ai settori più ricchi e opachi dell’economia di guerra: energia e armamenti».Le sanzioniSecondo il giornalista le sanzioni sarebbero «una sciocchezza inutile, non significano nulla. Aveva imposto sanzioni anche ad Andriy Derkach, il protettore degli attuali curatori del settore energetico. Facevano le stesse cose di cui parliamo ora, ma le sanzioni non gli hanno impedito di diventare senatore in Russia, di scappare e continuare lì l’attività. Le sanzioni sono una buffonata». Per Nikolov «se ci saranno elezioni democratiche, quando ci saranno, non ha alcuna possibilità di vincerle. Che ci siano o meno registrazioni compromettenti, perderà lo stesso: 3-0 o 5-0 che differenza fa?». Ma non ci saranno proteste in piazza: «Per ora no. Zelensky ha rimosso gli intercettati invece di distruggere la Nabu e questi sono i suoi primi passi giusti. Gli servono per dire all’Europa che la stiamo combattendo, la corruzione, e non è vero che ne siamo malati».Le armi all’UcrainaIntanto in Occidente ci si interroga sulle armi all’Ucraina. L’amministrazione Trump tiene molto al programma Purl: l’acquisto di Patriot e Himars americani da destinare all’Ucraina è infatti la fiche che gli europei devono garantire all’industria bellica Usa per tenere la superpotenza a bordo, spiega Repubblica. Tra i Paesi Nato sono almeno 15 quelli che hanno già siglato un Gfa (general framework agreement), che li vincola all’acquisto. Oltre ai tedeschi, Svezia, Danimarca, Norvegia, i tre del Benelux e i tre baltici, Canada, Portogallo, Spagna, Slovenia e Islanda. Non il Regno Unito, né la Polonia, che però donano cifre enormi in via bilaterale.La riflessione di MeloniIl governo Meloni invece ha ancora in corso riflessioni. Per evitare la contrarietà di Matteo Salvini e le resistenze di Giancarlo Giorgetti. Per adesso, si procederà in un altro modo. «Sto preparando il dodicesimo pacchetto di aiuti militari a Kiev», ha detto ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto. Intanto, Palazzo Chigi prepara anche gli aiuti sul fronte energetico. Con fondi e generatori per l’inverno ucraino.L'articolo «Zelensky non poteva non sapere»: la corruzione in Ucraina ferma le armi dell’Occidente? proviene da Open.