“Corruzione e depistaggi nel naufragio dell’Olympia”: chiesto il processo per 17 persone. C’è anche l’ad di Grimaldi

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L’ombra dei depistaggi e della corruzione si allunga su un disastro semidimenticato: il naufragio dell’Euroferry Olympia, nave della compagnia Grimaldi, affondata tre anni e mezzo fa nei pressi dell’isola di Corfù. Nell’incidente morirono almeno 11 degli oltre 300 passeggeri, ma il numero di vittime potrebbe anche essere più alto perché secondo le indagini a bordo viaggiava un numero imprecisato di clandestini, oltre che rimorchi pieni di merci pericolose.In 17 a rischio processo. Alcuni accusati di depistaggioIn questi ultimi giorni la Procura di Roma ha notificato una richiesta di rinvio a giudizio per 17 persone, accusate a vario titolo di incendio e naufragio: reati che per i pm non sono semplicemente colposi, ma sarebbero dolosi. Gli ufficiali – a partire dal comandante Vincenzo Meglio – sono infatti accusati di aver volutamente fatto divampare le fiamme, di non aver adottato le norme di sicurezza previste, e di aver nascosto ai soccorritori informazioni fondamentali. Ma c’è di più. Per aver mentito ai magistrati, sul caso è aperta una doppia inchiesta in Italia e in Grecia, otto membri dell’equipaggio sono indagati per depistaggio. Un alto dirigente e un consulente della compagnia armatoriale italiana sono indagati per corruzione internazionale, perché avrebbero provato a corrompere autorità greche con biglietti di manifestazioni sportive. E tra gli indagati, a sorpresa, compare anche l’amministratore delegato della Grimaldi Euromed Spa, Diego Pacella, perché avrebbe tentato di cambiare bandiera alla nave, per poi farla smaltire in Turchia, fuori dal perimetro legislativo europeo.Il naufragio dell’Euroferry Olympia nel 2022La vicenda risale alla notte fra il il 17 e il 18 febbraio del 2022. La Euroferry Olympia è partita da Igoumenitsa in direzione Brindisi. È una Ro-Ro Pax, termine tecnico che le cosiddette “autostrade del mare”, traghetti misti che trasportano sia passeggeri che mezzi su gomma. Auto articolati che, nel caso di specie, portano con sé anche carichi pericolosi. Secondo i magistrati, come spesso accade, la nave era caricata all’inverosimile, per ragioni commerciali. Molti camionisti, invece di dormire nelle cabine o sul ponte, erano rimasti nei piani sottostanti, sui loro mezzi. E fra auto e camion, erano nascosti un numero indefinito di clandestini. Un film già visto in un altro tragico naufragio, quello del Norman Atlantic, avvenuto nello specchio di mare nel dicembre 2014. Una situazione potenzialmente molto rischiosa, anche perché, sempre secondo quanto ricostruito dalla Capitaneria di porto italiana, i dispositivi di sicurezza erano ampiamente insufficienti. Gli ufficiali, secondo l’accusa, “omettevano di controllare il corretto funzionamento delle porte basculanti e di formare adeguatamente sul punto il personale dell’equipaggio, con la conseguenza che la non corretta chiusura delle stesse comprometteva l’efficienza del compendio valutativo e procedurale in materia di sicurezza della nave”.L’incendio, i ritardi, le accuseL’incendio parte dal garage 2. Ma gli interventi avvengono con ritardi spaventosi. Aggravati da condotte che gli inquirenti non esitano a definire dolose. Ci sono delle motovedette in zona, che potrebbero fortemente limitare i danni, ma vengono sviati da informazioni che si riveleranno non corrette. Undici le vittime accertate, ma di nove non verranno mai trovati i corpi. Un’altra decina di persone restano gravemente ferite, tra cui una passeggera che perde il feto. Per le pm Clara De Cecilia e Alessandra Fini, coordinate dall’aggiunto Antonino Di Maio, non si tratta di omicidi colposi, ma di morti in conseguenza di altri reati, che secondo l’accusa sarebbero dolosi. Contestazioni mosse a vari collaboratori del comandante, tra cui il primo ufficiale Gaetano Giorgianni e il Dpa Antonio Campagnuolo (assistiti dagli avvocati Cesare Fumagalli e Giuseppe De Santo).Le testimonianze “false” dell’equipaggioMa questa storia ha anche un secondo tempo. La Capitaneria di porto sente i membri dell’equipaggio sull’incidente, ma le loro testimonianze vengono ritenute piene di menzogne. E, in quanto pubblici ufficiali, otto dipendenti della società armatoriale vengono indagati per depistaggio: Roberto Secci (Hotel manager di bordo), Giovanni Mirra, Luigi Betti (a sua volta ferito durante il disastro), Vincenzo Peluso, Bartolomeo Renda, Valerio Catuogno, Ilario Cuomo e Maria Martina Pietronudo. Gli uomini del sesto reparto della Capitaneria di porto intercettano poi una conversazione fra due uomini della compagnia Grimaldi: Campagnuolo, quello che un tempo si sarebbe definito il comandante di armamento, ed Enrico Mattarelli, consulente tecnico di vari marittimi indagati e già consulente di parte nel processo per il disastro della Torre Piloti di Genova.“Promessi biglietti a investigatori greci”È quel dialogo, in cui si fa riferimento a biglietti di partite di calcio da regalare agli investigatori greci, che fa aprire un filone per corruzione internazionale: “In concorso tra loro – scrive la Procura di Roma – promettevano biglietti di partite sportive e altre utilità a pubblici funzionari della Grecia, anche appartenenti alla locale Guardia costiera e coinvolti nelle attività amministrative (per quanto attinente alla gestione del vincolo cautelare cui era stata sottoposta la motonave Euroferry Olympia) e investigative delegate dalla locale autorità giudiziaria (per quanto attinente alle indagini penali seguite al naufragio, incendio e morti accadute a seguito del predetto incidente) correlate all’incidente, al fine di ottenere forme favorevoli e agevolate di trattamento da parte di tali funzionari pubblici nella gestione delle indagini in quella sede. Con l’aggravante di avere commesso il fatto per occultare e ottenere l’impunità per i reati a loro contestati”.Le accuse all’ad PacellaC’è un ultimo colpo di scena: lo smaltimento della nave, per cui Campagnuolo viene indagato insieme all’amministratore delegato Diego Pacella (difeso dall’avvocato Paola Severino). Dopo il naufragio, la compagnia presenta una domanda di dismissione della bandiera, da italiana a liberiana. Una manovra che per l’accusa sarebbe servita a eludere le normative sul riciclaggio dei rifiuti e che avrebbe preceduto il traghettamento del relitto dal porto greco di Astakos-Platygiali verso un cantiere di smantellamento ubicato in Turchia, senza fare menzione del cambio di bandiera, per aggirare le norme ambientali. Per questo Campagnuolo e Pacella sono indagati per inquinamento. I legali degli imputati declinano ogni commento, anche se si dicono pronti a contestare le accuse. L’armatore, Grimaldi Euromed Spa, è uscita dal procedimento. Ilfattoquotidiano.it ha contattato la compagnia senza ottenere per ora risposta. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 10 febbraio.L'articolo “Corruzione e depistaggi nel naufragio dell’Olympia”: chiesto il processo per 17 persone. C’è anche l’ad di Grimaldi proviene da Il Fatto Quotidiano.