New Glenn, il booster riutilizzabile di Bezos mostra ciò che prometteva

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Il secondo volo del New Glenn, il razzo pesante di Blue Origin, ha segnato un punto di svolta per l’azienda di Jeff Bezos: per la prima volta il booster riutilizzabile è riuscito ad atterrare con successo su una chiatta nell’Atlantico. Un risultato atteso da anni, che arriva mentre la compagnia tenta di ridurre il divario con SpaceX e consolidare la propria credibilità nel mercato dei lanci commerciali e governativi.New Glenn, con i suoi 98 metri di altezza e una capacità di carico di 45 tonnellate, è la piattaforma con cui Blue Origin spera di conquistare un posto di primo piano nelle missioni scientifiche e commerciali nell’economia orbitale emergente. Il volo — partito da Cape Canaveral — ha trasportato la missione Escapade della Nasa, due sonde dirette verso Marte, oltre a un terminale di comunicazione satellitare di Viasat destinato a un progetto dell’agenzia spaziale statunitense. Per comprendere il peso dell’evento occorre tornare indietro di qualche anno. Blue Origin, fondata nel 2000 e per lungo tempo rimasta in ombra rispetto alla più aggressiva SpaceX, ha costruito la sua reputazione soprattutto con New Shepard, il piccolo razzo suborbitale che ha portato nello spazio turisti d’eccezione come Katy Perry, Justin Sun e lo stesso Bezos nel 2021. Ma è New Glenn il vero banco di prova per trasformarsi in un attore rilevante nell’economia spaziale, dove le commesse miliardarie di Amazon, Nasa e governo Usa dipendono dalla capacità di lanciare a ritmo regolare. E questo, finora, non è accaduto: il primo volo orbitale del razzo, avvenuto solo a gennaio e con cinque anni di ritardo sulla tabella di marcia, era riuscito senza però completare l’atterraggio del booster.Le immagini del primo stadio del New Glenn che tocca la chiatta rappresentano la conferma di un cambio di passo. Dal 2023 la guida dell’azienda è affidata a Dave Limp — ex dirigente Amazon, responsabile del programma satellitare Leo — che ha introdotto una cultura più orientata al rischio e all’operatività rapida. “Blue si muoverà più velocemente e accetterà più rischio”, ha dichiarato Greg Autry, nominato dalla Casa Bianca come futuro direttore finanziario della Nasa, descrivendo una filosofia che ricorda quella che ha permesso a SpaceX di compiere più di 500 atterraggi di booster riutilizzabili.Il confronto con il concorrente Musk resta però inevitabile. Starship, nonostante una serie di esplosioni nei primi test, ha raggiunto l’orbita al decimo lancio e vanta una capacità di carico tre volte superiore a quella di New Glenn. E i ritardi di quest’ultimo hanno già avuto conseguenze: Amazon, che pure ha accordi diretti con Blue Origin per il dispiegamento dei suoi satelliti Leo, è stata costretta ad appoggiarsi proprio a SpaceX e a United Launch Alliance per non perdere la finestra operativa.Ci sono però segnali che lasciano intravedere una fase di maggiore maturità. Oltre alle commesse con Amazon, Blue Origin è titolare di un contratto da 3,4 miliardi di dollari con la Nasa per il programma Artemis, che mira a riportare gli astronauti sulla Luna nei prossimi anni. Per accreditarsi come fornitore strategico, la regolarità dei lanci di New Glenn sarà cruciale.Il volo di New Glenn non cancella i ritardi accumulati, né chiude il divario con SpaceX. Ma rappresenta, finalmente, un cambio di fase. Blue Origin ha dimostrato di poter fare ciò che finora aveva soltanto promesso. Se nei prossimi mesi il ritmo dei lanci aumenterà e la tecnologia confermerà la sua affidabilità, New Glenn potrà diventare il pilastro di un ecosistema in cui Bezos punta a coniugare infrastrutture, servizi satellitari e missioni istituzionali. Per ora, il booster atterrato sull’Atlantico segna una nuova partenza.