Nella battaglia sulla manovra spunta l’emendamento Avs per tassare i patrimoni oltre 2 milioni di euro

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A pochi giorni dagli attacchi di Giorgia Meloni contro l’ipotesi di una patrimoniale – evocata sabato scorso per sviare l’attenzione dagli sgraditi rilievi sulla legge di Bilancio, il tema ricompare nel dibattito parlamentare. Tra gli emendamenti alla legge di Bilancio spunta infatti la proposta di Avs per un’imposta sulle grandi ricchezze. La proposta del senatore Tino Magni punta a introdurre un'”imposta ordinaria unica” con aliquota unica dell’1,3% sulla ricchezza netta superiore a 2 milioni di euro, calcolata tenendo conto di immobili, investimenti e altre attività di natura finanziaria – al netto delle passività finanziarie – detenuti sia in Italia sia all’estero. L’emendamento prevede l’obbligo annuale di dichiarazione dei patrimoni, con sanzioni dal 3 al 15% del non dichiarato in caso di omissione, e stabilisce che gli immobili inclusi nella nuova imposta non siano soggetti a Imu e Tasi. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, un decreto del ministro dell’Economia dovrà definire i criteri di valutazione di immobili, strumenti finanziari, partecipazioni e liquidità. Le entrate verrebbero destinate, ripartendole in quattro quote uguali, a sanità, istruzione, adattamento climatico ed edilizia residenziale pubblica.La soglia di 2 milioni e l’aliquota dell’1,3% riprendono lo schema proposto dalla Cgil di Maurizio Landini, che sostiene la necessità di un “contributo di solidarietà” a carico dell’1% più ricco della popolazione italiana. La proposta del sindacato a sua volta si basa sull’analisi pubblicata un anno fa su lavoce.info da Matteo Dalle Luche, Demetrio Guzzardi, Elisa Palagi, Andrea Roventini e Alessandro Santoro. Partendo dagli esiti del loro paper che ha dimostrato come il sistema fiscale risulti regressivo per i contribuenti più ricchi, su cui gravano aliquote effettive più basse rispetto al resto della popolazione, i ricercatori e docenti calcolavano come con una misura simile si potesse ottenere un gettito addizionale di circa 26 miliardi di euro, che scenderebbero a 12 colpendo solo il top 0,1% e 2 se si tassassero solo i 49 miliardari residenti in Italia. Ma spiegavano anche come si trattasse di “direzioni di riforma, più che interventi attuabili nel breve periodo”.Il Manifesto Tax the Rich per l’Italia, che ha visto Guzzardi, Palagi, Roventini e Santoro tra i primi firmatari, ha invece inserito tra i pilastri di un’ampia riforma da attuare al più presto per aumentare l’equità del sistema impositivo e garantire maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche un’imposta progressiva sui patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di euro (lo 0,1% più ricco), in linea con l’Iniziativa dei Cittadini Europei Tax the rich. La raccolta firme a sostegno di quell’iniziativa non ha poi raggiunto il traguardo del milione di sottoscrizioni necessarie perché la Commissione esaminasse la proposta, ma dalla Ue è arrivato nel frattempo un esplicito sostegno al lavoro del G20 che un anno fa, dopo aver esaminato la proposta dell’economista Gabriel Zucman di una tassa minima globale sui grandi patrimoni, si sono impegnati ad “assicurare che gli individui con un patrimonio netto molto elevato siano tassati in maniera efficace”.L'articolo Nella battaglia sulla manovra spunta l’emendamento Avs per tassare i patrimoni oltre 2 milioni di euro proviene da Il Fatto Quotidiano.