di Enza PlotinoMa chi l’avrebbe mai detto! Dopo aver attraversato anni di battaglie e di conquiste (faticose) per dare a noi donne pari dignità e uguali opportunità di lavoro e di vita, siamo sprofondate nuovamente in un “limbo” dei diritti e delle libertà femminili. Alle spalle una ribellione culturale, ma anche tanto impegno sociale e politicamente consapevole, davanti l’oscurità di nuove prigioni.Nonostante noi donne abbiamo migliori esperienze scolastiche e universitarie, abbiamo conquistato ruoli di primo piano, abbiamo contribuito ai grandi cambiamenti del ‘900, con una rivoluzione, quella femminista, che ha inciso profondamente nella percezione che le giovani generazioni hanno di sé stesse, oggi rimonta una disuguaglianza insopportabile, una segregazione occupazionale con differenze di reddito tra uomini e donne mai sanate e un continuo ridimensionamento di ogni progetto di vita.Se sei donna oggi, quando non vieni presa di mira da maschi possessivi e violenti, abbiente o povera, in un Paese che sta scivolando verso un regime che dà ai ricchi ciò che toglie ai poveri, perdi ogni libertà di poter agire sulla tua vita a causa del peso sociale delle discriminazioni, degli stereotipi, delle tradizioni culturali che pian piano si stanno trasformando in vera e propria segregazione verticale e orizzontale.Quella “donna, madre, cristiana” che Meloni rivendica con “orgoglio” non è altro che il segnale, in questa crisi del mercato del lavoro che ha generato i massimi storici di povertà, di voler “rimettere” le donne al proprio posto: tra le mura domestiche a ottemperare alle carenze sociali del Paese. Un intero sistema in crisi di organizzazione del lavoro, dei tempi, dei ritmi familiari, che sta ritornando al paradigma ottocentesco degli uomini impegnati nel mercato del lavoro e le donne responsabili del lavoro di cura, con pesanti conseguenze negative sulla qualità delle relazioni, sulla natalità, sulla socializzazione dei figli e, ovviamente, sulle pari opportunità.Un “gender gap” come lo chiamano gli studiosi, una disuguaglianza sostanziale con pesanti ricadute tanto sulle libertà individuali, quanto sul Welfare e sulla società nel suo complesso, alimentata dalla crisi economica crudele di questi ultimi tempi che sta mettendo a nudo quanto, per noi donne, la conciliazione tra la vita lavorativa e quella privata sia difficile o impossibile in assenza di servizi alla persona, all’infanzia e alla terza età, specie in contesti familiari in cui la distribuzione dei carichi di cura è ancora totalmente sbilanciato a danno delle donne.Il regime “donna, madre, cristiana”, di cui la premier è sostenitrice, indebolisce dalle fondamenta la libertà di scelta delle donne di essere contemporaneamente lavoratrici e madri, in mancanza di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale e con la tendenza attuale che sta trasformando il nostro Paese, quanto la maggior parte dei Paesi dell’Ue, in società gerontocratiche, con tassi di natalità sempre più in picchiata verso lo zero. Ovviamente, con questi presupposti, il rischio povertà per le donne è maggiore.L’esistenza di una disparità salariale, quando non una interruzione della carriera, riduce notevolmente il potenziale di guadagno, condizione che si aggrava con la maternità e le responsabilità familiari. Rispetto alle donne senza figli, nei due anni successivi alla maternità, la probabilità che una donna occupata smetta di lavorare raddoppia. In più, le donne che continuano a lavorare dopo la maternità guadagnano il 40% in meno rispetto alle donne senza figli, anche fino a 15 anni dopo il parto, soprattutto a causa della diminuzione delle ore lavorative.Una battuta d’arresto nel processo di cambiamento culturale e di riforme strutturali per eliminare il “gender gap”, che limita le opportunità per le donne, influenzando i modelli di consumo e di uso del tempo e dando luogo alla “povertà di tempo” delle donne.Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!L'articolo “Donna, Madre, Cristiana”, rivendicava Meloni: eppure siamo in un limbo di diritti e libertà proviene da Il Fatto Quotidiano.