Nella classifica dei Paesi più duramente colpiti dai cambiamenti climatici negli ultimi 30 anni, che in testa vede quasi tutte nazioni che si trovano nel Sud globale, l’Italia è al sedicesimo posto su un totale di 174 nazioni. E se nessuno dei primi undici Paesi fa parte di quelli ricchi e industrializzati, rientrano invece nei primi venti posti, oltre all’Italia, anche nazioni come la Francia (al dodicesimo) e gli Stati Uniti (al diciottesimo). E altri tre Paesi europei sono tra i primi 30 posti: la Spagna (24°), il Portogallo (27°) e la Germania (29°). Il Climate Risk Index 2026, il rapporto sul grado degli impatti del cambiamento climatico nei singoli Paesi appena presentato alla Cop 30 di Belém, in Brasile, da Germanwatch, mostra che tra i Paesi più colpiti non ci sono solo quelli meno sviluppati economicamente. Di fatto, anche guardando alla classifica che tiene in considerazione i soli eventi estremi del 2024, se l’Italia è al 104° posto (una posizione decisamente migliore rispetto al terzo posto dello scorso anno), la Spagna è ventesima (lo scorso anno era all’8° posto) e gli Stati Uniti sono al ventunesimo poco, di poco peggio rispetto al 2025. Resta il fatto, però, che circa il 40% di tutta la popolazione mondiale (oltre tre miliardi di persone) vive attualmente negli undici Paesi che negli ultimi 30 anni sono stati più duramente colpiti da eventi climatici estremi come ondate di calore, tempeste e inondazioni.Indice di rischio climatico di Germanwatch: i Paesi più colpiti in 30 anniPiù di 832mila persone hanno perso la vita in tutto il mondo negli ultimi trent’anni (dal 1995 al 2024) a causa di oltre 9.700 eventi meteorologici estremi, che hanno causato danni economici per un totale di 4,5 miliardi di miliardi di dollari (al netto dell’inflazione). Dominica, Myanmar e Honduras sono i più colpiti da fenomeni meteorologici estremi negli ultimi 30 anni. La Dominica, una piccolissima nazione insulare caraibica, è stata colpita più volte da uragani devastanti. Nel 2017, il solo uragano Maria ha causato danni per 1,8 miliardi di dollari, quasi tre volte il prodotto interno lordo del Paese. È stato il più distruttivo dei sette cicloni tropicali degli ultimi 30 anni. “La Dominica è in cima al nostro indice a lungo termine soprattutto per gli enormi danni economici rispetto al suo Pil. Questo sottolinea chiaramente la tendenza scientificamente confermata che in un mondo più caldo i cicloni tropicali stanno diventando più intensi e più distruttivi” spiega Lina Adil, coautrice del report. Un altro esempio è il Myanmar, al secondo posto. Nel 2008, il ciclone Nargis ha ucciso quasi 140.000 persone e ha causato danni per 5,8 miliardi di dollari. Le forti piogge e le conseguenti inondazioni hanno avuto gli effetti più devastanti. Ma nelle prime posizioni ci sono anche Paesi come l’India (9° posto) e la Cina (11°), e altri come la Libia (4°), Haiti (5°) e le Filippine (7°), alle prese con la seconda tempesta nel giro di pochi giorni, dopo il tifone Kalmaegi, che aveva causato la morte di almeno 224 persone. Guardando, invece, ai soli eventi avvenuti nel 2024, ai primi posti ci sono l’arcipelago caraibico di San Vincent e Grenadine e Grenada, devastati da un uragano di categoria 5 nell’estate del 2024, Chad (colpito da inondazioni durate mesi), Papua Nuova Guinea, Niger, Nepal, Filippine, Malawi, Myanmar e Vietnam.Anche le nazioni ricche pagano le conseguenze del cambiamento climatico L’indice mostra che i Paesi del Sud globale sono particolarmente vulnerabili e hanno bisogno del sostegno dei Paesi ricchi. Tuttavia, anche queste nazioni sono sempre più colpite dagli impatti della crisi climatica. La Spagna, nella classifica che riguarda gli eventi del 2024, è ventesima e “ha subito la peggiore catastrofe naturale della sua storia recente” si legge nel report, ricordando l’alluvione di Valencia. Tra gli eventi estremi ricordati per l’Italia, le alte temperature raggiunte soprattutto a luglio 2024 e la grave siccità in Sicilia e in Sardegna dopo 12 mesi di basse precipitazioni e caldo estremo con effetti su agricoltura e turismo.L’analisi: “Alcuni Paesi non fanno in tempo a riprendersi. Alla Cop si agisca”“Le ondate di calore e le tempeste rappresentano la più grande minaccia per la vita umana quando si tratta di eventi meteorologici estremi”, afferma Laura Schäfer, una delle autrici del report. “Le tempeste hanno anche causato i danni economici di gran lunga maggiori, mentre le inondazioni sono state responsabili per il maggior numero di persone colpite”. Alcuni Paesi che si sono classificati molto in alto nell’indice principalmente per singoli eventi meteorologici, ma estremamente devastanti, mentre altri sono stati colpiti ripetutamente da condizioni climatiche estreme. “Paesi come Haiti, le Filippine e l’India – tutti tra i dieci Paesi più colpiti negli ultimi trent’anni – devono affrontare sfide particolari. Sono colpiti da inondazioni, ondate di calore o tempeste con una tale regolarità che intere regioni riescono a malapena a riprendersi dagli impatti fino all’evento successivo” spiega Vera Künzel, coautrice dell’indice. “Quando in sede di Cop si negoziano maggiori finanziamenti per far fronte alle perdite e ai danni – aggiunge – l’attenzione si concentra su Paesi come questi. Senza un maggiore sostegno a lungo termine, anche per l’adattamento alla crisi climatica, dovranno affrontare sfide insormontabili”.L'articolo Eventi estremi: l’Italia sedicesima (su 174) tra le nazioni più colpite in 30 anni proviene da Il Fatto Quotidiano.